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Gasperini cerca l’antidoto per i soliti finali del Genoa

Dov’è finito Fort Marassi? Che fine ha fatto il Ferraris inespugnabile, dove il Genoa di Gasp — neppure troppo lontano nel tempo — aveva costruito le sue fortune? Quest’anno il campionato ha raccontato un’altra storia, con un Grifone...

Monica Valendino

Dov’è finito Fort Marassi? Che fine ha fatto il Ferraris inespugnabile, dove il Genoa di Gasp — neppure troppo lontano nel tempo — aveva costruito le sue fortune? Quest’anno il campionato ha raccontato un’altra storia, con un Grifone incredibilmente coraggioso e prolifico lontano da Genova, ma a disagio — in casa — soprattutto con le squadre di media fascia. Ricapitolando: successi pesanti contro Lazio, Juve e Milan, ma contro le altre rivali della A i tre punti sono arrivati sinora soltanto con il Verona. Empoli, Palermo, Atalanta, Sassuolo e Fiorentina hanno fruttato solo pareggi.

TRE (PIU’ DUE) Provarci, oltre che lecito, è un dovere. Il messaggio che circola da tempo a villa Rostan è chiaro, ed ha come scopo (anche) quello di mantenere alto il valore di una rosa che ha mostrato grandissima qualità — un nome su tutti: Perotti — a fronte di investimenti assolutamente contenuti ed in linea con i nuovi parametri operativi imposti dal presidente Preziosi per ridurre i costi societari. Da sabato prossimo toccherà innanzitutto a Lamanna, degno erede (in futuro più o meno prossimo) del numero uno Perin, che dovrebbe essere pronto al rientro dopo l’infortunio intorno alla metà del mese prossimo. Ma già con l’Udinese potrebbe trovare spazio Tino Costa, arrivato con grandi aspettative dallo Spartak Mosca, ma sinora ai margini del gruppo. Per lui, appena venticinque minuti in campo con due presenze all’attivo, a causa di uno stiramento alla coscia sinistra a cui ha fatto poi seguito un ulteriore stop per un nuovo problema muscolare a un polpaccio. Poi c’è Borriello, costretto a un superlavoro per ritrovare la migliore condizione, ma abbonato al gol contro l’Udinese: ben dieci le reti segnate ai friulani in serie A. Basterebbe questo per ritrovare l’ottimismo. Ma Gasp ha altre due carte da giocare: Laxalt che scalpita e Mandragora, il baby che all’andata con la Juve aveva ingabbiato Pogba al Ferraris...

Tratto dalla Gazzetta dello Sport

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