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Serie A, Dal Pino: “In caso di nuovo lockdown il calcio non si fermerà”

Il presidente della Lega Serie A, Paolo Dal Pino ha parlato della situazione relativa ai fondi per il calcio

Redazione

Il presidente della Lega Serie A, Paolo Dal Pino ha parlato della situazione relativa ai fondi destinati al calcio e del futuro del calcio italiano. Queste le sue parole ai microfoni di Gr Parlamento, nella trasmissione "La politica nel pallone":

In caso di nuovo lockdown il calcio cosa farà?

"Certamente sì, non vedo motivo per interromperlo".

Fondi destinati al calcio

"Io penso che il frutto sia maturo, Sono passati diversi mesi di lavoro intensissimo e negli ultimi giorni il comitato ha portato avanti un grande lavoro. Mercoledì è una giornata chiave. E' una cosa splendida il fatto che la Lega possa avere un partner per un settore che è allo stremo".

Cosa chiede il calcio al governo?

"Noi dobbiamo fare il nostro, trasformandola Serie A in una media company e prendere in mano il nostro futuro. Serve un lavoro in casa per ridare un indirizzo strategico alla Lega. Contemporaneamente io ho detto che abbiamo perso circa 600 milioni di euro quest'anno, dovuto alle misure restrittive. Abbiamo chiesto, come tutti gli altri settori, che ci siano misure di ristoro. Paghiamo oltre un miliardo di contributi all'anno e la nostra richiesta è quella di differire i termini di pagamento. Non abbiamo chiesto soldi alle casse dello Stato. Abbiamo chiesto un'altra cosa importante per noi ovvero la reintroduzione per i prossimi 24 mesi del Betting. L'eliminazione di questo elemento di sponsorizzazione, che esiste in giro per tutta Europa, ha portato via un sacco di milioni di sponsor".

Cosa vi aspettate dal governo?

"Noi abbiamo scritto al Governo in più di un'occasione e non ho mai ricevuto una risposta scritta, e vale anche per Gravina. Vedo che in Inghilterra Johnson si è impegnato in prima persona per alcuni temi della Premier, ma anche la Merkel lo ha fatto in Germania. Il calcio non è un'industria importante è anche parte del DNA italiano. Il calcio è un elemento importante della nostra cultura. Dal Governo mi aspetto questa sensibilità perché ci sono 32 milioni di italiani che seguono questo sport. E' un'industria che va oltre al mero valore dell'industria stessa. Stiamo cercando di occuparci da soli del nostro futuro e chiediamo solo il differimento dei termini di pagamento e lo stiamo facendo nel momento più duro della storia del calcio italiano".

Il mondo del calcio non è fatto solo di grandi società. Bisogna pensare anche alle realtà minori

"Evitiamo le banalizzazioni. 300mila persone lavorano in questa industria. Tutti parlano di Ronaldo, ma ci sono anche migliaia di fisioterapisti, custodi, massaggiatori ecc. Abbraccio tutti coloro che fanno parte di questa industria perché come tutti stanno vivendo un momento di grande difficoltà. Dobbiamo ragionare con freddezza e onestà, se vogliamo fare chiacchiere da bar, non è il mio ruolo né quello della Federazione".

Le ASL e le parole di Marotta

"Abbiamo un protocollo molto severo, il più severo in Europa. Lo abbiamo sempre rispettato e dove ci sono stati casi diversi, c'è la procura federale che indaga. Abbiamo finito il campionato dello scorso anno e ripreso quello attuale in modo esemplare. Abbiamo dato mandato ai medici sportivi di scrivere un protocollo ancora più duro. Ci deve essere un raccordo, non possiamo essere noi a seguire ogni differenza. Ci deve essere una filosofia unica, rispettando il principio di base, dopo che noi abbiamo messo in sicurezza il sistema che non è stato certo semplice. Questo per garantire che il calcio sia in piena sicurezza e possa andare avanti".

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