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Verona nel tunnel. Vi ricordate Bagnoli e Prandelli?

Un macigno gravoso, che l’Hellas vuole scrollarsi di dosso in fretta. Già domenica, Udinese permettendo. Tre punti nelle ultime otto gare costituiscono una delle serie negative più lunghe dell’ultimo quarto di secolo del Verona in A....

Monica Valendino

Un macigno gravoso, che l'Hellas vuole scrollarsi di dosso in fretta. Già domenica, Udinese permettendo. Tre punti nelle ultime otto gare costituiscono una delle serie negative più lunghe dell'ultimo quarto di secolo del Verona in A. Poche tracce di periodi simili, guardandosi indietro. Mesi complicati, come capita a molti, in cui se ne viene fuori uniti. A partire dai messaggi giusti della società, com'è stato in queste settimane fra unità d'intenti e fiducia nel lavoro di tutti.

DESTINO SEGNATO. L'Hellas partì come il Verona di oggi nella stagione ultima di Osvaldo Bagnoli finita con la retrocessione del Novanta, alle soglie del fallimento, con quattro sconfitte di fila fra Atalanta, Juve, Bari e Napoli prima di rompere il ghiaccio ad Ascoli (1-1) grazie alla rete di Davide Pellegrini e raccogliere due punti consecutivi con il pari con la Lazio (1-1) merito di un rigore di Iorio e il punto senza reti alla settima col Lecce. Ironia della sorte l'ottava coincise con una sconfitta proprio con la Sampdoria, ultima squadra a battere il Verona lunedì scorso nel posticipo. Al Ferraris, all'epoca, finì uno a zero con un gol di Vialli. Un punto in più, si fa per dire, lo raccolse l'Hellas del 2002 poi retrocesso all'ultima giornata a Piacenza dopo un grande girone di andata. Le otto giornate conclusive furono una specie di incubo. Dopo i tre punti presi al Parma al Bentegodi con un rigore di Mutu il declino fu inesorabile da quel 10 marzo in poi. Il Verona delle successive sette vinse solo con l'Udinese. Nelle ultime tre l'Hellas non raccolse neanche un punto, battuto in casa della Lazio, al Bentegodi contro il Milan che doveva andare in Coppa dei Campioni e a Piacenza proprio mentre il Brescia dava tre gol al Bologna salvandosi e spedendo in Serie B il Verona.

PROBLEMI INFINITI. Il primato delle «serie nere» spetta alla stagione della retrocessione del 1992, quando il Verona totalizzò appena 21 punti in 34 giornate perdendo 20 partite. L'Hellas prese appena due punti fra la settima e l'undicesima, altrettanti fra la quindicesima e la diciannovesima, uno fra la ventunesima e la venticinquesima, due nelle ultime sette quando tutto era irrimediabilmente compromesso. Anche il Verona di Gigi Cagni fu costretto ad un infinito percorso ad handicap, partito con due punti nelle prime cinque domeniche frutto dei 2-2 con Cagliari e Reggiana dopo aver perso in avvio con Milan, Bologna e Fiorentina. L'Hellas interruppe poco dopo un'altra serie da due punti in sette partite, fra la settima e la tredicesima, superando al Bentegodi proprio l'Udinese, la squadra che il Verona affronterà domenica. Era il 22 dicembre, il tre a due gialloblù lo firmarono due volte Pippo Maniero e una Gigi Orlandini.

ANCHE TU CESARE. Il periodo nero capitò anche al Verona di Cesare Prandelli, perfetto nel girone di ritorno dopo l'arrivo di Mimmo Morfeo ma preoccupante nei primi mesi e soprattutto fra la quindicesima e la diciannovesima giornata quando il pareggio (1-1) con la Reggina fissato da un rigore di Martins Adailton non servì ad attutire la delusione per le frenate per mano di Juve, Roma, Inter e Lecce. Quel Verona cominciò molto male, incappando anche in un miniciclo di appena due punti fra la settima e l'undicesima. Si risollevò solo all'ultimo chilometro invece l'Hellas di Attilio Perotti dopo aver perso con Roma, Juve, Brescia, Reggina e Milan. L'Hellas finì con quattro vittorie in sei giornate battendo Bologna, Parma e Perugia nelle ultime tre e guadagnandosi lo spareggio con la Reggina deciso dal gol di Michele Cossato. Storie tutte diverse. Compresa questa. Da interrompere in fretta, possibilmente già domenica.

Alessandro De Pietro 

lArena.it

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