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Sordo: Il Toro, l’Europeo Under 21, il Milan… poi una testata, il coma

A Marina di Massa, in provincia di Massa e Carrara, abita un’ex bandiera del Torino. Gianluca Sordo compie 45 anni domani, martedì 2. Rincorre la vita dopo il biennio perso con il coma, per un piede calpestato inavvertitamente a una compaesana....

Monica Valendino

A Marina di Massa, in provincia di Massa e Carrara, abita un’ex bandiera del Torino. Gianluca Sordo compie 45 anni domani, martedì 2. Rincorre la vita dopo il biennio perso con il coma, per un piede calpestato inavvertitamente a una compaesana.

Gianluca, oggi in chi rivede?

“Mi piace molto Arturo Vidal. Mondonico mi sistemò in fascia, per sovrapposizioni con Mussi, ma ero più mediano. Marchisio è l’altro centrocampista in cui mi identifico di più. O anche in un libero, penso a Bonucci, ma di testa ero meno bravo di testa”.

Strano che non abbia miti granata…

“Nel tempo sono diventato simpatizzante juventino”.

Fu campione d’Europa Under 21.

“Nella finale con la Svezia segnai un gol decisivo, a Ferrara”.

E nei 4 campionati da professionista realizzò 14 reti.

“Quattro in Serie A, uno fu proprio la rete dell’1-0 nel derby d’andata del ’92-’93. Pareggiò Vialli, l’autorete di Venturin nel finale favorì la formazione guidata all’epoca da Trapattoni”.

Sostiene Mauro Berruto, ct del volley: “Per ciascuno la squadra del cuore è speciale, il Toro è un’altra cosa. Inspiegabile”.

“Quella società ti rimane nel cuore e a livello di sfortuna è fra le prime al mondo. Per la tragedia di Superga, le volate scudetto perse, la finale Uefa del ’92: ad Amsterdam subentrai a Cravero, l’Ajax difese lo 0-0 e non rovesciammo il 2-2 d’andata. Un mio destro finì sulla traversa”.

Perché lo stadio Filadelfia è così simbolico?

“Là a tanti ragazzi arrivano insegnamenti che restano in eterno, per mettere grinta sempre. E da ragazzini tutti i derby erano a tinte granata”.

Quali amici le sono rimasti, nel calcio?

“Ogni tanto mi sento con Gianluigi Lentini. Mi hanno rincuorato in pochi, 8 anni fa, quando avevo più bisogno, nonostante il decennio torinista. Erano cambiate le presidenze ma neanche arrivò un telegramma, di buona convalescenza”.

Al Milan giocò 12 partite, tra il ’94 e il ‘96, con Capello in panchina.

“Neanche da lì, poi, arrivò alcun segnale di solidarietà. Giocai ad Amsterdam nel girone di Champions League, perdemmo con l’Ajax come altre due volte di fila, all’epoca. Eppure pagammo solo noi panchinari”.

Poi il passaggio alla Reggiana, sempre in A, ma fu l'inizio del declino. Quindi al Bari con Fascetti, mentre Gianluca Zambrotta ancora giocava da ala.

“Dopo la parentesi al Cannes, passai al Montevarchi e poi al Pisa. Quindi l’Arezzo”. 

Per chiudere con 2 gol in 27 gare nell'Aglianese, allora allenata da Allegri.

“In quelle settimane di terapie, a Pisa ero a 10’ da casa sua, a Livorno. Neppure da lui arrivò una telefonata”.

Ma cosa accadde a mezzanotte di quel 9 aprile 2005, nel centro di Marina?

“In un bar, do un pestone involontario all’amica di uno spezzino: mi scuso due volte, discutiamo e quello parte con la testata laterale, a tradimento”.

Per cinque giorni fu in coma.

“Poi un mese di terapia intensiva, quindi il recupero alla don Gnocchi di Marina: avevo 35 anni, me ne restavano altri 3 da calciatore, anche solo da dilettante”.

Neanche amichevoli ha più giocato?

“No, perché rischio di farmi male, ho recuperato solo al 75%. Mi invitarono al derby per i malati di Sla, fra l’altro non avevo tanta voglia di rivedere persone che non mi hanno aiutato”.

Quel Dario Pellegrino è condannato anche in cassazione a 4 anni, più risarcimento.

“Ma io non ho ancora visto un euro, nè è mai stato in carcere”.

Sordo è separato e fidanzato con Marianna, 36 anni, avvocatessa, di Massa. Di cosa si occupa?

“Sono in attesa di un’opportunità. Non si deve avere per forza un grande cognome per essere sostenuti in punto di morte o nella ripresa”.

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