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Calcio: i signori delle nuove regole

Redazione

Un tempo organo conservatore, l’Ifab ha ridotto oggi il peso delle britanniche, aprendosi a panel di ex arbitri, giocatori e tecnici. Da Collina alla Morace si decide così

Sacerdoti del sapere? «Parrucconi»? Su, non scherziamo. Stereotipi difficili da abbattere quando si parla dell’International Board. Ma davvero qualcuno s’immagina oggi, nel 2019, riunioni para-massoniche, con tizi che indossano le parrucche dei giudici britannici, nelle segrete di un castello dalle parti di Londra, per decidere le regole del calcio? Oggi l’Ifab, nel gergo comune International Board, al tempo stesso parlamento e corte costituzionale delle regole del calcio, è una delle istituzioni più trasparenti. E se vogliamo immaginare i famosi «parrucconi», bene, cominciamo a pensare a Boban, Collina, la Morace, Figo agghindati così... Perché il cambio, la revisione e l’annullamento delle regole sono diventati un’opera collettiva.

L’era Blatter

Non si può negare che in passato i lavori del Board fossero molto più oscuri ed elitari. Ma chi ne aveva sentito parlare prima dell’avvento dell’era Blatter? Tra i molteplici meriti «giornalistici» dell’ex presidente Fifa c’è, sicuramente, quello di aver spettacolarizzato la politica. In quanto «boss», il buon vecchio Sepp aveva diritto a quattro voti su otto nel Board e li gestiva con autorità capricciosa. Chi c’era ricorda le promesse della sera che la mattina dopo, quella della riunione, potevano diventare un «no». Mentre gli altri componenti erano costretti a inventarsi «necessità di nuovi approfondimenti» in conferenza. Gli «altri componenti» sono le quattro federazioni britanniche alle quali spetta un privilegio per aver inventato il calcio: loro sono nel Board, l’Italia e il Brasile no. Giusto? Tradizione. Un privilegio, comunque, oggi ridimensionato.

Come funziona l’Ifab

L’Ifab nasce nel 1886 negli uffici di Holborn Viaduct, a Londra. Ne fanno parte le quattro britanniche (Inghilterra, Scozia Galles e Nord Irlanda). Solo nel 1913 la Fifa, costituita nel 1904, decide di adottare un sistema di regole per impedire che siano modellate a uso e consumo delle singole federazioni, Altrimenti sarebbe stato il caos. Serviva un’autorità unica che garantisse la tradizione rispetto ad altri sport più «mutevoli», garantendone il successo mondiale. I tempi sono cambiati e in questa società dello spettacolo anche il calcio ha nuove esigenze. L’Ifab sta cercando di adeguarsi. La rivoluzione più recente è legata alla presidenza Infantino che ha dato impulso al cambiamento (vedi abolizione «triple punishment» e Var).

Le due commissioni

Come funziona oggi il Board? Chi decide, per esempio, se la regola del «fallo di mano» vada cambiata? Il primo step sono due commissioni: una arbitrale (Technical advisory) e l’altra calcistica (Football advisory). Di quella arbitrale fanno parte: Collina e Busacca per la Fifa; l’ex arbitro inglese Elleray per l’Ifab; e i capi degli arbitri delle 6 confederazioni (per l’Uefa l’italiano Rosetti). Tutti di grande esperienza (Mondiali e altri grandi tornei nel curriculum): avendo la responsabilità arbitrale in tutte le maggiori competizioni del mondo possono valutare la necessità di un intervento regolamentare. Allo stesso modo opera l’altra commissione di ex giocatori ed ex allenatori, tra i quali Boban, Maturana, Nakata, la Morace, Mahdavikia, Figo, Domergue, Mboma, Zuberbuhler. Nessun politico. Gente che sa di calcio.

Il Business Committee

Se le due commissioni sono d’accordo sulla necessità di intervenire, il «tema» entra nell’agenda del Business Committee che si riunisce a fine anno. È composto dai segretari generali della Fifa e delle 4 britanniche oltreché da Brud ed Elleray (Ifab) e da Collina e Busacca (Fifa), I lavori delle due commissioni danno un indirizzo tecnico. Il Business va più a fondo per valutare: 1) se le novità meritino di essere approvate; 2) se, alla luce degli studi, sia meglio lasciare tutto come prima; 3) se, infine, autorizzare una sperimentazione per rimandare la decisione dopo la raccolta di nuovi dati (come per la Var).

L’assemblea generale

Quindi l’ultimo capitolo: l’assemblea generale di marzo, una volta all’anno (escluse le straordinarie), alternando come sede Zurigo e una città britannica. È il momento dell’incontro tra i presidenti delle britanniche, Infantino e gli altri tre componenti politici Fifa (scelti a rotazione dal presidente). A loro spetta la responsabilità politica della decisione. Ognuno degli 8 membri ha diritto di voto (la Fifa vota in blocco) e le decisioni sono approvate a maggioranza di 6 voti per entrare in vigore dal 1° giugno. Negli ultimi anni, è chiaro, le decisioni sono elaborate e, di fatto, prese dalle commissioni tecniche per poi essere approvate in sede politica.

Il fallo di mano...

Prendiamo le recenti, discusse, modifiche al fallo di mano. Il panel arbitrale è partito da un presupposto: andava sanato qualcosa scritto nel regolamento ma non applicato. Si parlava infatti di «volontarietà» ma poi, in campo, erano puniti gesti «colposi». E così oggi la volontarietà è diventata uno dei requisiti, non l’unico. Poi si è cercato di rendere l’interpretazione più omogenea e meno soggettiva. Si può discutere sulla validità o meno della novità, o dei possibili errori di valutazione dei tecnici del Board. Ma attenzione a non confondere tra regole sbagliate e interpretazione sbagliata...

Tratto dalla Gazzetta dello Sport