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Calcio ipocrita, si continua a pensare solo ai soldi

I legali inizino a penare a questo, ad evitare cause che sarebbero solo un ulteriore schiaffo a chi di questa crisi patirà pene ben peggiori di quelle del pallone.

Redazione

L'ipocrisia è la peste antieconomica di questo secolo, scriveva Aldo Busio in "Cazzi e canguri, molti più i cazzi". Frase che non lascia spazio ad equivoci però. Il calcio è un mondo ipocrita e che come scriviamo da tempo ha vissuto in una bolla speculativa che l'ha arricchito a dismisura, specie rispetto alla povertà crescente che si è allargata dopo la crisi del 2008.

Oggi qualche società fa fronte alle perdite dovute al fermo totale per il virus chiedendo ai giocatori di tagliarsi gli stipendi. Ipocrita com e quelli che chiedono ai parlamentari di fare lo stesso. Come se tutto il passato, tutti gli errori dei sistemi che hanno consentito questa bolla, possano essere cancellati con un colpo di spugna morale.

“Ci tengo a dire che dal punto di vista morale, in un momento come questo in cui c’è un’emergenza sanitaria ed economica, bisogna utilizzare il buon senso. Credo che sia una cosa stupenda se i calciatori super pagati della Serie A dessero un messaggio di solidarietà donando parte del proprio stipendio a scopo benefico. Un simile gesto, cioè aiutare il prossimo che è in difficoltà, sarebbe un sognale positivo e propositivo da parte di una categoria di giocatori, quelli di Serie A, che guadagna cifre importanti”, è con questa precisazione che Guglielmo Stendardo introduce il suo ragionamento sulla questione stipendi dei calciatori a Napolisoccer.net.

C’è il problema giuridico ed economico da affrontare. In questo momento si parla di sospensione e riduzione degli stipendi ma è necessario, prima di tutto, fare il distinguo tra le due possibili alternative: la ripresa del campionato ovvero l’interruzione definitiva del torneo.  Se il campionato dovesse riprendere, come tutti auspicano compreso il presidente Gravina, le uniche ipotesi per la sospensione degli stipendi sono le quattro tassativamente previste dall’articolo 5.5 dell’accordo collettivo e cioè la sanzione disciplinare per illecito sportivo, la violazione del divieto di scommesse, la violazione delle normative antidoping e l’indisponibilità del calciatore per effetto di provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Laddove non ricorrano queste quattro ipotesi tassative, la sospensione degli stipendi espone le società alla messa in mora da parte del creditore e la risoluzione del contratto, prevista dall’articolo 13.1 dell’accordo collettivo” spiega Guglielmo Stendardo.

“L’altra ipotesi è riferibile al caso in cui campionato e coppe europee vengano definitivamente sospese. In questo caso ci ritroveremo a discutere sul problema dell’assegnazione dello scudetto e sull’applicazione delle disposizioni del codice civile. Ai sensi dell’articolo 1463 le società potrebbero richiedere la restituzione della prestazione economica già erogata, per sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta. Oppure ai sensi dell’articolo 1467 del codice civile, le società potrebbero chiedere ai calciatori la ‘reductio ad aequitatem’, cioè una riduzione dello stipendio per eccessiva onerosità sopravvenuta. In questo caso la riduzione dello stipendio va fatta o innanzi al sindacato del lavoro oppure andrebbe fatta con un contratto ex novo”.

Insomma si parla sempre come se il calcio fosse un mondo a parte. Certamente l'indotto, le leghe minori e i dipendenti che prendono paghe da impiegati comuni vanno tutelati e su questo la FIFA potrebbe già bastare senza aiuti di stato, come qualcuno ora vorrebbe avere.

Per il resto sono chiacchiere. Si pensi piuttosto al lato squisitamente sportivo. Difficile, se non impossibile prevedere la ripresa quest'anno, anche quando l'epidemia decrescesse: sarebbe comunque un campionato che più falso non  si può. per cui più che ai dettagli o a perdite dovute agli errori dei dirigenti nel recente passato, si parli di come ripartire. perché sponsor, tifosi, tv vanno di pari passo. Servono i primi, le seconde devono smettere dio farla da padrone in una crisi che coinvolgerà i tifosi che avranno diritto a poter assistere a uno sport popolare in  chiaro.

Per cui i legali inizino a penare a questo, ad evitare cause che sarebbero solo un ulteriore schiaffo a chi di questa crisi patirà pene ben peggiori di quelle del pallone.

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