Ultime notizie da un Paese che non si sa bene ancora se sia il più a sud dell’Europa o il più a nord dell’Africa. Un paese tra montagne e mare, tra buon cibo e ottimo vino. Un Paese martoriato da un virus sconosciuto che ha sconvolto la quotidianità.
rubriche editoriali 2
Esco a prendere le sigarette…
Cronache da un paese nemmeno troppo lontano ai tempi del virus
In questo Paese assistiamo quotidianamente a scene da paese. Un ministro contro gli esteri che, per esempio, se la prende con l’Olanda perché non ha dato il via libera ad aiuti europei graditi, minacciando la nazione dei tulipani che è ora di finirla con “i paradisi fiscali”: peccato non abbia giurisprudenza in merito. Lo stesso che si indigna con la Germania per un titolo su un quotidiano che indicava che la mafia poteva prendere i soldi europei, chidendo le scuse di stato, dopo che giornali italiani hanno spesso apostrofato la cancelliera Merkel come “culona”. I tedeschi cosa dovevano fare, bombardare? E cosa dovrebbero dire dopo che un altro ministro italiano ha lanciato l'allarme che la mafia potrebbe insinuarsi nella crisi?
Nel contempo c’è un primo ministro che indice una conferenza stampa notturna ogni sette giorni e, di quando in quando, coglie l’occasione per fare nomi e cognomi. Un’opposizione che, in nome dell’unità nazionale in tempo di crisi, da tempo fa un solo nome e cognome (quello del primo ministro) per accusarlo di tutto, tranne che di strage (per ora).
Ci sono virologi, biologi, cardiologi, insomma una schiera di scienziati che ambiscono al prossimo Nobel ricordando un giorno sì e l’altro pure che, a seconda dei gusti, dovremmo morire tutti oppure che presto andremo in spiaggia.
A tal proposito ci sono regioni che prima fanno tenere tutto aperto, poi tutto chiuso, poi chiedono di riaprire in parte, poi tutto, poi emettono ordinanze verso i cittadini obbligandoli a uscire di casa solo con mascherina, in assenza della quale va bene pure un foulard o una sciarpa e chi se ne frega se inizia a far caldo e non serve a nulla, soprattutto all’aperto. E, vista la crisi, chiedono a gran voce di salvare il turismo che in questo Pese è essenziale. Così studiano metodi per far tornare la gente in spiaggia al più presto: dai box in plexiglas distanziati, alle file ordinate (ma di 300 metri sulla spiaggia rovente) per andare a prendere un po’ d’acqua prima di morire di collasso causa caldo.
Poteva mancare il pallone in questo paese? Certo che no: così un noto virologo asseriva tempo fa che se fosse stato al comando avrebbe per prima cosa abolito la Roma. Un suo illustre collega recentemente gli ha fatto eco asserendo che il campionato, in quanto romanista, non doveva riprendere. Intanto però la FIGC chiede di ricominciare subito a giocare, la FIFA dice no, la UEFA dice ni. Il Belgio annulla le competizioni, l’Inghilterra vorrebbe giocare tutta la stagione in un unico stadio con quattro partite al giorno. I club di questo paese intanto si dividono: quelli che hanno da guadagnarci non ci pensano a ritornare in campo, gli altri premono per giocare subito.
I calciatori non vogliono tagliarsi gli ingaggi, del resto perché mai dovrebbero accollarsi i debiti dei loro padroni? Intanto gli allenamenti vengono fatti a casa, un po’ come i compiti degli alunni che nelle scuole non possono tornare e non possono nemmeno seguire le lezioni in quanto la maggior parte di loro è sprovvista di computer o di collegamento veloce.
Questo paese si chiama Italia. Il cui presidente, Sergio Mattarella, pare che abbia detto a un corazziere che usciva un attimo per prendere le sigarette…
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