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Italia, verso lo stop totale (calcio compreso). Anche la Uefa verso il fermo alle competizioni

Il mondo non sarà più come prima, questo è certo. Serve la consapevolezza che ognuno è responsabile per sé e per chi gli sta accanto. Forse in futuro un sistema già solidare potrebbe anche nascere. Chissà.Per ora #Iorestoacasa

Redazione

L'Italia a breve potrebbe fermarsi del tutto, inasprendo ulteriormente le misure di contenimento messe in atto da lunedì. Ma non basta per molti scienziati e anche i presidenti delle regioni sono d'accordo a questo punto (dopo che inizialmente te alcuni tendevano a minimizzare il rischio). Per cui attendiamoci nel prossimo decreto del Governo l'unica mossa ancora possibile per cercare di arginare un'onda gigantesca, il peggior tsunami possibile e immaginabile.

Prima di arrivare a questo il Governo è impegnato a capire come trovare le risorse per affrontare una scelta simile. Ma essendo l'unica è possibile che si affacci anche la possibilità di attingere alle riserve auree del Paese. Di fatto per due o tre settimane si chiuderebbero tutte le attività non essenziali, ovvero le farmacie e i supermercati alimentari. E' l'unico modo per non far venire a contato le persone. Ricordiamo il tasso del virus che è Ro=3, ovvero ognuno contagia fino a tre persone, delle quali una finisce in ospedale. Un'enormità questo quoziente, pari solo al vaiolo per far capire la drammaticità del momento.

La misura riguarderà quindi anche lo sport: niente allenamenti per le squadre che non possono avere deroghe speciali in  quanto un messaggio univoco deve passare, che nessuno è immune al contagio. La superficialità del calcio e dei suoi padroni per giorni è stata una sceneggiata a cui era meglio non assistere.  Ma ci si consoli, si fa per dire: anche la Uefa, presa dal suo giro di miliardi, in questo momento vuole fare come gli struzzi. Ma da ieri qualcosa starebbe scricchiolando. Alcuni club hanno iniziato  chiedere di non giocare in Italia, alcune nazioni hanno iniziato a richiamare in patria i loro connazionali presenti nella penisola (calciatori compresi), ma soprattutto la pandemia sta iniziando a colpire anche l'Europa con il tasso di crescita già visto in Italia.

Spagna, Germania  Francia (quest'ultima ancora arrogante nell'affrontare il problema, come oltre oceano del resto fanno gli USA) stanno vedendo aumentare i casi ed è impossibile garantire una regolarità delle varie competizioni, che si iniziano a giocare in un clima surreale. Si va verso non stop univoco dei campionati, perché anche far giocare uno e non l'altro non è pensabile, dopo che per anni la stessa Uefa si è battuta per allineare i calendari. Impensabile anche che le squadre italiane ancora presenti in Champions o Europa League possano allenarsi ed essere al pari delle avversarie. Impossibile pensare a trasferte quando i voli si iniziano a bloccare. Impossibile negare ai calciatori la scelta di pensare alla loro salute e quella dei loro cari solo in virtù di contratti in essere milionari.

fFrmo tutto quindi. Per quanto? Impossibile dirlo ed essere ottimisti. In Italia la data del 3 aprile è una formalità, ma visto quanto accaduto in Cina (dove solo ora si iniziano a vedere i frutti del blocco totale delle attività) è facile credere che serviranno almeno due mesi draconiani per iniziare a vedere la luce. se si abbassa la guardia tutto ricomincia, tanto che propio in Cina stanno ragionando su come fare adesso. Perché se isolandosi ed essendo isolata oggi il contagio si è rallentato atto enormemente, ripetendo tutto (anche da e verso l'estero) si rischia di reintrodurre il virus, magari con un nuovo ceppo aggressivo. 

Tornando al calcio martedì è stato convocato un nuovo Consiglio il 23 marzo dove si penserà a come portare a termine comunque un torneo che oggi è l'ultimo dei problemi da affrontare, ma va comunque risolto: c'è in ballo l'assegnazione del titolo tramite playoff, i playout per la retrocessione in B.

Oppure la cristallizzazione della classifica e l'assegnazione del titolo in base alla classifica attuale.

Ultima via, la più estrema: non assegnazione dello scudetto e comunicazione alla Uefa delle società qualificate per le coppe europee. Ma se l'europa tutta (o quasi) si fermerà, come prevedibile è da pensare che dovrà essere la Uefa a prendere le decisioni per tutti.

Anche in questo caso il calcio è specchio della società moderna: si sono prese precauzioni economiche, ma nessuno ha mai messo sul tavolo piani d'0emergenza per casi come questo, non prevedibile ma da sempre possibili. Ogi ci si ritrova in mare aperto su una zattera, la riva è talmente lontana che non si sa bene come remare. Il bruto è che ognuno vuole andare per la sua direzione e il pallone rimbalza di qua e di là.

Il mondo non sarà più come prima, questo è certo. Serve la consapevolezza che ognuno è responsabile per sé e per chi gli sta accanto. Forse in futuro un sistema già solidare potrebbe anche nascere. Chissà.Per ora #Iorestoacasa

 

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