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Menos de un club

La cessione di Felipe è uno dei tanti errori fatti dal club in questi anni. E anche questa stagione sembra partire con il piede sbagliato. Lo dicono i fatti.

monica.valendino

"Menos de un club". L'Udinese nonostante ostenti la passione come forza, da quattro anni vaga tra i  39 e i 45 punti, praticamente una squadra che si salva, ma nulla più, anzi rischiando pure di trovarsi in B come due anni fa se non ci fosse stata la partita alla crema con l'Atalanta.

Quest'anno si parte con il boom di acquisti! Pezzella, 19 presenze in due anni col Palermo, che in teoria nella mente del club dovrebbe fare le veci di Felipe. Anche il più accanito dei tifosi capirà che il miglior bianconero della retroguardia degli ultimi due anni, amatissimo dai tifosi, friulano dentro, è stato venduto alla Spal non di certo per fare un affare, ma solo perché la giusta richiesta economica del calciatore non è stata accettata.

A Udine va così. Un allenatore di qualche tempo fa (poco) ha raccontato a microfoni spenti che tanti giocatori oggi a Udine non vogliono venire perché sentono che manca un progetto, ma soprattutto perché se le strutture valgono quelle della Juve, i rapporti umani sono inesistenti. Questo concetto, ovviamente è stato sposato anche dallo stesso mister.

Poi è arrivato Ingelsson, 19enne centrocampista che aiuterà a rimpolpare la panchina almeno inizialmente. Intanto Kums se n'è andato (senza rimpianti), lasciando però aperto il grande dubbio del regista che da anni manca e che l'Udinese non sembra voler individuare, perché è un ruolo costoso e ricercato. Cigarini? Chissà, ma di certo non ci saranno colpacci. Nella mente del club c'è il Watford dove arriverà forse Allan. E intanto al Napoli potrebbe finire Widmer (su di lui forte anche la Lazio) e Samir, apprezzato molto da Sarri. E si sa che se a Napoli qualcuno piace è difficile dire di no.

Certo davanti ci sarà Lasagna, ma servono almeno altre due punte, visto che Thereau soffre spesso di mal di pancia  e De Paul non sempre è adatto  per certe gare.

Heurtaux se ne andrà in Grecia, Karnezis sta cercando  squadra, intanto si è preferito dare fiducia a Scuffet, forte, ma a detta di tutti inferiore a Meret che se ne rimane a  Ferrara sempre che non arrivi una super offerta che gli farà dire addio.

Si dice che le provinciali, tanto è l'Udinese oggi, devono operare così: prima vendere, poi comprare. Ma qui prima si vende, poi si guarda quello che si ha in casa e quando ci si accorge che dopo le amichevoli materasso iniziano i problemi, comincia ad essere tardi per correggere la rotta.

Non ci si illuda, il motto è sempre "prima i quaranta punti". La 'friulanità' di Delneri è l'unica nota positiva, ma trasmetterla a tanti stranieri è come far piacere la gubana a un inuit.

Vorremmo tanto che tutti ai vertici al di là degli eventi forzati e del marketing per gli sponsor, capissero che per i friulani l'Udinese è più di un club. Ma sarà difficile. Leggasi Watford, la zavorra che oramai tutti in Italia hanno capito rischia di tenere solo a galla i bianconeri, sempre che prima o poi non si sbagli troppo.

Come con Felipe.

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