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Prima Strama, adesso Giaretta: gli addii “sbagliati”

Andrea Stramaccioni e, sullo sfondo, Iachini

Negli ultimi anni la società bianconera ha preso decisioni forti, che non sempre si sono rivelate valide. Sarebbe importante riportare il "progetto" al centro dell'Udinese per dare vita a un nuovo ciclo vincente. Ma al momento c'è molta incertezza

Castellini Barbara

C'era una volta un progetto. Potrebbe cominciare così la favola dell'Udinese, società che negli anni ha dimostrato sia una capacità organizzativa che una capacità gestionale degne di un top club. Ma nelle ultime tre stagioni qualcosa è cambiato. La lungimiranza ha lasciato spazio all'improvvisazione e l'abilità nell'individuare giovani talenti si è decisamente sbiadita. Colpa di un mercato che è cambiato e che sta mettendo in crisi un sistema che per anni ha fatto le fortune del club friulano.

Negli ultimi mesi abbiamo sottolineato ripetutamente quanto sarebbe importante ricostruire un gruppo del quale ormai rimangono solo le ombre. Non servono "crack" per rimettere in carreggiata una squadra reduce da due stagioni a malapena sufficienti. Servono, invece, uomini che, alle qualità tecniche, abbinino anche ambizioni, voglia di mettersi in discussione e di stupire. In tal senso il "modello Sassuolo", formato per lo più da italiani desiderosi di rimanere nella massima categoria, insegna. Ripartire, rifondare, ristrutturare: l'Udinese ha bisogno di cambiare marcia per evitare un'altra stagione come quella appena conclusa. Ma alcune scelte societarie lasciano un po' perplessi. La scorsa estate era stato Andrea Stramaccioni a fare le spese di un campionato decisamente sottotono. Seppur la sua Udinese non si sia mai trovata in lotta per non retrocedere, il tecnico ex Inter non fu riconfermato, "spaccando" di fatto l'opinione pubblica, soprattutto alla luce della scelta del sostituto, Stefano Colantuono. Per diverse ragioni attorno al nome dell'ex allenatore atalantino si è generato un scetticismo piuttosto diffuso, confermato poi dai (deludenti) risultati in campo. E' anche vero che le principali cause sono da individuare nel mercato carente e in una gestione complessiva non sempre impeccabile, ma pure Colantuono ha qualche responsabilità. Dunque chiedersi come sarebbe andata se fosse rimasto Strama è assolutamente normale. Ci piacerebbe avere a disposizione le "Sliding doors" per riavvolgere la pellicola e gustarci uno spettacolo diverso. Ma ovviamente non è possibile.

Guardiamo, dunque, al futuro del quale non farà più parte il direttore sportivo Cristiano Giaretta. Dopo settimane di supposizioni e ipotesi varie, ieri sera è stato lo stesso dirigente ad annunciare il suo addio dall'Udinese, al termine di un percorso durato tre anni. Adesso resta da capire se il sostituto coprirà lo stesso incarico o avrà maggiori "poteri"... La sensazione, però, è che se di rifondazione si parla, ci dovrebbe essere un ricambio più "ampio" all'interno della società. E' evidente - e lo ha sottolineato più volte anche Gianpaolo Pozzo - che nelle ultime stagioni sono stati commessi molti errori, non tutti imputabili ovviamente al solo direttore sportivo. Dall'esterno non siamo in grado di capire se l'Udinese si è davvero interrogata a fondo su quali siano gli aspetti da migliorare e quali i correttivi da adottare, ma l'augurio è che nelle prossime settimane arrivino segnali convincenti. Più convincenti almeno del nome del nuovo tecnico, Giuseppe Iachini, sul quale aleggiano giganteschi punti interrogativi. C'è ancora dunque molta incertezza, ma anche la consapevolezza che nessuno, in primis gli attori protagonisti, vuole rivivere il pathos delle ultime tre stagioni. Dopo la tempesta, rivedremo l'arcobaleno?

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