rubriche editoriali 2

Sorpresa Udinese: così si fa!

Un’ora. Una fottutissima ora divide l’arrivo in Piccola Patria dalle mancuniane e freddissime brune albioniche; in questo autunno appena appena irridente d’inverno annunciato ma non ancora sbocciato. Eppure siamo qui, amici miei biacca e...

Franco Canciani

Un’ora. Una fottutissima ora divide l’arrivo in Piccola Patria dalle mancuniane e freddissime brune albioniche; in questo autunno appena appena irridente d’inverno annunciato ma non ancora sbocciato.

Eppure siamo qui, amici miei biacca e carbone, ché se anche le speranze di farla franca erano ridotte a lumicino, se anche questo bunker targato Sandero non mi attira ancora più di tanto, è invece il genius loci del vecchio e glorioso Friuli a calamitare l’attenzione distratta d’uno come me.

E ben sapendo che Colantuono si giocava la panca,

nella settimana nella quale un tale Sardara, di professione fortunatissimo presidente del Basket Sassari, ha licenziato il grandissimo Meo-Mou Sacchetti cun un lapidario “il suo ciclo è finito”. Forse perché si credeva, il mecenate tàtaro, di trionfare in Eurolega come fece in àmbito nazionale, l’anno passato, in tutte le competizioni (fu triplete). Gli ha ceduto Lawal per questione di svanziche, ma oggi addossa a Sacchetti tutte le colpe (come fece l’anno passato, dopo la sconfitta di Caserta).

Saluto, dunque, lord Romeo che fu anche nostro condottiero; certamente quest’anno non proverò sensazione alcuna nel leggere che il BancoSardegna le busca di qualche ventello in giro per Europa o Italia.

Okay. Calcio.

Oggi la Samp-e-Doria, schiava del marketing spinto di ‘sti giorni, si schiera con un’inutile maglia gialla. Forse a coprire la vergogna di un esonero deciso prima della vendemmia e maturato ai Santi, per prendere a suon di milioni il migliore sulla piazza. Che però sa di esserlo, con quel ghignetto in bilico fra il sornione ed il presuntuoso. Ma oggi la sua squadra pareva allenata più da un Mazzone d’antàn che da un mastro di tattica com’egli si pregia d’essere. E si affidano, i prodi pedalatori dell’Unione Ciclistica Sampierdarenese, più ai nervi di Silvestre e Barreto, a quelli di Lorenzo Gabo De Silvestri (lontano parente, alibi l’infortunio, del terzino in giro nazionale di qualche tempo fa), più ai tuffi di Edér (insopportabilmente esagerando ogni piccolo perché) che alla superiorità tecnica, di palleggio, di velocità che a sprazzi si è ben vista. Ottima Udinese, che ha opposto quel che poteva, con un Iturra quasi (positivamente) irriconoscibile ed un Aguirre frizzante, ancorché penalizzato dallo psico-arbitraggio di tal Di Bello della sezione AIA di Brindisi, il cui metro di giudizio (quand’anche ne avesse avuto uno) lo avrebbe potuto capire forse uno Jung in forma, meglio ancora un Lombroso in ombra.

Di Bello. Niente di bello, gioco di parole inutile ma drammaticamente vero: questo baciccia pugliese riesce nell’impresa di far pendere il 100% della bilancia nei casi dubbi a favore di una sola squadra. Effetto Sandero: è quella ospite. Emblematico il giallo a Iturra per inesistente fallo di mano. Errore tecnico da circoletto rosso.

Ma a nulla è valso il prezioso aiuto del direttore di gara: neanche una parata di Karnezis, tanti sterili giochi di gambe di Carbonero, un numero di Murièl tradotto in tiro inguardabile, poi Montella decide un suicidio tattico togliendo il colombiano per fare entrare un barese inutile, ormai un vagone, abile solo nella costante e plateale protesta. Sperava, il napolitano, probabilmente in un colpo di genio. L’unica genialata del 2015 di Cassano Antonio, però, è stata rescindere il contratto col Parma “perché il mio ingaggio non pesasse sulla rosa”. Cifra morale: Lucarelli rinuncia ai soldi e gioca gratis. Lui rescinde e se ne va. E poi qualcuno a Genova ce l’ha con Zenga perché non voleva in rosa quest’inutilità totale...

Ma basta parlare di Samp-e-Doria. L’anno passato vinsero facile, senza sudare, contro una difesa inguardabile che Stramaccioni dispose à-la-bitte (intraducibile). Quest’anno sono scesi in Friuli con  lo stesso piglio. Solo che di fronte si sono trovati Una. Vera. Squadra. Di calcio.

Una grande Udinese, oggi: lo dico senza timore delle iperboli e delle enfasi. Grande la difesa: quella dei gialli di Genova-periferia ha ballato ben di più della biancanera, ottimamente diretta da Daniletto e Felipetto (commovente, chiude coi crampi) assieme al fisicissimo Wague, cui oggi era toccata in sorte una trimurti d’attacco avversaria decisamente complicata. Fuori Carbonero e il colombiano (non sono d’accordo coi fischi, preferirei ignorarlo. E lui, conoscendone il carattere, di certo li ha sentiti e sofferti), dentro quello di Bari e Bonazzoli hanno chiesto a Karnezis (senza voto) di far da quarto per la briscola.

Eccellenti a centrocampo il suddetto cileninho Iturra e un Lodi ordinato; Edenìlson e Widmer hanno badato al sodo senza fronzoli, devono recuperare precisione al cross. E Badu: La rete di Imma “moltacorsa” sancisce meritatamente la vittoria dei bianchineri, oggi ogni altro risultato sarebbe risultato bugiardo ed immeritato per i genovini poco rispettosi del manipolo di tifosi (friulano-sloveni) al seguito.

Théréau, sicuramente commosso dal suo inno suonato all’inizio (non mi sono pinto di biancorossoblu, non ho cantato la Marseillaise, né battuto le mani. Non sono parigino, mi dolgo assai per l’ingiustizia successa, ma consiglio a tutti di guardarsi “La Haine” di Mathieu Kassovitz, 1995), è parso in ripresa anche per l’appoggio importante di Aguirre: il furore di Dio ha dato velocità e consistenza ad un reparto orfano del mattatore Zapata ed ancora in attesa del miglior Totò (briciole di genio nel quarto d’ora finale).

Per fortuna non devo fare pagelle: non ne sarei in grado. Darei voti altissimi perché oggi questo si meritano. Solo per questo: non certo per la paura che certa, solita ed ovviamente schierata opinione televisiva se la prenda con me. Stasera uno degli ospiti (invero sempre lo stesso) ha detto “se il voto medio, per i commentatori, dell’Udinese è 6,2 allora quello della Sampdoria dovrebbe essere 4,7”. Sarebbe stato perfetto personaggio di un Corrado Guzzanti d’epoca: “alla domanda chi fosse d’accordo con me, il 57% ha affermato di sì, il 43% ha sbagliato risposta”. Ripeto: le pagelle non le ho fatte io. Fosse stato così, stavolta, in torto sarebbe stato lui. per me il voto medio della Samp è stato 3,5 (risate in studio).

E presto sarà Chievo: gara dura. Non perché i clivensi oggi abbiano vinto a Carpi, ma poiché storicamente l’Udinese soffre contro squadre ben strutturate, aldilà dei valori tecnici, e sostenute da intenso furore agonistico. Ma sarà la prova del nove: l’anno scorso troppe volte ci siamo illusi che fossero usciti dal tunnel per poi vederli rientrarvi inesorabilmente. Questa gara è lo spartiacque, e se dovessero mai vincerla probabilmente la stagione svolterebbe.

E noi saremo qui: oggi ci togliamo il cappellaccio ed onoriamo la stracciante vittoria di Colantuono sul presuntuosetto e ben pompato collega, la stella come l’ha chiamato il loro presidente. Perché se lo sono meritati. Perché hanno dato il 150% delle proprie energie. Perché, in fondo, anche non volendo e non ammettendolo soffriamo da sempre per gli stessi due colori. (Foto Zimbio)

Franco Canciani @Mondoudinese

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