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The show must go on

Per adesso si deve giocare per dare in pasto un sorriso e questo lo abbia ben chiaro anche l'Udinese che di sorrisi negli ultimi anni ne ha fatti tirare fuori ben pochi ai suoi tifosi, se non quelli pregni di ironia per le scelte...

Redazione

Quando Brian May ha scritto The Shoe Must Go On pensando alla sua vita e all'imminente morte dell'amico Freddie Mercury non avrebbe mai pensato che quel titolo sarebbe diventato un modo di dire universale, un incitamento ad andare avanti sempre nonostante te "il mio cuore sia in frantumi, il mio trucco si stia sfaldando". Freddi l'ha poi resa eterna con la sua voce che negli ultimi mesi di vita sembrava voler raggiungere il cielo con una tonalità mai ascoltata prima.

Oggi The Show Must Go On dovrebbe essere suonata in tutti gli stadi, perché come dice il testo nonostante tutto "il mio sorriso resiste". Sostituiamo l'inno (obioettivamente non bellissimo) della Serie A con le note dei Queen. Andiamo avanti. almeno fino a che si può. Perché oramai è chiaro a tutti (si spera) che il panico non serve, ma che questo virus non è una semplice influenza.

bene che si sia scelto di giocare a porte chiuse. Lo auspicavamo dall'inizio dell'emergenza e solo i club di Serie A sono riusciti a rendere il tutto ridicolo, Udinese compresa. IL balletto messo in scena la scora settimana con i pensieri rivolti a calcoli di bottega è stato a dir poco osceno in un contesto come questo. Ora il calcio ha la possibilità di redimersi, di rimanere l'unico vero spettacolo a cui aggrapparsi in tempi dove è sconsigliata perfino una stretta di mano o un abbraccio. Il calcio può ritrovare la sua anima nel silenzio delle porte chiuse, ovvero quella dello sport più popolare, quello che distrae dalla vita di tutti i giorni. Divertire e divertirsi senza pensare agli interessi (economici) personali. Perché non è nemmeno detto che lo spettacolo resista. Se le norme draconiane prese dall'Italia non produrranno effetti, se anche un solo caso dovesse paventasti tra i calciatori tutto si fermerà davvero.

Per adesso si deve giocare per dare in pasto un sorriso e questo lo abbia ben chiaro anche l'Udinese che di sorrisi negli ultimi anni ne ha fatti tirare fuori ben pochi ai suoi tifosi, se non quelli pregni di ironia per le scelte societarie.

Oggi non si guardi nemmeno alla classifica, perché appunto non c'è certezza alcuna. Si pensi all'oggi e a giocare.

Con  la Fiorentina si osi, anche se Gotti alla fine non cambierà probabilmente molto da quello che doveva succedere solo sette giorni fa. Una Udinese già vista e che probabilmente vedremo ancora: il solito 3-5-2, solo De Maio forse in campo, mentre per il resto tutta la formazione che nelle ultime settimane ha fatto ben poco ad essere onesti.

La solita Udinese ammalata da ben altri tempi, il cui virus ha provocato tra i vari effetti un terribile "mal di gol" che non si è mai curato abbastanza. Okaka e Lasagna, se mare loro davanti anche se Nestorovki bussa continuamente all'ufficio del mister per capire dallo sguardo se avrà la possibilità (non estemporanea) di far vedere che è un attaccante capace di qualcosa in più dei due suddetti. Gotti pare ci stia pensando, ma serve coraggio a fare scelte così a Udine, come per il modulo. Chissà se i tempi strani in cui viviamo, l'incertezza che regna attorno a tutto, non possa far tirare fuori il coraggio al tecnico veneto, figlio proprio di quella terra che è stata colpita duramente da quel piccolo nemico maledetto e invisibile. Serve coraggio er affrontare un nemico così, tutti dobbiamo trovarlo. Serve coraggio a Gotti per dare una svolta e un sorriso ai tifosi. Serve qualche cambiamento perché tenere tutto come prima potrebbe e non servire ai bianconeri. Forse i tempi sono maturi per osare e trovare la forza per cambiare le abitudini che avevamo tutti. In fondo "la mia anima è colorata come le ali di una farfalle e come le vecchie favole di una volta, invecchierà ma non morirà mai".

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