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Trattenere De Paul è stato davvero un affare?

Ora però è bene che l'Udinese pensi a Brescia, Verona e Bologna senza De Paul per dimostrare che forse il numero 10 è un lusso come lo era Baggio all'Inter o Ortega alla Samp. Vincere tutte e tre le gare metterebbe in difficoltà proprio De...

Monica Valendino

La domanda è una di quelle più frequenti che circola nei bar del centro di Udine e della periferia dove il tifo bianconero, davanti a uno spritz o a un Tocai, dibatte quotidianamente delle vicende bianconere. E' De Paul a tenere banco: non tanto per la sua espulsione (che comunque ha destato più rabbia per l'ingenuità che disdegno per la lunga squalifica), ma per la sua utilità in questa Udinese.

IL VIDEO DELL'ESPULSIONE A MILANO

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Su questo giornale, quei pazienti lettori che hanno avuto la voglia di leggerci quotidianamente, si sa come la pensiamo: il giocatore è tecnicamente indiscutibile, ma tatticamente è una croce per il calcio d'oggi. I suoi assist sono preziosi, ma non determinanti visto che anche l'anno scorso pur con la sua presenza l'Udinese ha faticato comunque a segnare. E lui, da attaccante quale si sente non arriva facilmente in doppia cifra. Un ibrido, dunque. Né attaccante come fu Di Natale, dal quale ha ereditato forse in maniera un po' arrogante un numero prezioso, né mezzala. Più trequartista, ma nel calcio d'oggi quello post Sacchi è dura trovargli spazio in squadre che giocano per salvarsi e senza un a mediana di sostanza. Per ora la situazione rispetto all'anno scorso non è cambiata. Il rosso a San Siro dirà se aver trattenuto il numero 10 argentino sia stato davvero un affare, oppure rischia di creare malumori in chi è costretto a rimanere fuori dopo che è rinato o arrivato a Udine con l'intenzione di giocare. Si dice che l'ampia scelta sia un vantaggio per un allenatore. Vero in parte. Tanti doppioni con  una sola competizione da giocare (la Coppa Italia vedremo come andrà ma non sarà così impegnativa a livello fisico) rischiano di creare malumori in chi sta fuori. Vecchio problema già ampiamente descritto negli anni scorsi.

Quest'anno a Udine c'è un certo Pierpaolo Marino sul quale tutti abbiamo piena fiducia per la gestione del gruppo. Ma anche il più navigato dei dirigenti può poco dinanzi a malumori che nascono da lontano e in una squadra eterogenea com'è l'Udinese. De Paul già l'anno scorso pregustava la Fiorentina, non la bistecca ma la squadra. Oggi la storia si è ripetuta, con in più altre squadre interessate. Che ci sia stata davvero un'offerta valida o meno non lo sapremo ami, per l'Udinese non è avvenuto e così ha trattenuto il giocatore.

Che a Milano ha mostrato un nervosismo inequivocabile visto il cartellino in un momento della gara dove si poteva e doveva rimanere tranquilli. Hai voglia a dire che Candreva ha esagerato. Poi che le tre giornate siano troppe è indiscutibile, ma il gesto dell'argentino rimane da censura e ora rischia di penalizzare la squadra.

O forse no: senza di lui Tudor può mettere in campo un 3-5-2 (con le sue varianti) più logico. Si parla di Nestorovski assieme a Lasagna, ma anche Pussetto può essere utile per un binomio d'attacco veloce che sappia prendere in contropiede la difesa del Brescia che, come visto col Bologna, è tutt'altro che imperdonabile. Se la soluzione scelta dal croato sarà vincente al suo rientro De Paul non dovrà pensare che basterà il nome per avere il posto, per cui attenzione alla gestione della questione. A gennaio sarà comunque difficile pensare che sarà ceduto, per cui il tecnico dovrà fare di necessità virtù, facendo più da psicologo verso chi deve accettare esclusioni che da tecnico. Ben consapevole che l'Udinese per salvarsi deve essere messa in campo con logica e senza pensare a eventuali malumori espressi poi anche grazie ai soliti procuratori.

Marino in questo senso è ancora una garanzia, ma che fatica. Ora però è bene che l'Udinese pensi a Brescia, Verona e Bologna senza De Paul per dimostrare che forse il numero 10 è un lusso come lo era Baggio all'Inter o Ortega alla Samp. Vincere tutte e tre le gare metterebbe in difficoltà proprio De Paul che a quel punto deve decidersi che ruolo fare. E farlo bene, senza pensare a quel che sarebbe potuto essere ma non è stato.

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