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Udinese, la salvezza è lontana. E il gioco non c’è. Intanto il Pordenone…

Dopo anni di salvezze raggiunte per demeriti altrui, la critica non può essere presa come uno stimolo alla rivolta per i tifosi, anzi è tempo che rimangano uniti, ma senza quelle pantomime stile Torino che nessuno ha capito con la squadra a...

Redazione

Primo consiglio a Nicola: far vedere come una squadra con tanti problemi difensivi come l'Udinese, ovvero il Bologna, abbia fatto dei grinta virtù, di organizzazione il verbo e di fame l'obiettivo. Già con l'Udinese i felsinei hanno perso immeritatamente per quanto visto in campo (il pari parlando obiettivamente e non da tifosi) ci stava eccome. Col Cagliari, che in trasferta si scioglie come neve al sole (come a Udine esaltando più del dovuto la prestazione bianconera), la squadra di Mihajlovic ha vinto e accorciato la classifica ricordando ai Pozzo e a Nicola che salvarsi sarà un'impresa. Certo per adesso possiamo dire che ci sono quattro squadre per un posto agli inferi, con l'Udinese che sta ancora davanti a Spa, Empoli e appunto Bologna. Ma 4 punti, con le gare con Empoli e Spal ancora da giocare sono pochi, specie se la squadra dovesse non giocare come ha fatto col Chievo o con la Juve, giusto per citare le ultime due gare peggiori, oppure giocando a tratti e male come con il Bologna.

Urge una svolta, ma Nicola sarà capace di darla? L'allenatore ex Crotone ha problemi con gli infortuni (ma non è il solo, pace all'anima sua), ma offre soprattutto la sensazione che non sappia scrollarsi di dosso quel 3-5-2 che non sta producendo nulla, con interpreti come DE Paul e Fofana difesi a spada tratta per il bene della squadra, ma che da fuori appaiono superflui se si deve badare al sodo e non alle frivolezze che il mercato porterà (forse).

Ma la colpa principale va imputata alla società, miope da anni nel saper costruire squadre logiche. Anche in inverno si è preso, per esempio, Sandro ben sapendo che era infortunato e che per due mesi non sarebbe stato abile al 100 per cento. In società rispondono che "nessuno poteva aspettarsi l'infortunio di Behrami", vero: ma cribbio, possibile che coni un Pontisso già inserito da anni nel contesto nessuno abbia pensato a provarlo in partita e non in allenamento, dove perfino Ranegie sembrava un campione agli occhi meno esperti? Soprattutto, come si fa a spendere tanto in scouting (così viene chiamato e gli ultimi bilanci dicono che a Udine ci sono cifre sui 20 milioni), senza pensare di aumentare il monte ingaggi o pensare di investire in acquisti che non siano come Mandragora, che sa a molti di operazione di bilancio vista la super valutazione e il rendimento in campo? Perché non si è costruito uno zoccolo duro di italiani che potessero fare da portavoce del tecnico negli spogliatoi e per dirigere quei compagni esotici che non hanno ancora compreso l'importanza della maglia e la difficoltà del campionato? Perché si è puntato su giocatori come Machis, per dire, che far tre anni verrà ricordato ironicamente come Machi? Perché si so o presi tanti doppioni in attacco, lasciando scoperti ruoli che potevano rivelarsi chiave? C'è, poi, qualcuno che impone ai tecnici questo metodo di giocare? Se così fosse sarebbe grave oltre ridicolo visti i risultati, ma come mai allenatori che da sempre hanno amato la difesa a quattro hanno dovuto adattarsi a quella groviera di difesa a tre, visti i giocatori a disposizione? Non diteci che altre soluzioni non c'erano perché quest'anno, per esempio, di terzini per fare un logico 4-4-2 da salvezza c'erano. Perché, poi, qualche giocatore, sembra più titolare di un altro? Perché si è deciso di smantellare anche il Progetto Primavera faticosamente costruito da mister Mattiussi, per lasciarlo andare a sé stesso, con il risultato dell'Udinese ultima in classifica e con nessun giocatore pronto per aggregarsi alla prima squadra, quando una volta c'erano Mette, Perisan, Coppolaro, Pontisso, Jaadi tanto per citarne alcuni? Non vorrete mica dire che Renzi è da Serie A, permetteteci la battuta politicamente scorretta.

LA società forse, invece di fare proclami per il futuro e accusare giornalisti e sfortuna per il presente, forse dovrebbe fare un passo indietro, imparando magari da quel Pordenone che se dovesse finire male per i bianconeri sarebbe avversario tosto in Serie B al Friuli, da spartire in due. Il presidente Lovisa non solo ha creato un piccolo miracolo, ma ha creato un ambiente familiare e che fa tornare alla mente l'Udinese di Giacomini, quando società, squadra e tifosi erano uniti davvero. A Udine si è invece pensato prima di allontanare i tifosi dalla zona foto a ridosso dell'uscita degli spogliatoi, poi addio cene con i club, poi regole sempre più serrate, senza pensare che Udine non è Foggia (per citare l'ultimo atroce caso di cronaca).

Dopo anni di salvezze raggiunte per demeriti altrui, la critica non può essere presa come uno stimolo alla rivolta per i tifosi, anzi è tempo che rimangano uniti, ma senza quelle pantomime stile Torino che nessuno ha capito con la squadra a lanciare maglie alla curva friulana....Stiano uniti per i colori, ma non si dimentiche che la critica serve a far capire quegli errori che, forse, da fuori appaiono più chiari che da dentro dove sembrano esserci un re, una Regina tanti generali e poca truppa.

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