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Una preghiera: fermate il campionato e i suoi discorsi futili

Tutti oggi auspicano anche che il calcio faccia esplodere quella maledetta bolla speculativa e quando ritornerà sia più a misura d'uomo: meno ingaggi stratosferici, meno spese folli, meno dipendenza dalle tv, per un ritorno al passato che non...

Redazione

"Dinanzi alla morte soltanto il silenzio". Lo diceva il Presidente Sandro Pertini dopo il terremoto che travolse l'Irpinia, quando cronisti e cittadini gli chiedevano come fare per ripartire. Parole mai attuali come oggi, parole che sono diventate una "massima" che deve sempre essere impressa specie quando innerverà ala tempesta e molti pensano già a come ricostruire piuttosto che stringersi per non venire spazzati via del tutto.

Il calcio da sempre è un pianeta a sé stante, arrogante e perfino perfido nel voler inseguire facili guadagni (la sua bolla speculativa è sotto gli occhi di tutti da anni). Oggi più che mai continua la sua corsa folle verso qualcosa che anche i tifosi iniziano a non capire più. Sui giornali sportivi si parla di come riprendere il campionato, in Italia dirigenti di tutele parti in izianoa  chiedere i danni per i mancati introiti (tra tutte le categorie rimarrà comunque quella meno colpita visto che a livello nazionale  internazionale i fondi accumulati riusciranno a evitare il crack di molti se ci sarà mutualità). al di là di questo appare quasi surreale che in quotidiani bollettini di guerra qualcuno continui a premere per riprendere un campionato che, anche se riuscisse a farcela sarebbe falsato sportivamente, psicologicamente e senza comunque vincitori né vinti veri.

Ci si fermi del tutto, prendendo ad esempio il rugby che ha anticipato tutti. Si parli sì di come ripartire, ma senza fare drammi per quel che si è perso o non guadagnato quest'anno tragico dove migliaia di persone stanno perdendo amici, parenti, lavoro.

In un coro stonato la voce che viene da Bergamo, capitale della sofferenza, con per mano del capo ultrà Claudio Galimberti che lancia un messaggio diretto al presidente dell'AtalantaPercassi con una lunga lettera apparsa su Facebook: "Bergamo e la sua gente vengono prima della nostra squadra. Presidente Percassi, questa unica e già storica strage cittadina merita un'altrettanto unica e storica decisione. Mi viene spontaneo, caro presidente Percassi, pensare che sia possibile che per l'Atalanta il campionato finisca qua. Magari non sarà fattibile, ma voglio pensare che la nostra Atalanta sia un esempio per tutti in questa guerra, indipendentemente da cosa decideranno i vertici del calcio".

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La lettera prosegue: "Basti pensare a quanti tifosi atalantini si è portato via questo maledetto virus. Non pensiamo che tornare all'Atalanta equivalga al ritorno alla normalità. Vorrebbe dire non rispettare chi non siamo riusciti a piangere e chi per Bergamo ha dato la vita.Per ritornare all'Atalanta c'è sempre tempo e un giorno vinceremo lo scudetto, ma ora esultare per un gol di Gomez non ha più senso".

Tutti tiferemo ancora di più Atalanta quando la normalità riprenderà e lenirà anche il dolore odierno. Tutti tiferemo per le nostre squadre del cuore. Tutti oggi auspicano anche che il calcio faccia esplodere quella maledetta bolla speculativa e quando ritornerà sia più a misura d'uomo: meno ingaggi stratosferici, meno spese folli, meno dipendenza dalle tv, per un ritorno al passato che non coinvolgerà solo lo sport ma anche altre attività sociali.

Ci si fermi e si rifletta per rispettare il presente e capire meglio il futuro.

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