Alex Meret anche in B co la Spal si sta ritagliando uno spazio importantissimo. La Gazzetta dello Sport gli ha dedicato un'intera pagina dove il numero uno friulano si racconta.
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Meret: “Sono un friulano vero”
"Il segreto è l’equilibrio. Non mi esalto e non mi demoralizzo. Anche fuori dal campo sono tranquillo, di poche parole. Un vero friulano"
Alex, portiere da sempre? «Mai fatto altri ruoli. A casa mi tuffavo per bloccare la palla di spugna. Mio zio Mauro faceva il portiere a livello amatoriale, forse c’entra lui. Il mio idolo era Buffon. La prima maglietta che mi hanno regalato era sua. I primi guanti, di Gigi».
Per chi si tifava in famiglia? «Per la Juve. Poi quando io sono andato all’Udinese il bianconero è rimasto di moda».
Cosa la conquistò di Buffon? «La personalità. E poi Gigi era il più forte al mondo. Ed è ancora tra i migliori con Neuer, Courtois e De Gea».
Lei a chi assomiglia per caratteristiche tecniche? «Ad Handanovic: attacca molto la palla, è coraggioso in uscita».
Proprio Handanovic l’ha indicata come erede. Zoff ha detto: «Occhio a Meret». Questi complimenti le mettono pressione? «Fanno piacere perché sono parole dette da persone molto importanti che hanno fatto la storia o la stanno facendo. Vanno prese nel modo giusto, senza montarsi la testa. Il segreto è l’equilibrio. Non mi esalto e non mi demoralizzo. Anche fuori dal campo sono tranquillo, di poche parole. Un vero friulano».
Jascin: «Se non sei tormentato dopo un errore, non sei un grande». Lei come reagisce? «Durante la gara non ci penso perché sarei condizionato. Ma io sono molto critico con me stesso e dopo la gara ripenso a quello che ho sbagliato. Se commetto un errore grave ci sto male ma poi finisce lì».
Fabien Barthez: «La vita è fatta di piccole solitudini, quella del portiere di più». «E’ un ruolo diverso. Mi aiuta il carattere. A palla lontana parlo coi difensori. La tensione non va mai abbassata».
Com’è stato lo stage in azzurro con Conte? «Bellissima esperienza: due settimane con grandi campioni. E ho conosciuto Buffon».
Si sente pronto per la Serie A? «Penso di sì. La B mi serve tantissimo per crescere e avvicinarmi al calcio che conta».
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