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Battere il Sassuolo per coniugare entusiasmo e tranquillità

L'Udinese contro gli emiliani va a caccia della terza vittoria consecutiva: la sfida del Friuli crocevia fondamentale

Redazione

Disquisire di bel gioco è intrattenimento apprezzato da molti - e ci mancherebbe, vedere una squadra giocare bene non può dispiacere a chi ama il calcio -, alla fine, però, contano i risultati. Considerazione banale tanto è ovvia, anche se negli ultimi anni si assiste sempre più spesso alla contrapposizione - quasi dogmatica più che concettuale - tra l'opportunità morale di vincere giocando male e la "pienezza" di una sconfitta arrivata dopo un'ottima prestazione qualitativa.

A nostro avviso, giocando male non si vince. Si può vincere senza proporre manovre e geometrie mozzafiato, ma se si vince significa che perlomeno si è segnato un gol in più. Ergo, si è difeso bene, si è lasciato il minor spazio possibile. Vuol dire che la squadra ha lottato, picchiato il giusto, tirato fuori gli attributi.

I successi portano con sé un sentimento unico: l'entusiasmo. Ne sa qualcosa l'Udinese, che grazie alle affermazioni contro Cagliari e Lecce ha ritrovato un vigore che, se non perduto, appariva fortemente compromesso. Tornando alle disquisizioni, la squadra di Gotti, poi, si è imposta giocando niente affatto male.

All'orizzonte c'è il Sassuolo al Friuli, domenica all'ora di pranzo: inanellare la terza vittoria vorrebbe dire molto. Moltissimo. Per la classifica, prima di tutto, che assumerebbe una sembianza così dolce che in pochi avrebbero potuto prevedere nei burrascosi ultimi mesi.

Certo, l'obiettivo stagionale non cambierebbe (almeno per il momento), però i tre punti contro gli emiliani porterebbero in dote un ulteriore stato dell'anima: un pizzico di tranquillità. Domanda: dove potrebbe arrivare questa Udinese con entusiasmo e un briciolo di serenità?

Stiamo correndo troppo: si pensi al Sassuolo, facendo leva sulle ultime partite, ponendosi un obiettivo che non dovrebbe mai mancare, nella vita prima ancora che nello sport: cercare di migliorarsi costantemente. Magari senza far consumare le mani per gli applausi agli esteti, ma lottando. Su ogni pallone, per la maglia e la terra che rappresenta. Per quel popolo pervaso da una passione infinita, che perdona quasi sempre, e anche se non lo fa non riesce a smettere di amare.

Massimo Pighin

 

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