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Udinese | Ehizibue: “In Italia il calcio a volte è noioso. Fabio era un leader”

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Il laterale si è concesso a una lunga intervista a un media olandese. Ha toccato vari argomenti, tra cui l'ex allenatore Cannavaro
Riccardo Focolari Redattore 

Kingsley Ehizibue ha rilasciato un'intervista ai microfoni del media olandese De Swollenaer in cui ha parlato della preparazione estiva con i bianconeri: “Inizieremo mercoledì e andremo anche in Austria per un lungo ritiro. Quella preparazione è davvero dura"

Il numero 19 dei friulani ha anche raccontato la sua personale esperienza con l'ex allenatore Fabio Cannavaro. Era un grande difensore e pensavo che fosse bravissimo anche come allenatore. Questo perché pensava sempre due passi avanti e ci impediva di retrocedere. L'Udinese vuole diventare un club stabile ai massimi livelli italiani. Ciò significa vendere e acquisire molti giocatori. E' così ogni anno. Non si costruisce niente così, ma intanto l'Udinese gioca in Serie A da trent'anni",

Sul suo ruolo: “A Colonia giocavamo 4-3-3, qui 3-5-2, ma il mio ruolo è lo stesso. Devo coprire tutto il lato destro con la mia velocità. In Italia il calcio è davvero un gioco molto tattico, per questo a volte risulta noioso. Fuori dal campo la vita dura tantissimo qui, si vive di più, per così dire. Mangi molto tardi e ho imparato presto a prendere tutto con calma e ad apprezzare ogni giorno. Considero ogni giorno una benedizione”, ha sottolineato Kingsley.

In conclusione, il calciatore bianconero non ha nascosto le difficoltà legate alla vita fuori dal campo: “Guadagniamo bene, ma ci sono anche lati brutti. Paghi anche un prezzo per questo. Devi sempre esibirti, i tifosi si aspettano tanto da te e c'è anche il razzismo, anche se ne ho sofferto anche in Olanda e Germania, soprattutto sui social media. E se quel limite fosse davvero raggiunto, allora risponderei. Sicuramente durante quel periodo di infortunio ho avuto l’idea di essere in punta di piedi e in quel periodo ho pensato molto, parlato e imparato a vivere giorno per giorno. Mi affido alla corsa, alla mia velocità, ma c'è gente che non riesce nemmeno a camminare, sai? Sono grato per questo. Ho un mental coach da anni. L’avevo già avuto al PEC Zwolle. Per me è davvero uno sbocco”.