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Alla fine la rivoluzione ha mietuto come vittime Gigi De Canio e Cristiano Giaretta, quando forse è nello spogliatoio che si attanagliano tutti i problemi dell'Udinese, inteso come qualità ed eterogeneità.
«Mi dò dieci per l'impegno e lo spirito che ho messo nel mio lavoro in questi tre anni. Non sono tanti i colleghi che avrebbero fatto lo stesso», il commento dell'oramai ex ds a Il Gazzettino dove ripercorre questi tre anni accanto alla squadra. «È sbagliato definire l'ultima annata come catastrofica - puntualizza - lo è stata quella del Verona, non la nostra. Quest'anno - dice - è mancata la mentalità. La squadra presentava delle criticità proprio sotto questo punto di vista. All'Udinese serve un leader, che è sempre importante. Non c'è miglior critica di quella che arriva da un compagno di squadra autorevole. Sono arrivato quando stava finendo il ciclo dei vari Di Natale, Domizzi e Pinzi. Chi c'era prima ha goduto i frutti di tre campioni, io no. Ora sarebbe stato il momento di intervenire in maniera incisiva, mentre prima non si poteva perché i senatori regalavano ancora grandi soddisfazioni. Lascio un'Udinese migliore - è sicuro Giaretta - e fondamentalmente in discesa verso il futuro. Ripartirà subito con un nuovo progetto. Bonato? Mi volle da giocatore al Monza nel 1998, è bravo».
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