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L’Udinese è ancora da precampionato

Monica Valendino

Vedendo quella confusione, quei centrocampisti a spasso per il campo o che si pestano i piedi agitandosi senza costrutto (tutti i nomi sono buoni, da Guilherme a Badu, passando per Allan), viene da chiedersi: ma cosa fanno Stramaccioni e il...

Vedendo quella confusione, quei centrocampisti a spasso per il campo o che si pestano i piedi agitandosi senza costrutto (tutti i nomi sono buoni, da Guilherme a Badu, passando per Allan), viene da chiedersi: ma cosa fanno Stramaccioni e il gruppo bianconero durante la settimana? Dove sta il filo logico del gioco dell’Udinese? Sono passati tre mesi e mezzo e la squadra seguita a offrirsi in versione approssimativa, da precampionato.

Non fai in tempo a registrare – dando il dovuto riconoscimento al comandante e alla truppa – il verdetto vittorioso di San Siro, maturato in un secondo tempo (solo quello, però) convincente, che tutto viene rimesso in discussione dalla prova di sconcertante impotenza esibita contro l’Hellas. Pochezza in tutto, se è vero che dalla grandinata di insufficienze può essere salvato il solo Di Natale, che nella freschezza e nella lucidità della prima mezz’ora tira fuori un gol immenso, come se ne vedono raramente da un piccoletto: sull’invito tagliato di Fernandes, Totò ha fregato il prestante Rodriguez appoggiandoglisi contro così da evitarne l’anticipo, girando quindi di testa il pallone all’incrocio in ricaduta. Una meraviglia da analizzare fotogramma dopo fotogramma e da aggiungere alla sconfinata varietà del campionario “dinataliano”, esibito in questa stagione solo ed esclusivamente al Friuli: i gol sono 8, tutti davanti al pubblico di casa.

Imprecisione nei passaggi, cross con parabole da allodole impazzite, posizioni approssimative, il vecchio Toni che pareva un toro scatenato di fronte a matador terrorizzati e in fuga… Ma siamo davvero così scarsi? Piuttosto sposiamo la tesi che la testa non fosse affatto sintonizzata sull’evento, che l’esito di San Siro abbia innescato la presunzione, la certezza di aver trovato una quadratura che il cuore e la linearità tattica del Verona hanno mandato in frantumi. Per questo, e per altro, Stramaccioni non può chiamarsi fuori e onestamente non l’ha fatto. Si può eccepire sulla formazione di partenza, meno sui cambi. Piuttosto c’è da chiedersi perchè a Thereau sia stato chiesto di girare sul perimetro, mentre la situazione, con l’Udinese sotto, imponeva che la sua stazza torreggiasse stabilmente in area per una deviazione o una spizzata della quale avrebbe potuto giovarsi Totò, se proprio il capitano doveva essere mantenuto in campo dopo l’ora di gioco, allorchè le sue energie arrivano visibilmente al lumicino.

Su una cosa concordiamo in pieno con Stramaccioni: la difesa a tre è imprescindibile per l’Udinese, premessa per avere anche un centrocampo più robusto. Ma l’uomo o gli uomini in più devono sapere cosa fare, che zone presidiare, dove andare quando si inseriscono, dove posizionarsi per sfruttare le seconde palle e i rinvii a ridosso dell’area avversaria. Condividiamo parzialmente l’idea di chi sostiene che i centrocampisti bianconeri sono tutti uguali e perciò non complementari. Prima di avvalorare una tesi del genere vogliamo vedere Kone nella continuità e un ragazzo come Hallberg, che pare abbia il pallino della creatività. (Cibis - termilasport)