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Paròn Pozzo non ha dubbi: «Adesso la gente deve fare festa, poi vedremo noi di fare la festa», la frase molto eloquente rilasciata al Messaggero Veneto. «Il nostro campionato è stato inaccettabile per un club che fa della programmazione la propria forza. Credo ancora adesso che la squadra fosse sufficientemente attrezzata per non correre i pericoli che poi, invece, abbiamo vissuto e quindi è chiaro che qualcosa non ha funzionato nella nostra organizzazione. Mi riferisco ai dirigenti. Ora lasciamo terminare la stagione, c’è ancora una partita da onorare e sarà l’occasione, speriamo, per vedere in campo per l’ultima volta un grande campione come Di Natale. Poi tireremo le somme e vedremo di ricalibrare l’Udinese, valutando tutti gli aspetti».
Tra i dirigenti non figura il figlio Gino: « Lui è a capo della struttura e deve delegare delle competenze per poter gestire l’Udinese, visto che la nostra politica da sempre prevede il controllo di molti giocatori per poi poter scremare i migliori e ottenere dei risultati. Lui ha messo a disposizione la macchina per raggiungere la meta, ma se questa non è un rottame e per raggiungere Tricesimo dallo stadio uno impiega un’ora vuol dire che bisogna cambiare il guidatore, il pilota. E quello non è mio figlio».
Per cui alla fine il dado è presto tratto: «Credo si debba rinnovare profondamente la rosa. C’è bisogno, più che di aria, di acqua fresca: servono forze e stimoli nuovi per tornare a essere l’Udinese, squadra capace di sorprendere nell’anno buono».
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