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Udinese, parola d’ordine personalità

Per uscire indenni da San Siro l'Udinese deve mostrare quella qualità troppe volte dimenticata negli spogliatoio: la personalità

Monica Valendino

Nelle ultime tre stagioni si possono contare sulle dita di una mano le partite dove l'Udinese ha mostrato personalità, non ha atteso l'avversario e ha giocato con una identità di gioco ben precisa. A memoria ricordiamo quelle con Fiorentina, Napoli e Torino l'anno scorso e sempre quella con i viola l'anno prima.

Certamente altri risultati importanti ci sono stati, altre vittorie: ma non sempre i tre punti significano aver giocato a pallone.

Prendiamo la partita con l'Empoli: alla fine il successo è arrivato, ma se si guardano i numeri e soprattutto la gara ci si rende conto che i toscani non avrebbero di certo rubato se avessero loro fatto bottino pieno. Il calcio è questo e quando vinci va tutto bene. Ma non può durare a lungo.

La gara con l'Empoli appare già lontana però, il mercato si è chiuso e ha portato quel regista che mancava. Inoltre ci sono due settimane in più di lavoro sulla difesa a quattro.

Mancano i terzini veri, soprattutto a sinistra e soprattutto ora che si è fatto male Samir che si era comunque adattato alla situazione. Un problema non da poco perché avere la fascia mancina menomata significa dare spazio alla destra dall'altra parte. Che si chiamano Sosa e Suso, due che sanno essere veloci e si deve avere bene in mente cosa ha fatto Salah all'esordio contro un improvvisato Adnan.

Per sopperire a questa carenza non c'è altro da fare che non attendere l'avversario. Serve avere personalità e una identità di gioco che si traduce anche con enorme spirito di sacrificio. Fofana e Kums (all'esordio) dovranno alleggerire parecchio il lavoro sul centro sinistra della difesa, raddoppiando e sradicando qualche pallone in più del solito. Poi serve convinzione nei propri mezzi, sapere che il contropiede fine a se stesso può funzionare una volta, ma poi alla lunga se si lascia campo al Milan, le si prende. L'anno passato Armero illuse proprio grazie a una fiammata, poi l'Udinese fallì il raddoppio e alla fine il Milan crebbe alla distanza.

Dopo tante parole dunque serve far vedere che si sta crescendo come squadra, come gruppo: a parole tutti sono bravi a elogiarsi per quanto solido sia questo spogliatoio bianconero, ma in campo troppo spesso si sono visti solo 11 giocatori non una squadra. Per questo il lavoro di Iachini è stato anche di psicologia. Ma il difficile viene adesso,quando gli alibi del mercato e di inizio stagione oramai si assopiscono. Ora si inizia davvero il campionato: che al di là del risultato deve mostrare una Udinese finalmente diversa e non episodica.

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