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Gazzetta: il piano per salvare il Parma

C’è un piano per traghettare il Parma fino alla fine della stagione, per evitargli lo sprofondo tra i dilettanti, per porgerlo nelle mani di un nuovo proprietario, per farlo ripartire dalla Serie B. Ed è un piano che stanno elaborando Figc,...

Monica Valendino

C’è un piano per traghettare il Parma fino alla fine della stagione, per evitargli lo sprofondo tra i dilettanti, per porgerlo nelle mani di un nuovo proprietario, per farlo ripartire dalla Serie B. Ed è un piano che stanno elaborando Figc, Lega e Comune di Parma, dopo l’apertura del tavolo permanente aggiornato a domani mattina. Il fallimento pilotato non è una novità nel calcio - basti pensare al Bari nella scorsa stagione - ma l’ipotesi allo studio, questa sì che non ha precedenti. Si tratta, di fatto, di affidare il Parma da qui a giugno alla gestione collegiale di Federazione e Lega, con quest’ultima a farsi carico delle incombenze per portare a termine il campionato. Un esercizio provvisorio con le istituzioni calcistiche a fare da garanti. Ma perché questo avvenga sono indispensabili una serie di passaggi.  

PIANO B Il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, ha scaricato l’attuale presidente Manenti («il Parma è un club di Serie A, non una salumeria. Se non si hanno risorse su un conto italiano per far fronte a spese immediate, è evidente che ci sia qualcuno dietro») e pare lo stia mettendo alle strette per portare i libri in tribunale. L’obiettivo, infatti, è accelerare il più possibile le tappe di avvicinamento al fallimento pilotato, la via meno indolore per gli emiliani visto che nei fantomatici fondi esteri nessuno spera più. Il tribunale ha già fissato al 19 marzo l’udienza, che si arricchisce delle istanze di tre agenti di calciatori. Rischia di essere troppo tardi: il Parma non ha i soldi pagare la luce, il gas, i trasporti, gli steward (la ditta che li fornisce avanza 77mila euro), e incombe la trasferta di Genova. Si sta facendo di tutto per evitare l’esclusione dei gialloblù dal campionato, che scatterebbe alla quarta rinuncia e che porterebbe alle sconfitte 0-3 a tavolino fino all’ultima giornata. Una mazzata terribile per la Serie A, con le pay tv che potrebbero anche fare causa. Quello dell’esclusione è uno scenario a cui le istituzioni non vogliono nemmeno pensare. Ma bisogna fare in fretta.

ITER Fervono i contatti con la Procura per intercedere presso il tribunale e anticipare l’udienza fallimentare. Il piano di salvataggio, infatti, può scattare solo dopo la dichiarazione di fallimento e la concessione dell’esercizio provvisorio. A quel punto la Figc e la Lega si proporranno come soggetti garanti della gestione ordinaria di questi mesi, in attesa dell’asta e di un compratore. Il giudice dovrà dare l’ok valutando anche una condizione che i traghettatori potrebbero proporre: fare in modo che il nuovo patron del Parma ripaghi subito i soldi anticipati dalle istituzioni calcistiche per la gestione corrente di questa annata. Sarebbe, in particolare, la Lega a farsi carico delle spese. A quanto ammontano? Circa 5 milioni dovrebbero bastare per portare a termine il campionato. I debiti con i tesserati e il personale contratti in questa stagione (da luglio coi calciatori, da tre mesi col personale) verrebbero congelati. Le spettanze che cominceranno a maturare dal primo giorno dell’esercizio provvisorio sarebbero, invece, saldate dalla Lega volta per volta, fino a giugno: anche in questo caso si punta a una transazione per arrivare a pagare il 70-80% del dovuto.

COMPRATORE È chiaro che, a quel punto, si lavorerà su due direzioni. Assicurare che il Parma vada in campo («Il campionato non sarà falsato, non ci saranno defezioni», garantisce Tavecchio) e impegnarsi nella ricerca di un compratore. Operazione, quest’ultima, che già vede in prima linea il sindaco Pizzarotti che ha bussato alla porta di alcuni imprenditori locali. Se davvero ci sarà il fallimento pilotato, chi subentrerà nella proprietà del Parma dovrà farsi carico, oltre che del prezzo fissato dall’asta, dei debiti sportivi pregressi. È chiaro, però, che i debiti con il personale (20-30 milioni) verranno rinegoziati: diversi giocatori hanno dato la loro disponibilità. Il Parma si ritroverebbe in Serie B, con l’indebitamento sportivo azzerato e un nuovo progetto societario, nella speranza di dimenticare in fretta i danni provocati dalla gestione precedente. Al 30 giugno 2014 c’erano 96 milioni di debiti al netto dei crediti. In totale l’indebitamento aveva raggiunto l’incredibile soglia dei 197 milioni, con un incremento del 1131% rispetto ai 16 del 2006-07, stagione in cui si insediò Tommaso Ghirardi. Ora il passivo è addirittura peggiorato, visti i ritardi accumulati sugli stipendi. La giostra è finita.

"Tratto dalla Gazzetta dello Sport

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