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L'analisi della Gazzetta alla sconfitta dell'Udinese.
A grande richiesta, il Sassuolo. Più forte di tutto. Della stanchezza, dell’emergenza, dell’Udinese. Leggendo i nomi che compongono la formazione di Di Francesco, è facile immaginare come possa andare a finire in un pomeriggio di grande ispirazione. Guardando poi giocare gli uomini che portano quei nomi, ogni previsione diventa certezza. E alla fine vincono i padroni di casa senza 5 titolari (Berardi, Cannavaro, Duncan, Gazzola e Missiroli) e senza nemmeno Matri e Sensi: con sostanza, cuore, stoffa buona delle seconde linee e pochi lustrini, al cospetto di un rivale che si ridesta solo nel finale colpendo due traverse (deviazione di Antei e testa di Felipe), ma che per gran parte del match appare come una multinazionale senz’anima.
PROGETTO VINCENTE Non hai Berardi e Missiroli? C’è Politano in stato di grazia. Emblema del Sassuolo in cui i giocatori sono intercambiabili: vale più il progetto dei singoli. L’esterno asseconda le sovrapposizioni di Lirola e Peluso, centauri della fascia che «allargano il campo»: piovono cross per i compagni, ben 22 su azione (mai così tanti in A da aprile contro la Samp). Per effetto dell’ennesimo contributo dello spagnolo, Defrel potrà attorcigliarsi nell’area piccola e colpire come un cobra l’Udinese al 34’. L’Udinese sbanda, trova in De Paul un intralcio e non il faro che cercava: Iachini provvede gettando nella mischia Zapata, Perica e infine Ewandro in coincidenza col graduale calo atletico altrui. Ne verrà fuori un finale pirotecnico di marca bianconera: due legni colpiti, un salvataggio sulla linea di Acerbi su Zapata e un gol di Heurtaux a gioco fermo per una spinta di Perica su Antei. Tre episodi che riducono la forbice dei meriti, ma non guastano l’impressione dominante: Sassuolo con grinta, oro delle provinciali, Udinese senza puntualità, limite degli imperfetti.
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