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Messaggero Veneto: “All’Udinese servono i gol degli attaccanti”

Fulcio Collovati dice la sua sul momento di Udinese e Pordenone

Redazione

L'apertura del Messaggero Veneto sull'Udinese con Collovati che dice la sua

Collovati, lei vive lontano da qui: come è visto in questi anni il club bianconero? Le ha sentite espressioni tipo: "Siamo come l'Udinese", riferendosi alla politica delle plusvalenze?«Certo, ma devo dire che si tratta di una realtà organizzata, un'eccellenza, non solo per lo stadio modello. I tifosi di calcio si fermano spesso all'apparenza. Siamo noi esperti che dobbiamo sottolineare tutti gli aspetti. Per esempio è giusto dire che in un'epoca di proprietà cinesi, americane o addirittura legate a fondi di investimento, quella dell'Udinese è ancora una famiglia. Non ce sono molte».Ma perché l'Udinese fa tanta fatica da qualche anno a questa parte?«Perché tanti hanno copiato la sua politica. E molte sono anche società con grande disponibilità finanziaria. Adesso individuare i talenti prima di tutti e diventato difficilissimo. Ma per anni e anni i Pozzo l'hanno fatto: basta fare un elenco dei giocatori che sono passati per Udine per capire le competenze del club».Collovati, possiamo invece sfruttare la sua competenza per una "fotografia" della squadra in mano a Tudor?«Nell'ultima partita a Firenze è stata anche un po' sfortunata, questione di episodi: avrebbe meritato un pareggio. Nelle precedenti partite, invece, ha pagato la scarsa vena delle punte».Le prospettive? Vede un'Udinese impegnata fino alla fine nella lotta per non retrocedere?«Credo che abbia un impianto e delle individualità superiori ad almeno quattro-cinque avversarie che sono destinate a giocare per la salvezza, ma per non correre rischi adesso l'Udinese ha bisogno dei gol dei suoi attaccanti. Non è possibile che tra Lasagna, Okaka, Nestorovski e Pussetto, tanto per fare quattro nomi, abbiamo segnato solo due gol».È vero, Lasagna ha firmato la rete inutile con il Parma, Okaka quella vincente con il Bologna, l'altra è quella di Becao con il Milan. Sono mancate solo le punte?«No, uno come De Paul deve fare di più, è un nazionale argentino, un giocatore di talento, ma finora non ha fatto la differenza. Con lui l'Udinese ha le potenzialità per mettersi in salvo prima delle altre, ma deve crescere».Insomma, bisogna avere fiducia. E magari recuperare un po' di entusiasmo. Qui a Udine, complici i problemi logistici, è il Pordenone che ci fa respirare l'aria frizzante del calcio ruspante di provincia...«Il mio amico Attilio Tesser. No, non ho giocato con lui, arrivai quando lui se n'era andato. Ma lo conosco benissimo, soprattutto come allenatore. Ricordo quando costruì il Novara del doppio salto dalla C alla massima serie, ma ha fatto benissimo anche altrove. Lo seguo con simpatia, con lui il Pordenone ha in casa un'assicurazione».Avrebbe meritato una carriera in A?«Tesser merita la serie A. Ma le dinamiche nel mondo del calcio sono strane, a volte incomprensibili» (...)

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