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Criscimanni: Segnatevi il nome di De Luca!

Antonio Criscimanni, per tutti semplicemente ‹ Crisci ›, ha vissuto gli anni di Zico, ma anche l’avvento di Pozzo. Uno spartiacque tra l’Udinese di un tempo e quella attuale. «Ricordo che arrivare a Udine fu un bellissimo impatto, del...

Monica Valendino

Antonio Criscimanni, per tutti semplicemente ‹ Crisci ›, ha vissuto gli anni di Zico, ma anche l’avvento di Pozzo. Uno spartiacque tra l’Udinese di un tempo e quella attuale. «Ricordo che arrivare a Udine fu un bellissimo impatto, del resto conoscevo bene anche l’allenatore: è stato del resto Vinicio a volermi. Sono stati quattro anni buoni, avevo pensato di rimanere a vivere a Udine, poi purtroppo mi sono infortunato e le strade si sono divise ».

Qualche rimpianto per come è finita questa avventura in bianconero?

«Nessun rimpianto, sono stati anni davvero belli: purtroppo c’è stata di mezzo la penalizzazione, ma è stata un’esperienza anche quella. Sono stato bene ».

Come avete vissuto quell’annata con il fardello dei meno nove?

«Non eravamo di certo contenti, sapevamo che sarebbe stata una stagione dura. Già ad Avellino avevo provato cosa significasse giocare con la penalizzazione, ma in Irpinia i punti in meno erano 5, a Udine nove: una bella differenza. Ma ce la siamo giocata, sapevamo che era difficile, ma ci abbiamo provato. Ripeto, anche una esperienza così lascia qualcosa, ci eravamo tutti uniti molto per cercare di fare l’impresa ».

Che ricordi ha di Udine?

«La porto nel cuore, mi sono trovato bene, mi sono fatto parecchi amici e, come detto, se avessi finito la carriera in Friuli sarei rimasto. Zico è stata una persona eccezionale per me: lui e la famiglia erano quello che che tutti credo gli riconoscono, persone semplici, alla mano, sempre disponibili. Insomma eccezionali, ma credo che a Udine lo sappiano meglio di me ».

Oggi segue l’Udinese?

«Mi fa piacere vederla affermata, la società sta facendo un lavoro bellissimo. I frutti si vedono. Pozzo già quando arrivò mi fece una buona impressione, ha dimostrato che ci tiene alla città, lo stadio nuovo ne è la dimostrazione ».

Dopo Udine com’è andata la carriera?

«Ho finito di giocare in Svizzera, nel Morbio, poi ho iniziato ad allenare: Chiasso, Lugano ed altre squadre di C elvetiche. Poi in Italia sono arrivato al Varese, ho lavorato con i giovani e ora mi diverto in prima categoria al Viggiù ».

Esperienze con i giovani, ma oggi come li trova?

«I giovani sono davvero cambiati, non è di certo perché lo dicono tutti: noi una volta avevamo due giacche al posto dei pali e un pallone, oggi si allontanano alla prima difficoltà. Però ci sono anche ragazzi con passione. Se potessi fare un  nome direi De Luca: l’ho avuto al Varese, è in gamba davvero e meriterebbe una chiamata importante».

Qual è la causa se certi giovani italiani non emergono?

«Andrebbero diminuiti gli stranieri, giovani validi se ne trovano in giro, ma a volte costa meno andare a prendere i giocatori in Brasile. Poi non c’è pazienza, viene segato subito chi sbaglia »

Cosa cambierebbe ancora nel calcio d’oggi?

«Una volta il contratto per noi andava di anno in anno, oggi si fanno quinquennali subito e vengono meno anche le motivazioni. I procuratori sono troppo invadenti. Dovrebbero essere i genitori a dover far crescere i giocatori senza aspettative. E’ vero, però, che anche molti genitori pensano di avere il campione in casa, e si mettono sempre dalla parte dei ragazzi difendendoli anche quando sbagliano ».

Criscimanni, romano, che ne pensa di Stramaccioni e Colantuono?

«Non li conosco personalmente: sono ottimi allenatori, forse Strama ha fatto il salto troppo presto, ma è molto preparato. Colantuono ha fatto la gavetta: onestamente a Bergamo non si è capito l’esonero ».

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