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Pederzoli e il ‘miracolo’ Pordenone: “Il senso di appartenenza fa la differenza”

Alex Pederzoli, da enfant prodige con la Juve, alla maturità piena col Pordenone: dove è leader in campo e fuori. "Siamo un gruppo di amici, è quello che fa la differenza".

Monica Valendino

Un leader nel calcio lo vedi in campo, ma anche fuori per come si presenta, per come parla, per i concetti che esprime. Alex Pederzoli è certamente un leader per questo Pordenone che sta facendo sognare e incarna al meglio i valori che questa squadra trasmette.

E a 31 anni la maturità è davvero arrivata. Peccato forse, perché già quando vinceva con la Juve il Viareggio nel 2000 avrebbe potuto intraprendere una carriera diversa:  "Sicuramente non ho avuto la giusta maturazione in giovane età: ho avuto diverse opportunità importanti che non ho sfruttato a pieno. E' stata una mia responsabilità, dovevo essere diverso, ho raggiunto la maturità in età avanzata dove era più difficile arrivare a certi livelli. Ma è da 'perdente' ragionare sul passato: uno non deve rinnegare nulla, ho fatto tesoro degli errori fatti e poi ho fatto un percorso diverso. Chiaro che se a 20 anni avevo un processo di crescita più veloce potevo fare qualcosa di diverso, ma sono anche contento di quello che ho fatto in questo mondo che sono convinto che potrà darmi ancora tanto".

Nei commenti dei tifosi, però, spesso si ente dire che uno come Pederzoli meriterebbe categorie superiori, e che magari i troppi stranieri 'strangolano' la possibilità di emergere degli italiani bravi:  "Io direi che nel calcio a volte si arriva in determinate situazioni per tante componenti. Vincere un campionato può cambiare tanto: negli ultimi due anni ho fatto una finale e una semifinale play off, ma l'anno dopo sono partito dalla stessa categoria. Vincere ti porta qualcosa di diverso. Se arrivi in una categoria e ti puoi stabilizzare, è diverso. Vincere adesso non è facile, poi società di categorie superiori è difficile che vadano a rischiare se uno supera una certa età. Comunque sono convinto che il mio sogno di giocare in altre categorie si può realizzare. Non trovo però giustificazioni in stranieri o discorsi simili. Io credo che uno ha quello che si merita"

E il Pordenone potrebbe regalare questa possibilità. Anche se per molti è un 'miracolo' vederlo lassù, visto che è partito tra i ripescati. "Nella vita non si deve mai essere presuntuosi, ma fin dall'inizio non mi dava l'impressione di avere problemi a tenere la categoria. Fin dall'inizio c'erano giocatori molto sottovalutati, giovani che potevano fare il salto di qualità. Il complesso per me era medio alto. Poi chi ha fatto la squadra è stato bravo ad assemblarla, prendendo elementi che  venivano da annate non sempre positive e avevano bisogno di tranquillità per rilanciarsi. Poi si è creata una chimica all'interno del gruppo che sta facendo la differenza. Non abbiamo la rosa che possono avere altre quattro o cinque squadre, ma noi abbiamo una organizzazione e un gruppo fondamentali. E' una situazione che si crea raramente, qui si sta formando un senso di appartenenza che fa la differenza".

Merito anche di Bruno Tedino che sta proponendo un calcio davvero spettacolare:  "Tedino lo avevo già avuto tanto tempo fa, ma qui c'è tanto di tutti: è una società dove si sta bene, dove tutti fanno quel qualcosa in più e questo benessere lo respiriamo e ce lo portiamo dietro. Poi è chiaro che il mister ha creato un vestito perfetto per questa squadra, ma è innegabile che tutto sta funzionando alla perfezione"

Ora il Pordenone è aspetto al varco da tutti, questa potrebbe essere la difficoltà maggiore: "Noi dobbiamo continuare a divertirci, allenarci con lo stesso entusiasmo e la stessa serenità. Non dobbiamo metterci pressioni, dobbiamo continuare a fare quello che stiamo facendo, né più né meno".

E in caso di Play Off, ora come non mai davvero alla portata, la strada da seguire è altrettanto 'semplice': "I playoff sono un campionato diverso: anche in quel caso sarà importante capire come ci arriveremo a livello fisico e mentale. Sarebbe un traguardo di una importanza incredibile. Se ci arrivassimo dovrebbe essere il nostro modo di divertirci in campo a fare la differenza. Siamo una squadra che potrebbe dire la sua anche lì. Fa piacere che dicano che giochiamo meglio di squadre anche di categoria superiore, ma non dobbiamo sentirci troppo bravi. Dobbiamo rimanere nel nostro  contesto, senza guardare al di fuori. Siamo belli così, senza troppi grilli per la testa".

A livello personale malo lo stesso discorso: nessun obiettivo particolare in termini di gol, ma solo continuare a raccogliere soddisfazioni di gruppo: "Obiettivamente segnare non è un cruccio mio personale. Sono molto più contento se giochiamo bene e raggiungiamo risultati. Poi fare 4-5 gol è sempre positivo, ma obiettivamente sono molto più contento se facciamo in serie prestazioni come quest'anno"

Lo sguardo cade anche sulla Serie A, apparentemente distante per molti versi:  "Mi piace guardare partite. Le prime sei sono formate da campioni, ma è chiaro che la fisicità della Serie A è diversa, poi le squadre hanno due o tre campioni che fanno la differenza. Una ottima squadra di Lega Pro può fare un buon campionato di B, una buona squadra di B fa molta fatica in A, se non si rinforza. Se non cresci tantissimo rimanere nella massima serie è molto difficile"

Chissà che il Pordenone non possa fare la scalata che l'Udinese di Giacomini fece tanti anni fa. Qualcuno coglie già somiglianze tra le due realtà: "Anche qui siamo un gruppo di amici, è quello che fa la differenza. Poi nel calcio per fare scalate di questo tipo servono tante componenti. Quest'anno tante di queste si stanno verificando, ma ora aspettiamo maggio per vedere dove possiamo arrivare".

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