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Poggi: fuori l’Udinese è vista in maniera stratosferica

Il suo addio Udine per la Capitale fu doloroso per i tifosi che lo hanno sempre adorato. Paolino Poggi oggi però è di nuovo in Friuli, come dirigente dell’Udinese Academy: “Il progetto sta andando molto bene: a Udine abbiamo...

Monica Valendino

Il suo addio Udine per la Capitale fu doloroso per i tifosi che lo hanno sempre adorato. Paolino Poggi oggi però è di nuovo in Friuli, come dirigente dell'Udinese Academy: "Il progetto sta andando molto bene: a Udine abbiamo ottenuto risultati soddisfacenti anche e soprattutto dal punto di vista della soddisfazione dei ragazzi. Questo vale anche per le società affiliate. Sto andando in Basilicata per un raduno, il settore giovanile funziona. Stiamo crescendo, è quello che volevamo".

Ma ci sono giovani interessanti che presto potremo vedere pianta stabile all'Udinese?

"Non sono facilmente individuabili: il nostro settore giovanile è molto competitivo e selettivo. Serve trovare un'eccellenza per superare quello che abbiamo in casa. Sicuramente non manca il talento tra i giovani, ma se dovessi dare dei numeri direi che c'è un giovane davvero interessante per regione".

Oggi i ragazzini hanno ancora voglia di giocare a pallone come quelli di qualche generazione fa?

"La voglia è intatta: solo che  interpretano il calcio in maniera diversa, ma non si può parlare di scarsa passione o di mancanza affezione. Più che altro  noto poca voglia di sacrificarsi: non sono molto predisposti a questo, ma non perché non gli piace, ma solo perché la società di oggi ti fa sedere più di un tempo. Finiscono alle 4 la scuola, devono fare i compiti, poi c'è poco tempo per altro: è cambiata in generale la quotidianità, ma la passione è uguale".

Dai giovani ai grandi della prima squadra. Che stagione è stata quest'Anno Zero?

"Complessivamente assomiglia alla prima di Zac: l'equilibrio non è stato l'elemento predominante oggi come allora, si sono alternati momenti fantastici a difficoltà. In entrambi i casi si sono superati i momenti duri".

Nella squadra di Zac c'erano molti italiani: era più facile creare un gruppo?

"Certamente ha aiutato a creare un legame, è stato determinante: come sempre detto non eravamo i più forti, ma eravamo amici. Questo aiuta sempre. Oggi in squadra ci sono quattro italiani: credo siano indispensabili. Loro in questo caso sono quelli che danno equilibrio allo spogliatoio offrendo un senso di appartenenza, di cultura, di conoscenza della città. Sono determinanti".

Che finale ci dobbiamo attendere da qui al termine del campionato?

"Quest'anno non deve lasciare dubbi: secondo me non si deve dare la sensazione di aver mollato o di essersi rilassati a salvezza raggiunta. Serve fare la prestazione fino alla fine per confermare quanto di buono visto. Per onorare l'arrivo del nuovo stadio basta dimostrare passione. Ho sentito Thereau dire a Italo Cucci che non vede l'ora di giocare nel nuovo impianto: è il messaggio perfetto, l'attesa di esibirsi in questa nuova casa. E' già questo uno stimolo".

Zico ha detto che Totò ha proposto una gara con lui e Amoroso. Però sarebbe bello inaugurarlo con le vecchie bandiere...

"Sarebbe una bella idea giocarci con i compagni che hanno scritto la storia di questo club: noi che abbiamo fatto l'impresa del 1997, per esempio, non abbiamo mai più giocato una partita assieme. Sarebbe bello davvero".

Poggi per l'Academy gira molto l'Italia: come è vista l'Udinese?

"Non ce lo possiamo immaginare da Udine! Ci sono manifestazioni di simpatia davvero importanti. Sul serio: l'immagine che ha il club è esagerata. Forse è vero che in Friuli si sta perdendo a volte la dimensione di quello che siamo stati e siamo: per quello che fa il club è chiaro che si innescano aspettative. Quello he si sta costruendo è grandioso: dal Watford all'Academy fuori si dà tutto per scontato, ma fuori è davvero apprezzato. Noi che giriamo lo percepiamo. A Martinafranca così come a Imola ti rendi conto di quanto siamo ammirati. Abbiamo creato una tifoseria alternativa".

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