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Gazzetta: Gotti uomo colto. Cinema e libri

Udinese: mister Luca Gotti

L'identikit del tecnico in pectore dell'Udinese sulle pagine della Rosea

Redazione

L’uomo ombra è fatto così. Gli piace stare dietro le quinte, anche perché quando è stato sul proscenio non è andata benissimo. Lavorare nel back stage invece fa per lui, poca esposizione mediatica, molta sostanza, più tranquillità, relativa, perché quando lavori con allenatori di prima qualità come Donadoni e Sarri non ti puoi tanto nascondere. Quando sei nato, nel calcio, non ti puoi più nascondere. Vent’anni fa Luca Gotti, con una carriera modesta da calciatore alle spalle, allenava gli Allievi del Milan. Aveva poco più di trent’anni. C’erano state chance di passare alla Primavera rossonera, ma non si concretizzarono. Da lì invece Gotti passò al calcio degli adulti, club piccolissimi: Montebelluna e altre squadra vicino a casa. Poi, l’esperienza con l’Under 17. Il c.t. Donadoni lo prese come collaboratore in Nazionale. Lo considerava un grande osservatore e un gran tattico. Luca doveva studiare le altre, spiare, riferire. Ad esempio, seguire l’Olanda del c.t. Van Basten, destinata a sfidare di lì a pochi giorni l’Italia dell’ex compagno di Milan e amico di golf. L’esperienza in federazione così stava andando avanti, per Gotti si poteva immaginare un futuro con la Under 21. Invece, nulla. Donadoni si fermò ai rigori contro la Spagna e Gotti si reinventò. Arrivò l’offerta del Treviso, squadra di serie B, accettata. Non andò bene. Poi la Triestina, quindi la riflessione. La sua strada era fare il vice, l’uomo nell’ombra. Quello che prepara tatticamente le partite, che non compare a meno di squalifica o periodi ad interim. «Mi spiace soltanto per il mio conto corrente», ha detto ieri in tv con un sorriso. Gotti possiede garbo, misura e un certo senso dell’umorismo. È un uomo colto. Ama i romanzi difficili, il cinema, è legatissimo alla famiglia e alla sua terra. Coltiva in modo quasi ossessivo la privacy. Per certi versi somiglia a Francesco Guidolin, anche se la figura che più gli si avvicina è Mauro Tassotti, un altro che non ama fare il frontman e ha rifiutato tante offerte. Ha una storia da calciatore diversa da quella di Gotti, ma per il resto i punti di contatto fra i due ci sono. Amici di Donadoni tutti e due. Tattici ma non teorici. Uomini di campo, da una vita. La simbiosi con Donadoni ha regalato a Gotti una bella carriera da vice. Cagliari, Parma, Bologna. Poi l’esperienza con Sarri al Chelsea, l’occasione mancata di seguire il tecnico della Juve in Italia, l’approdo all’Udinese, i guai di questi giorni. Gotti va per la sua strada. «La società avrà tutto il tempo per decidere». Non ha intenzione di cambiare, perché è fatto così. Forse soltanto i suoi ragazzi potrebbero convincerlo a mutare il suo pensiero forte. (Gazzetta dello Sport)

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