rubriche

La piccola Italia sconfitta dal Portogallo (Di F.Canciani)

Abbiamo imparato stasera che il match amistoso contro i lusitani di Fernando Santos non era solo la solita gara che chiude la stagione su un campo praticamente neutro come quello di Ginevra; c’erano in palio importanti punti-ranking, che...

Franco Canciani

Abbiamo imparato stasera che il match amistoso contro i lusitani di Fernando Santos non era solo la solita gara che chiude la stagione su un campo praticamente neutro come quello di Ginevra; c’erano in palio importanti punti-ranking, che avrebbero sancito quale fra le due formazioni si sarebbe presentata al sorteggio per gli Europei russi da testa di serie.

Ebbene, pur privi di CR7 e Dani i portoghesi non hanno mancato di timbrare il biglietto, ottenendo al contempo la vittoria (dopo quarant’anni o quasi di batoste), la prima sconfitta di Conte da C.T. della Nazionale e il pass da top team ai suddetti sorteggi.

Chi mi legge da un po’ (temo pochi...) sapranno già della mia totale disaffezione verso i colori azzurri, nutrendo io un amor di patria vicino ai meno 273 gradi centigradi (zero gradi Kelvin, ovvero zero assoluto), ma per giudicare questa gara (che l’Italia in extremis avrebbe anche potuto pareggiare) mi dichiaro imparziale.

Già nel 1995, mentre studiavo in Belgio, osservando una gara fra una formazione portoghese e, credo, la Samp in coppa europea, un amico maghrebino mi diceva “le Portugal, équipe supertechnicienne”. Oggi questo assunto si è confermato: un’Italia sbuffante, dall’incedere faticoso e mai fluido, discreta davanti ma macchinosa ed imprecisa dietro, si è troppo spesso trovata a mal partito contro un avversario che soprattutto nella ripresa (dopo un primo tempo equilibrato) girava la palla con continuità e si divertiva, e divertiva il pubblico, riconciliando col calcio chi, come me, viene da un’annata di qualità zero. Emblematica l’azione della rete portoghese: slalom di Eliseu (che la Lazio ha forse un po’ troppo frettolosamente bollato come bidone), trivela dalla sinistra di Quaresma (che all’Inter un bidone lo fu veramente), anticipo di Eder sul bell’addormentato Bonucci e Sirigu la raccoglie nel sacco. Poesia da una parte, due nefandezze dall’altra: oltre alla mancata chiusura del Beckenbauer juventino in area piccola, si noti Soriano (due reti all’Udinese fra le altre) inseguire invano Eliseu salvo poi decidere di entrare da dietro, come un karateka sulla tavoletta d’abete, guadagnandosi un generoso giallo e per fortuna non cogliendo appieno la gamba avversaria. Una totale pazzia.

Intendiamoci: dare colpe a Conte, tre giorni dopo aver ben figurato a Spalato, sarebbe sbagliato oltreché ingeneroso. Il vulcanico trainer salentino fa con quel che gli passa il convento, e tutto sommato partire da testa di serie in Russia non sarebbe nemmeno stato tutto questo vantaggio. L’Italia si comporta bene da nazionale sottotraccia, quel che i britanni chiamano underdog, anziché da formazione-top. E poi da qui alla prossima estate c’è un intero campionato di distanza.

Conte fa bene a non essere preoccupato: ha ereditato una squadra allo sbando dal prode Prandelli, può solo far meglio pur ricordando che agli ultimi Europei del 2012 il predecessore si guadagnò la finale (pur strapersa avverso la Spagna). Vedremo cosa succederà, soprattutto dove il C.T. pescherà un cicinìn di qualità in più che, unita alla nostra atavica sagacia tattica, potrebbe far la differenza.

"Franco Canciani @MondoUdinese

tutte le notizie di

Potresti esserti perso