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Mattiussi: il mio 1992

Nel 1992 avevo 21 anni: ricordo lo spareggio di Bologna mi ricordo l’avevo visto in Tv. C’era un mondo diverso, i tifosi dell’Udinese erano abituati all’ascensore tra A e B. Solo dal 1995 la società è cambiata diventando...

Monica Valendino

Nel 1992 avevo 21 anni: ricordo lo spareggio di Bologna mi ricordo l'avevo visto in Tv. C'era un mondo diverso, i tifosi dell'Udinese erano abituati all'ascensore tra A e B. Solo dal 1995 la società è cambiata diventando quella di adesso, allora ricordo la sofferenza per la salvezza o per la lotta per risalire. Oggi i tifosi si sono abituati bene, ci si è dimenticati a soffrire come facevamo allora. L'Udinese va sempre ricordato che cosa è, anche se oggi è una grande che è arrivata prima di molte grandi. Gli introiti sono diversi dalle loro, ma oggi ci accorgiamo che l'Udinese negli ultimi 15 anni ha fatto cose grandiose. Se togliamo il Parma con Tanzi per un  lasso di tempo, solo l'Udinese tra le città di queste dimensioni ha fatto così bene.

Se devo tornare a quegli anni ricordo il tifo, ovviamente per l'Udinese, ma anche la Sampdoria scudettata che era vista come squadra simpatia, anche perché c'era una sorta di identificazione: allora anche i piccoli sognavano di ripetere quel miracolo. Che visto oggi va guardato come una grande organizzazione, una grande squadra e un grande allenatore, ma che poi ha faticato a mantenere il ciclo aperto.

Proprio la difficoltà di rimanere ai vertici dovrebbe far riflettere: Udine è rimasta ad alti livelli  pur vendendo grandi campioni. Il modello è consolidato, prima nessuno l'ha fatto.

A 21 anni, allora,  non sono mai stato tifoso delle italiane oltre che della 'mia' Udinese, ma chi mi è sempre piaciuto è stato Maldini che l'ho visto esordire proprio a Udine nel 1986. E' stata la dimostrazione che ha giocato non solo perché si è figli di un grande giocatore,  ma perché meritava: è stata una bandiera, un esempio etico.

Del 1992 ricordo Dell'Anno, giocatore che aveva fatto innamorare i tifosi, ma il simbolo è stato sempre Balbo. Arrivato con diffidenza, ha dimostrato in una squadra non fortissima quanto valeva. Poi Sensini, il Maldini bianconero. Poi Fabio Rossitto che ha portato un'intensità e un senso di appartenenza che hanno fatto la differenza. Ha sempre mantenuto l'atteggiamento di allora, anche come allenatore.

Del calcio di oggi dico che è più esasperato a livello giovanile: facendo il parallelo tra Fabio Rossitto, un modello, ce ne sono molti altri che si sono persi perché non hanno avuto quella fame che serve per confermarsi. Il mondo è cambiato tanto, i giovani cercano di emulare prima gli atteggiamenti fuori dal campo,  poi quello che fanno in campo i campioni.  Manca forse un po' di fame, è molto difficile arrivare, più difficile confermarsi. Il calcio se non sei forte ti schiaccia, la differenza tra chi è emerso e chi no sta proprio in questa caratteristica che cerco di trasmettere oggi ai miei ragazzi. Oggi dopo una apparizione o anche solo dopo un allenamento con la prima squadra pensano che il  trapasso sia naturale, ma non è così.

Da quel 1992, comunque, nel mondo ci sono stati cambiamenti radicali: ci hanno coinvolto in maniera profonda. Nel calcio è cambiato tutto con l'avvento delle Tv, l'aspetto tecnico è importante, ma non come allora: oggi i club sono industrie, si guardi ai grandissimi come Real, Barcellona o Manchester. E' cambiato il mondo è cambiata in modo epocale la gestione. I vari Rozzi, Anconetani di allora non esistono più perché allora si gestivano spesso le squadre come delle famiglie, oggi come aziende vere e proprie.

Nel mondo tutto sembrava migliorare, ma questo grande cambiamento non c'è stato, anzi stiamo tornando indietro. La crisi di questi anni che ha colpito l'occidente ha risvolti importanti nella società. A Fine anni '90 tutti ci si poteva permettere quasi tutto, oggi si fa i conti con lo stipendio. Poi altre problematiche geopolitiche nate per religioni, soldi, lotte di classe stanno portando un malessere che sfocia con la violenza che si vede un po' ovunque. Quanto accade in Italia con i movimenti di tutti i tipi riscontra un malessere diffuso. Deve far riflettere: il 1992 è stato l'inizio di Tangentopoli, ricordo che ci si appassionava tutti per la nuova politica, i giudici allora erano eroi, oggi non più: molto è cambiato, ma forse nulla è cambiato. La corruzione si è solo evoluta. C'è una differenza: allora quello che veniva trafugato, per via del benessere, pesava poco perché la gente stava bene, oggi con una situazione difficile, le persone accettano meno questo modo di fare. Oggi la gente non ha fiducia nelle istituzioni, perché è sempre il povero a pagare. Le stesse leggi sembrano colpire duramente i poveracci, mentre trascurano chi ruba miliardi.

Rispetto al 1992, comunque, vedo che oggi mancano punti di riferimento, allora vivevamo con passione la politica, il calcio, la società. I ragazzi di adesso, le loro famiglie, pensano che si debba fare il calciatore per riscattarsi, allora chi giocava diventava professionista grazie alla passione. Questo è cambiato da allora, questo è il mio 1992 che ricordo.

"Luca Mattiussi @Mondoudinese

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