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Totò sceicco

Caro Totò, siamo giunti ai titoli di coda della tua avventura in bianconero. Ho deciso per questo di scriverti,come tifoso prima che come giornalista. Del resto parlare di Udinese per me non è un lavoro, ma quasi una beatitudine. La tua...

Lorenzo Petiziol

Caro Totò,

siamo giunti ai titoli di coda della tua avventura in bianconero.

Ho deciso per questo di scriverti,come tifoso prima che come giornalista. Del resto parlare di Udinese per me non è un lavoro, ma quasi una beatitudine.

La tua decisione di lasciare a fine stagione la casa che ti ha accolto per oltre dieci anni fa parte di quelle decisioni della vita che ognuno di noi spesso è costretto a prendere per motivi,vuoi di necessità, vuoi di convenienza, vuoi di opportunità.

Sai bene che la tua stanzialità in Friuli forse un giorno la riporteranno sui libri di storia e non solo calcistica. Sei stato una icona per questa nostra terra, con le tue gesta la hai esaltata e fatta conoscere in tutto il mondo, forse al pari, se non di più di Zico.

Vorrei dirti anche che ricordo tutti i tuoi gol, ma sarei come Pinocchio, perché ne hai fatti talmente tanti che neppure Pico della Mirandola potrebbe sostenere tanta memoria.

E sono state tutte perle. Fatico a ricordarne uno banale, sì uno facile.  Le tue reti erano opere d’arte da appendere nel salotto buono.

Tutti i Friulani hanno impresso negli occhi le tue prodezze, la tua genialità, il modo dolce in cui regalavi gioie a noi e lacrime agli avversari. Il modo di fare gol era  simile alla danza di un ballerino del Bolscioi , delicato, forte  e in armonia col corpo. Hai battuto tutti i record che in questo caso mi sembra persino prosaico ricordare. So solo che tu ci hai fatto essere orgogliosi della nostra Udinese e della nostra terra.

Credo anche che dal calcio tu abbia avuto molto meno di quello che meritassi, ma la tua forza è stata quella di dedicarti anima e corpo alla tua e nostra Udinese.

Ora hai preso la decisione che prima o poi tutti si attendevano. Non tanto quella di appendere le scarpe al chiodo, quanto di andare via verso lidi lontani ad integrare la tua pensione di vecchia. Non ho, caro Totò la vocazione del moralista, e sono per onestà intellettuale abituato a rispettare le idee altrui, ma confesso nel contempo che la tua scelta mi ha amareggiato e sorpreso.

Non sognavo certo la tua immortalità con la maglia bianconera, ma neppure che la tua decisione arrivasse in questo momento. Negli ultimi tempi abbiamo notato tutti qualche scricchiolio, quando giocavi in modo comprensibilmente inquieto e con la tristezza di non poter fare di più per la squadra.

Una squadra che non assecondava le tue qualità e ti rendeva uno qualunque. Era un fattore fisiologico, ma anche l’iperbole della tua carriera che condizionava chi ti giocava accanto.

Tutto questo per dirti caro Totò, che la tua decisione di assaggiare il petrolio l’hai comunicata in un momento in cui la squadra sta cercando di dare significato al suo difficile campionato. Forse per un momento ti sei dimenticato che porti ancora i galloni di Capitano di questa formazione e non sei certo come Schettino.

La tua è stata una scivolata dolorosa, fuori tempo. Nel rispetto della tua decisione, era così difficile attendere la fine del campionato per comunicarla a coloro che ti hanno esaltato, coccolato e voluto bene ?

Ho percepito che i fischi dei tuoi fedeli ti hanno turbato. A questo faccio fatica credere. Vengono fischiati Re, Presidenti, giocatori come Messi e Ronaldo, Ibrahimovic e altri senza che ognuno di loro li traduca come gesti di lesa maestà.

Nel tempo che ci separa dalla tua partenza sento che sarai sempre in prima linea per contribuire alle fortune della nostra e tua Udinese, fallo in serenità e in salute.

Ricorda, caro Totò, che tu hai dato moltissimo all’Udinese, ma non scordare quanto i Friulani hanno dato te. Non dico che siamo pari, ma la tua idea di andartene la potevi tenere racchiusa nel tuo cuore fino a giugno. Da Capitano diventerai Sceicco, un bel salto caro Totò, ma non aspettarti che noi friulani gireremo un film.

Con affetto,gratitudine e amarezza,

Lorenzo Petiziol

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