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Turci: bel gioco e oriundi sono discorsi futili

Sugli oriundi non si deve parlare di ‘problema’ perché non è la prima volta che vengono convocati giocatori con una chiara provenienza straniera grazie al doppio passaporto. Sivori e Altafini sono esempi lampanti, non so perché...

Monica Valendino

Sugli oriundi non si deve parlare di 'problema' perché non è la prima volta che vengono convocati giocatori con una chiara provenienza straniera grazie al doppio passaporto. Sivori e Altafini sono esempi lampanti, non so perché adesso si sia messa in discussione questa regola.

In Inghilterra e in Francia la multietnicità è consolidata, affrontata molto tempo fa. Oggi vengono convocati giocatori con chiare caratteristiche coloniali. Non vedo nessun tipo di problema, almeno in questo momento storico.

Ovvio che c'è un problema italiani, perché la nazionale ha sempre meno bacino d'utenza, perché c'è meno scelta per quanto riguarda i giocatori. Il problema va risolto a monte e non nel breve, ma le regole che esistono da decenni non vedo che male facciano. O si mettono in  discussione con valide convinzioni, oppure la polemica appare sterile. Ricordo che tempo fa Fiore si mise a polemizzare con Camoranesi accusandolo di 'non essere italiano'. Lo diceva anche perché Camoranesi gli aveva preso il posto in nazionale: si entra in un campo delicato, è difficile stabilire l'appartenenza, con tanti giocatori cresciuti e vissuti in Italia, vedi Felipe. Ad oggi con l'abbattimento delle barriere, con la globalizzazione parlare di provenienza è argomento delicato e complesso.

Se vogliamo in qualche modo 'proteggere' la nazionale facendo crescere il nostro movimento è chiaro che ci debba essere una normativa diversa: ovvero si deve obbligare i club ad utilizzare un determinato numero di italiani in campo. Ma anche questo è un discorso complicato: un presidente risponderebbe che lui ha la libertà di scegliere chi vuole, quando le normative europee sono dalla sua. Anche qui si parla di comunitari e non: più ampli il discorso più diventa complicato trovare una soluzione, anche se in Germania una normativa c'è.

Oggi si parla del nulla, ma è la nostra cultura che è basata sul calcio: il primo quotidiano venduto in Italia è la Gazzetta dello Sport. La verità è questa, quanti presidenti hanno preso una squadra per mettersi in mostra e per motivi personali? Han fatto i loro interessi, questa è la verità.

Arriviamo all'Udinese: anche qui sento parlare di bel gioco, ma si diventa ipocriti. Nessuno in Italia dice 'perdiamo, ma giochiamo bene'. E' ipocrita ascoltare chi fa questi discorsi, si vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca. Il bel gioco passa sempre in secondo piano, in alcuni momenti si gioca meglio o peggio, ma conta il risultato che venga in un modo o in un altro. L'ultimo esempio che ha coniugato risultati a gioco è stato Zaccheroni.

"Gigi Turci © Mondoudinese

 

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