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Alti e bassi, a Delneri servirebbe un “jolly”

VERONA, ITALY - FEBRUARY 05: Riccardo Meggiorini (L) of AC ChievoVerona competes with Jakub Jankto of  Udinese Calcio during the Serie A match between AC ChievoVerona and Udinese Calcio at Stadio Marc'Antonio Bentegodi on February 5, 2017 in Verona, Italy.  (Photo by Dino Panato/Getty Images)

Il risultato di Verona sorprende poco: i cali dell'Udinese con squadre tatticamente solide sono fisiologici. Ed è per questo che in partite così poco spettacolari, bisognerebbe osare qualche mossa diversa

Castellini Barbara

Alzi la mano chi si aspettava qualcosa di diverso da un soporifero 0-0 tra Chievo e Udinese. Probabilmente solo chi conosce poco la recente storia bianconera. Da sempre la formazione friulana - indipendentemente da chi sieda in panchina o da chi scenda in campo - soffre terribilmente formazioni come quella clivense, che fanno della forzatura tattica il loro principale cavallo di battaglia, e tende ad adeguarsi al ritmo dell'avversario, abbassando l'intensità. Eppure al termine di una gara paragonabile a un'amichevole di mezza estate, c'è un aspetto da salvare: la porta di Orestis Karnezis è rimasta inviolata e la striscia positiva è salita a quota due, contribuendo a far salire il punteggio di una classifica che da tempo ci lascia tranquilli (a differenza di quanto accadeva 12 mesi fa).

Ma si poteva fare di più? Domanda retorica, ovviamente. Personalmente appartengo a quella schiera di persone che reputa la rosa bianconera degna dell'ottavo posto in questa serie A (anche se attualmente è irraggiungibile visti gli 8 punti che separano l'Udinese da Milan e Fiorentina). Non ci sono "fenomeni", ma ci sono alcune certezze come Cyril Thereau e promesse davvero interessanti come Jakub Jankto. In mezzo, tanti giovani in crescita costante - vedi Rodrigo De Paul - e qualche elemento esperto di grande affidabilità, come Felipe. Un mix bilanciato, non così inferiore rispetto ad altre realtà di metà classifica (vedi la Sampdoria per esempio). Senza assilli nè pressioni si potrebbe, dunque, rischiare qualcosa di più.

Gigi Delneri da settimane sta proponendo la stessa formazione, giustificando questa scelta come necessaria per dare un'identità alla sua squadra. E fin qui siamo tutti d'accordo. Ma quando ci si trova ad affrontare team come Empoli e Chievo, è necessario allargare il mazzo per non rischiare di vedere i propri pupilli naufragare miseramente. Ci vuole il cosiddetto "effetto sorpresa", quei 2-3 cambi per portare un pizzico di entusiasmo in più in campo, senza rinunciare ai propri dogmi tattici. Perchè non confermare per esempio Gabriele Angella, spostandolo al centro della difesa per dare fiducia a un ragazzo che ha proprio in Sorrentino il suo bersaglio preferito? O perchè non concedere una chance a Stipe Perica, facendo rifiatare Duvan Zapata, sempre più nell'occhio del ciclone per il suo digiuno che nel frattempo è salito a sette giornate (l'ultima rete siglata dal colombiano risale alla sfida all'Atleti Azzurri d'Italia contro l'Atalanta dello scorso 11 dicembre)? O magari proporre un volto nuovo, un Under tra quelli a disposizione, per sperimentare soluzioni diverse. Chiaro che nessuno, come Delneri, conosce la situazione dello spogliatoio, ma questa è una classifica che, come poche, consente all'Udinese di essere un po' più sbarazzina e meno "ordinata". E soprattutto che consente di cominciare già a pianificare la nuova stagione, un privilegio che il club bianconero non ha avuto negli ultimi campionati. Intanto attendiamo la gara con la Fiorentina, che solitamente, a differenza dei confronti con il Chievo, regala sempre tanti spunti interessanti.

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