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Figli di uno straniero minore. E non è vero che il tecnico sia stato accontentato…

L’Udinese anche a Milano ha chiuso con una squadra fatta per lo più di stranieri: fuori Domizi e Di Natale, il solo Pasquale ha tenuto alta (si fa per dire) la bandiera friulana degli italiani. Stramaccioni nega che questo sia un problema,...

Monica Valendino

L'Udinese anche a Milano ha chiuso con una squadra fatta per lo più di stranieri: fuori Domizi e Di Natale, il solo Pasquale ha tenuto alta (si fa per dire) la bandiera friulana degli italiani. Stramaccioni nega che questo sia un problema, si va dicendo anzi che è un piacere sapere che i nostri benamati vengano convocati dalle rispettive nazionali. Evangelista a parte (U21 brasiliana,, dove però solo il 15% poi passa a quella maggiore), gli altri sono stelle sì, ma di paesi minori. E da paesi minori non sempre giungono campioni.

L'amara verità che sta emergendo, a parte gli infortuni, è che la qualità della rosa sia quella che rispecchia la classifica, punto più, punto meno. Onesti pedatori, a volte con prestazioni sopra la media, altre meno. Ma come squadra ancora senza un legame logico.

Vizi e virtù di un club che dovrà necessariamente cambiare registro viste le nuove regole, ma intanto Di Natale a 37 anni è ancora il salvatore della patria: anche ieri, sorvolando sul rigore non dato a Badu), tiri in porta dai mediani: 0. Tiri in porta dai difensori: 0. Un dato non esaltante, che fa porre domande più sulla qualità dei nostri che sul modulo.

Non che gli italiani siano la risoluzione del problema, per carità (una squadra imbottita di mediani italiani invece di stranieri non cambierebbe la cosa, idem vale per l'attacco corto), ma analizzando tecnicamente la cosa si torna a un discorso fatto qualche giorno fa, quasi un presagio.

Nell'uno contro uno i nostri sono scarsi: perdono contrari, sbagliano i dribbling, hanno poco coraggio di proporsi sul fondo sulle fasce. Il contrario del Milan, che non ha i campioni di una volta, ma ha queste doti. E chi le ha sta bene, l'Udinese o cresce o sono guai.

Purtroppo qui si sta facendo confusione: non crediamo che Stramaccioni abbia chiesto espressamente giocatori venendo accontentato. La politica della società è chiara: se un allenatore segnala un nome, viene valutato, Guilherme, per dire è stato seguito da mesi, ben prima che arrivasse Strama.

Anzi, se vogliamo Strama avrebbe tenuto volentieri Lopez, o meglio avrebbe dato l'ok alla cessione solo se fosse arrivato qualcuno. Invece qui c'è stato l'errore, puntando su Zapata, giovane interessante, ma già come aggettivo coccia con la speranza di avere una riserva valida e pronta.

PASSA LO STRANIERO. La filosofia è una sorta di metafora maoista al contrario: prenderne 100 per educarne uno. Sono in tutto 145, di cui un centinaio con almeno una presenza, gli stranieri che hanno vestito la maglia bianconera, ma sono una decina quelli che, lasciato il Friuli, hanno trovato vera gloria. Per gli altri, nessun cambiamento radicale e addirittura l’anonimato o l’oblio.

Perché allora puntare su nomi esotici piuttosto che su quelli nostrani? Facile: mettere sotto contratto un giocatore proveniente da un vivaio italiano o acquistarne uno dalla Serie B è probabilmente molto più costoso che scoprirne uno in mercati esteri. Così com’è costoso, del resto, tenere un giocatore a fine carriera: la norma istituita dalla FIGC nel 1975 prevede infatti un "trattamento di fine rapporto".

L’Udinese nonostante quanto si creda, ha avuto però quasi sempre un’incidenza circa del 20 per cento di stranieri sull’intera rosa: ciò significa che in campo sono scesi sempre 6 undicesimi italianiPoi però la cosa negli ultimi anni è cambiata arrivando anche a un 70 per cento di 'faresti' in rosa.

CANNONIERI. Pozzo è stato ripagato con complessivi oltre 400 reti private dagli stranieri nei suoi 25 anni di presidenza, quasi il 40 per cento per cento della squadra. Ma se Goitom verrà ricordato per la sola presenza condita dal gol contro l’Inter al 92’, ben altra storia riguarda i bomber: Balbo e i capocannonieri Amoroso e Bierhoff , i quali alle rete ‘pesanti’ hanno aggiunto i cospicui introiti. Il solo brasiliano è nella top ten dei giocatori più pagati della storia italiana: per lui Tanzi sborsò circa 60 miliardi di vecchie lire. Non c’è male considerando che, dopo Udine, non riuscì più a raggiungere certi risultati.

ORO NERO Ma il vero colpo di genio di Pozzo è stato ‘scoprire’ il mercato africano, ancora oggi apprezzato, ma poco battuto dai club italiani: Gargo, Muntari, Appiah, i due Asamoah sono il vero ‘oro nero’ di Pozzo. Solo questi hanno portato una plusvalenza di circa 50 milioni contro un costo iniziale di circa 5 milioni. Oggi Badu sembra percorrere quella strada.

SOGNO SUDAMERICANO. Eppure, il sogno di Pozzo è sudamericano. Da sempre i nostri club hanno ammirato brasiliani e argentini e l’Udinese ne è l’esempio. Anche qui la statistica è però impietosa: se da una parte Pizarro, Balbo, Sensini e attualmente Isla e Sanchez sono sulla bocca di tutti, chi ricorda Marcos Paolo, Montezine, De Vaca, Gustavo o Jorginho? Anche in questi mercati più ‘consolidati’ la statistica dice che uno su dieci emerge. E oggi Allan e Guilherme valgono davvero quanto si dice. Danilo che va a fasi alterne è un giocatore che in Italia non ci sarebbe nelle serie minori? Senza dimenticare il Mago, pagato caro e rispedito subito al mittente.

PLUSVALENZE Tutti questi stranieri hanno prodotto un movimento di circa 550 milioni di euro. Una buona fetta di bilancio è stata messa in positivo grazie a questi investimenti. Un esempio? Il marocchino Ramzi, comprato a 100 mila euro e con una presenza all’attivo, è stato venduto a 8 milioni al PSV. E Aranguiz? Mai arrivato in Friuli, ma che ha generato un bel gruzzolo al club.

IL PRESENTE E I DUBBI. Oggi i dubbi oltre che sul presente e una squadra che spera di recuperare Silva, ma il miglior Silva, non quello dell'anno scorso, per riprendersi ha qualche problema. Che si speri in Hallberg, Zapata, Evangelista è un bene, ma che diventino fondamentali già quest'anno, appena arrivati in Italia sarebbe un mezzo miracolo di Strama. Il fatto è che la rosa è stata composta con pezzi di puzzle troppo eterogenei, e forse, come ha fatto capire Pozzo, serve intervenire a gennaio.

La società si dice pronta, ma sarebbe bene iniziare a pensare anche il mercato nostrano, perché le nuove regole sono impietose per un club come l'Udinese che si sta attrezzando, ma non può aspettare troppo per iniziare a parlare italiano. Del resto siamo una nazione che ha vinto quattro mondiali, i bambini fino a 14 anni giocano ancora (poi svaniscono risucchiati da un sistema da rifondare), possibile che in giro per il mondo ce ne siano sempre e solo migliori di nostri ragazzi?

©Mondoudinese

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