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Grandi (solo) con le grandi

Prendi un uomo e fallo perdere tutte le partite di questo campionato, la classifica e le statistiche. Toglili giornali online e cartacei e poi fagli vedere l’Udinese contro Juventus, Fiorentina, Lazio, Milan, Inter, Roma e Sampdoria. Chiedi a...

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Prendi un uomo e fallo perdere tutte le partite di questo campionato, la classifica e le statistiche. Toglili giornali online e cartacei e poi fagli vedere l’Udinese contro Juventus, Fiorentina, Lazio, Milan, Inter, Roma e Sampdoria. Chiedi a quell’uomo in che posizione staziona la squadra friulana in classifica e quell’uomo ti risponderà: "Fra le prime sei di sicuro". Perché quella è la posizione che spetta a questa squadra. Come mai allora siamo infognati in una terra di mezzo senza arte ne parte?

E’ da qua che deve partire ogni analisi delle partite, domenica dopo domenica. Una squadra che sa giocarsela con tutti e che guarda caso lascia punti per strada. Tempo fa avevo scritto che essere allenatore al giorno d’oggi è difficile. Di tecnici bravi in giro ce ne sono, eppure nessuno riesce a spezzare le catene della mediocrità di risultati. Manca la progettualità, quella vera. Manca linearità fra società ed allenatori, quella vera. Perché a parole siamo tutti buoni, nei fatti…

L’Udinese non è da meno, e qua si presenta un dilemma shakespeariano: Stramaccioni o non Stramaccioni? Quando la squadra ha trovato nelle proprie ambizioni le motivazioni per fare buone partite, ecco che ha giocato bene. Come domenica sera. La prima mezzora sembrava la continuazione del secondo tempo della Juventus in terra germanica, roba da Champions. Fase difensiva spettacolare, squadra corta venti metri, pressing basso e ripartenze veloci. Come avevo predetto sabato nell’analisi tattica, il duo in panchina ha mutato il proprio DNA mostrando umiltà e voglia di vincere. Poi il secondo tempo è finita un po’ in caciara, ma finalmente abbiamo rispolverato quella difesa a quattro che tanti punti ci aveva dato all’inizio del torneo.

Quando la squadra non trova motivazioni "economiche" alla vittoria, ecco che le prestazioni diventano inguardabili. Lasciamo perdere le recriminazione arbitrali. Con le squadre piccole e medie siamo più o meno in pareggio: Empoli alla prima e Torino due domeniche fa sono state partite dove i fischietti ci hanno "aiutato". I punti persi per errori arbitrali sono contro Milan e Roma: quattro punti. Gli anni scorsi non era diverso, non lo sarà i prossimi. Ma se invece guardiamo alle partite contro le ultime della classifica, contro Cesena, Chievo, Cagliari e Verona allora su tredici punti che bisognava portare in saccoccia ne abbiamo persi (buttati via sarebbe il termine più giusto) dieci. Aggiungete dieci punti all’Udinese e avete la reale classifica che si meriterebbe questa squadra. Colpa di Stramaccioni?

In parte sì, in parte la società non lo ha seguito. Credo poco alla scarsa qualità della panchina: domenica sera avevamo Gejio, Thereau, Fernandes, Badu, Domizzi, Pasquale ed Hertaux fuori dalla squadra titolare. Senza scordare Scuffet. La rosa c’è, gli infortuni fanno parte del destino. In altri anni ne abbiamo avuti molti di più. Ma il peccato originale è sempre quello dell’anno scorso: parlare di mercato. Si sa, le parole le porta via il vento. Ma quello che si nasconde dietro alle parole di qualche dirigente è una mancanza di disciplina interna (moggiana la definirei) che serve per creare unità di intenti a uno spogliatoio che, lo sappiamo tutti, sogna altri lidi ed è più che legittimato a farlo.

E’ in questo periodo che si pongono le basi per il prossimo anno. La domanda sorge spontanea. I Pozzo punteranno ancora su un allenatore bravo che però ha bisogno della società alle spalle per motivare il gruppo o punteranno su allenatori forse meno preparati tatticamente, ma più "psicologi"? Qualche cambiamento è necessario. I treni che perdiamo iniziano ad essere troppi, e la squadra c’è. Si è visto contro la Fiorentina. Lasciamo perdere la sostituzione di Di Natale, le polemiche che ne verranno. Lasciamo perdere Pinzi che fa un errore da terza categoria macchiando una altrimenti ottima prestazione. Abbiamo tirato cinque volte nello specchio della porta difesa da Neto. Abbiamo creato occasioni su occasioni. Abbiamo finalmente attuato la tattica che è più congeniale alla squadra attuale: un contropiede filtrante in spazi ampi.

Lo stadio nuovo può poco, se non ti disciplini. Gli alibi del mercato di gennaio, degli infortuni, della rosa corta sono scuse poco legittime. Le parole di un supermarket sempre aperto sono errori al pari di quello che ha permesso a Gomez il secondo gol. Vogliamo diventare grandi? Non è poi così difficile. Lo siamo già stati.

 

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