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Il Parma e la prima idea di azionariato popolare nata all’Udinese

Purtroppo, uno dei mali oscuri dell’Italia è che c’è poca memoria storica. Oppure si vuole ricordare solo quello che si desidera o, ancor peggio, si ricordano cosa non proprio veritiere al cento per cento. Il Paese dei Cachi però...

Monica Valendino

Purtroppo, uno dei mali oscuri dell'Italia è che c'è poca memoria storica. Oppure si vuole ricordare solo quello che si desidera o, ancor peggio, si ricordano cosa non proprio veritiere al cento per cento.

Il Paese dei Cachi però qualcosa di buono a volte lo sa proporre, anzi sono migliaia le proposte di legge, avanzate anche da semplici cittadini, che giacciono nei sottoscala dei palazzi romani.

Uno di questi riguarda da vicino (o da lontano, dipende dai punti di vista), quel che sta accadendo a Parma.

E' l'aprile 2014, due anni fa, quando Gherardi era considerato il Santo Salvatore del club dopo gli anni del primo fallimento.

Dal Parlamento un'idea: i tifosi coinvolti nella gestione delle società sportive. se ne situerà, si disse allora, con la crisi (che oggi invece è superata, vero?), che incombeva sulle famiglie: "Il primo obiettivo è quello di garantire una maggiore responsabilizzazione dei tifosi", la cui generica criminalizzazione "ha comportato solo l'allontanamento di molte famiglie dagli stadi", si legge nell'introduzione della proposta di legge bipartisan sottoscritta da 60 deputati. A presentarla un gruppo di parlamentari della Lega Nord che torna a occuparsi di calcio dopo aver promosso, con l'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni, l'introduzione della controversa tessera del tifoso.

La proposta di legge, ovviamente,  avrebbe rivoluzionato gli assetti societari dei club ed era stata presentata dall'associazione 'Salviamo il Calcio'. "Ci sono due aspetti nel disegno", dice "uno riguarda la proprietà, l'altro il controllo che i tifosi possono comunque esercitare nei confronti del club". La proposta di legge prevede, infatti, che ogni società di calcio si doti di un organo consuntivo "il cui parere è obbligatorio ma non vincolante", a cui sottoporre bilanci e programmazione, formato da un minimo di 100 a un massimo di 1000 persone elette tra gli abbonati del club. A cui si aggiungerebbe un'ulteriore quota di membri, scelta dal consiglio di amministrazione. "Per quel che riguarda la gestione societaria", continua Grillo "ci aggreghiamo al modello tedesco che prevede che il 50% +1 sia in mano ai tifosi e che, quindi, un singolo soggetto non può detenere più del 49%. Noi abbiamo portato questo limite al 30%". Senza però stabilire, come in Germania, che la maggioranza dei club debba appartenere ad associazioni di supporter. "È una parte che abbiamo volutamente lasciato in bianco, aperta al dibattito parlamentare, anche se noi pensiamo all'azionariato popolare. Se il disegno passasse gli attuali detentori dei pacchetti di maggioranza sarebbero costretti a vendere le loro quote o, magari, a svenderle, ed è questa la prima obiezione che ci verrà fatta. Sappiamo". spiega ancora Grillo "che la nostra è una grossa provocazione, ma abbiamo deciso di lanciarla proprio per riuscire ad aprire una discussione. Il calcio italiano è in crisi, è ora che anche il Parlamento inizi a fare qualcosa".

Insomma idee ci sono sempre state in questo Paese, purtroppo come abbiamo visto cadute nel vuoto.

Oggi fa tenerezza, commuove, il fatto che i tifosi ducali farebbero di tutto per salvare il loro club: purtroppo il debito contratto da Gherardi e soci è talmente alto che il futuro è nebbioso proprio come una giornata novembrina nella città emiliana. Fa specie, però che un abbozzo di azionariato popolare, chiamiamolo così, nasce  con una proposta concreta. E' l'atteggiamento dei tifosi del Parma. I club organizzati hanno messo a disposizione il loro pullman per portare la squadra a Genova dove domenica pomeriggio è in programma la partita con i rossoblù. Un modo per evitare che la squadra ducale sia costretta a saltare per motivi economici un'altra sfida di campionato dopo quella con l'Udinese al Tardini.

UN'idea, comunque, non nuova e che il destino beffardo unisce ancora Parma all'Udinese. Anni fa, tanti, nel 1983 quando arrivò Zico a Udine, l'ex presidente Mazza lanciò l'azionariato popolare, ma era una mossa finanziaria, che non coinvolgeva di fatto nessun tifoso. Più convincente quello che aveva fatto prima Teofilo Sanson.  La prima divisione del patriomonio societario avvenne p precisamente nel 1976. Il capitale sociale era di 500 milioni di vecchie lire, un’azione costava 10 mila lire, non male per l’epoca. Le azioni furono costituite con atto notarile del dott Angelo Occhialini l’8 giugno 1976. La durata della società ha come scadenza il 31.12.1999 per cui chi oggi ne è in possesso, ha un bel ricordo, ma nulla di più. Ma l'idea era rivoluzionaria, come tante altre cadute nel vuoto.

"©Mondoudinese

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