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Il Piave mormorò….

Quanto tempo è passato dal 1915. Un secolo. Se in quell’anno la pazzia di due soli uomini ci portò a uccidere ed essere uccisi in base alla definizione di straniero, specialmente su suolo friulano, oggi l’Udinese è emblema dell’approdo di...

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Quanto tempo è passato dal 1915. Un secolo. Se in quell’anno la pazzia di due soli uomini ci portò a uccidere ed essere uccisi in base alla definizione di straniero, specialmente su suolo friulano, oggi l’Udinese è emblema dell’approdo di ciò che è considerato straniero, ma non più nemico.

La società ha fatto della valorizzazione degli stranieri un business internazionale con succursali a Londra e Granada. Ma come sta andando? Pare che la società friulana sia in fase di flessione. Una flessione a livello tecnico che però non si sente ancora a livello economico.

Gli anni migliori per la valorizzazione dei giocatori sono stati quelli in cui il mercato viveva una bolla speculativa (chiamiamola così….) dovuta dalle cifre faraoniche che Tanzi e Cragnotti, ma anche i Sensi ed altri pagavano a scapito di Equitalia, banche e società di proprietà. Quegli anni sono passati. Ma l’età dell’oro era tornata quando gli osservatori dell’Udinese avevano pescato Isla, Sanchez, Inler, Handanovic ed Asamoah in giro per il mondo. Ci pensò prima Marino e poi Guidolin a valorizzare quel immenso patrimonio che aveva fatto del centrocampo friulano uno dei più forti d’Europa. Peccato non averlo potuto schierare a livello internazionale. L’anno migliore a risultati successe l’anno della crisi Marino/De Biasi/Marino, con salvezza ottenuta con non pochi patimenti. Alla truppa bisognerebbe aggiungere anche Zapata e Lukovic, che pur non essendo dei campioni vennero venduti a peso d’oro.

Poi, negli anni più recenti, la crisi si è fatta sentire, sia a livello economico che tecnico. Un Benatia che vale dieci Zapata è stato venduto a un prezzo simile a quello della cessione di Lukovic. Pereyra che nella Juve fa la differenza (anche se Allegri non se ne accorge) è stato dato per due sacchi di patate e tre cipolle (l’operazione va considerata anche con lo sconto su Isla).

Negli ultimi due o tre anni chi è arrivato che possa mantenere un alto livello di plusvalenze all’Udinese? Di sicuro Widmer, è lui il cavallo di razza su cui puntare. Dotato di carattere combattivo e piede vellutato, è uno dei pochissimi giocatori in circolazione in Italia che sappiano fare cross calibrati. Le statistiche di Udinese Roma la dicono lunga: gran possesso palla per i capitolini, ma a cross in area li abbiamo surclassati a dir poco. Un giocatore come Widmer può fare la differenza. Kernezis verrà venduto a prezzo d’oro, se continua così. Danilo è un difensore di sicuro affidamento che potrebbe rendere addirittura più di quello che sta facendo, ma l’età lo penalizza.

E il resto? Il resto è ancora un grande forse, non una certezza. Allan ha un potenziale enorme, oltre che essere il principale recuperatore di palloni del campionato italiano, sa saltare l’uomo come pochi. E’ merce rara, peccato che un carattere un po’ “timido” lo penalizzi. Raramente tenta l’avventura, ma quando lo fa (dalla metà campo in su) è un portento. Tanto che il bravo Stramaccioni lo ha messo a fare da mezzala, ruolo nel quale può crescere. Poi abbiamo Fernandes che, dopo un annata molto promettente, ha alternato alti e bassi in questo campionato. Nel gioco di Guidolin era un attore centrale, in quello di Stramaccioni deve spesso sacrificarsi. Oltre a buoni piedi e fiuto del gol, il portoghese ha una qualità molto cara agli allenatori italiani: il senso tattico. Anche quando non è in giornata copre la parte di campo assegnata, sa reinventarsi in più ruoli. Da lui ci si aspetta una ulteriore crescita, magari già a partire da questo gennaio. Un gradino o due sotto ci sono Muriel, Gabriel Silva, Nico Lopez ed altri giovani di poche speranze. Sì, buoni giocatori, ma non hanno mantenuto le attese, specialmente il colombiano.

Per il resto tanti nomi che si sono succeduti senza lasciare traccia alcuna, se non imprese negative: Dubay, Naldo, Willians, Maicosuel, Sissoko, Torje e chi più ne ha più ne metta. Soldi buttati, in tuti i sensi.

Questa parziale crisi tecnica dei giocatori pescati in giro per il mondo cosa comporterà? Nell’immediato nulla, ma nel futuro potrebbe verificarsi una netta diminuzione dei ricavi da cessione. La crisi economica livella verso il basso i prezzi di vendita, oltre al fatto che i risultati degli ultimi anni non aiutano la valorizzazione dei singoli. La famiglia Pozzo si è mossa per tempo ed ha acquistato Granada e Watford in due stati con un mercato florido (per la verità, la Spagna risentirà del fairplay finanziario). Le speranze sono sicuramente riposte più nella squadra londinese. Accedere alla Premier League non solo consente ingenti guadagni, ma anche una vetrina potenzialmente molto florida. Se però il Watford dovesse fallire nuovamente la promozione…

Che ne sia, sta di fatto che negli ultimi due o tre anni le promesse pervenute a Udine si sono spesso perse nell’aria. Sorge quindi spontanea una domanda: sono i mediocri risultati che hanno sottostimato i giovani atleti o sono i mediocri acquisti che hanno determinato risultati non soddisfacenti? Lo scopriremo solo vivendo…

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