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Il progetto Udinese, Pozzo e il senso dei fatti

Paròn Pozzo fa benissimo a confermare che l’asticella andrà alzata: «Vorrei più giocatori che facciano da zoccolo duro, gente che resti qui per 7-8 anni. Il nuovo stadio servirà anche a questo. Riporterà entusiasmo. E magari qualcuno...

Monica Valendino

Paròn Pozzo fa benissimo a confermare che l'asticella andrà alzata: «Vorrei più giocatori che facciano da zoccolo duro, gente che resti qui per 7-8 anni. Il nuovo stadio servirà anche a questo. Riporterà entusiasmo. E magari qualcuno si accontenterà di 500 mila euro di ingaggio invece che di 700». Già lo stadio servirà anche a questo, ma non basterà. Serve fare pulizia, se necessario, anche di quelle persone che vorrebbero speculare sul fatto che fino a ieri l'Udinese è stata solo un trampolino di lancio o ancor peggio quell'odioso termine usato in Italia per definirla, 'una cara bottega'. 

Pozzo Sr. è deciso. Lo è più che mai. Perché in questi anni ha parlato spesso di voler trattenere questo o quello, ma mai in maniera così decisa, sapendo che il passo da fare prima era consolidare la squadra in termini economici. Oggi, che tutti guardano al Parma come esempio negativo, si dimenticano che solo la punta di un iceberg.

Tra l'altro una nota dolente arriva dall'incidenza dei ricavi dai diritti tv sul totale dei bilanci. In media sono quasi il 60% ma mentre la Premier League ha appena rivenduto i diritti del triennio 2016-2019 per circa 7 milioni di euro, la serie A nello stesso periodo incasserà tre miliardi, ma la cifra resta sub judice perché l'appeal della nostra serie A è fortemente in calando e il possibile forfait del Parma in questo finale di stagione potrebbe innescare una serie di rivalse legali da parte proprio delle tv oltre che degli sponsor.

Ci sono grandi club come Juventus, Milan e Inter che hanno debiti per 200 milioni. A loro le banche non chiudono i rubinetti, vuoi per quella sorta di connivenza-convenienza che anche a a Parma è durata a lungo, vuoi perché ovviamente hanno potenziali quanto a produzione id ricchezza decisamente superiori a quello del Parma.

Resta il fatto tuttavia che tutto il movimento professionistico è gravato da una montagna di debiti ed è meglio non pensare a cosa succederebbe se per caso le tv facessero un passo indietro.

L'Udinese è l'esempio: un bilancio che fa paura, uno stadio di proprietà in arrivo a Natale, un patrimonio giocatori che sfiora il valore dei 100 milioni (300 se si sommano anche quelli di proprietà sparsi in giro), diritti tv sui 40 milioni, sponsor che investono una posizione geografica strategica che attira interessi da tutta quella che è chiamata la Mittle Europa.

Ma per arrivare a mantenere tutto, Pozzo ha capito che non basta essere virtuosi, serve esibire al pubblico e agli investitori un prodotto capace di fare qualcosa che non sia solo la salvezza. L'ha compreso grazie al lavoro di team che da quando è stato dato il via libera al nuovo stadio, sta lavorando alacremente: la figlia Magda inserita in società, Alberto Rigotto, Franco Collavino e tutti quelli che stanno contribuendo al consolidamento della società, hanno bisogno di immagine.

Una società senza uomini immagini ai nostri giorni non serve molto, anche se ha una ricchezza pari a pochi in Italia.

Per questo Stramaccion i è rimasto deluso dai suoi per l'atteggiamento che stanno avendo dopo aver sentito voci di mercato.

Carlo Piazzolla, ex Dg bianconero che ha contribuito a costruire 'il miracolo Udinese' dopo la promozione dalla B  e uomo di calcio che sa molto della materia, aveva lanciato il monito: Stramaccioni necessita di sostegno, non può costruire qualcosa se da una parte Pozzo alza l'asticella e dall'altra altri parlano già di sedersi a un tavolo per trattare quei giocatori appetiti da molti.

No, Pozzo sr ha capito che serve trattenere quelli che sono i possibili campioni, poi se uno punta i piedi Udine non è stupida, se ne vada come ha fatto Muriel. Onorare la maglia non è solo giocare, è credere in un progetto. Nelle parole di Pozzo si legge questo. Si capisce che vuole gente che onori gli sforzi fatti.

Le possibilità di trattenere i calciatori migliori c'erano già prima, ma mancava un pezzo, lo stadio appunto. Che da solo non è tutto, ma sommato a quanto detto farà sì che l'Udinese sia la sola squadra dietro la Juve a produrre fatturati positivi e progettuali.

Come detto però, come per qualunque azienda, il marchio e il bilancio non bastano: serve offre qualcosa di importante. Ecco perché oggi fa arrabbiare che qualche giocatore si sia fatto distrarre da quelli he qualcuno chiama avvoltoi. Pozzo ha fatto bene a scegliere il ritiro, ribadiamo non per compattare un gruppo che è già unito, ma per compattare l'idea che si sta portando avanti.Qualcuno a Udine diffiderà sulla veridicità del progetto, ma quello che si sta delineando è chiaro.

Abbiamo, onestamente, solo un dubbio: il Watford in premier cambierà programmi? Vedremo e giudicheremo se avverrà. Parlarne adesso, dare giudizi ora sarebbe solo azzardare ipotesi. La paura c'è, ma c'è anche la fiducia nella chiarezza d'intenti che Pozzo mostra.

Però alle parole servono i fatti: a gennaio non si fa mercato perché non porta mai i risultati che si vogliono. Però a giugno i vari Quagliarella, Niang o chi per loro serviranno per dare alle parole il senso dei fatti.

Ma, soprattutto, basta parlare in chiave  uscita: abbiamo ascoltato frasi di più dirigenti che si sono detti a giugno a sedersi a tavoli per trattare di questo o quello fissando già cifre. Come fa Strama, senza un appoggio solido che non può venire solo da Pozzo, a continuare a inculcare una certa mentalità, se qualcuno pensa a sé stesso?

©Mondoudinese

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