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L’isola che non c’è

L'Udinese pecca di troppe cose, non è di certo solo una questione legata ai tecnici. Il fatto è che l'isola felice non c'è più, soppiantata da un'altra isola ben più reale

Monica Valendino

Il day after che ha visto l'ennesima sconfitta dell'Udinese di questi ultimi anni sembra essere rivolto tutto sul tecnico. Iachini già sulla graticola per le scelte? Pare di sì a leggere i commenti sulla maggior parte dei quotidiani. Ma come? Solo una settimana fa lo si elogiava per come stava trovando il bandolo della matassa e ora è di nuovo tutto come prima? Forse Oronzo Canaà aveva ragione: perdi e sei un coglione, vince e sei un eroe.

Peccato che oramai sembra conclamato che quattro allenatori in tre anni non cambiano i risultati. Com'è possibile? Forse senza scomodare cambi e ricambi, la soluzione dell'enigma è più facile di quanto si creda.

Una squadra costruita per il 3-5-2 è stata mutata, ma non si è pensato a prendere terzini di ruolo. Ci si nasconde dietro gli infortuni, ma la verità è che anche con Empoli e Milan i vari Samir, Armero, Widmer, Wague che si sono succeduti nel ruolo hanno confermato quello che già si sapeva, ovvero che non sono terzini come almeno ce li immaginiamo.

Allora era giusta la difesa a tre? Per nulla! Per il semplice motivo che in quel caso oltre a laterali adatti a entrambe le fasi mancano anche le mezzali. Insomma, la coperta appare sempre corta.

Ma si dice anche che questi sono solo numeri, cose che piacciono ai giornali. Forse c'è un fondo di verità, perché quando c'è una identità  i numeri vengono meno. Ma l'identità in casa Udinese è sconosciuta.

Sia a livello di gioco mostra poca personalità, è attendista, ferma a un contropiede prevedibile e opaco, sia a livello di spogliatoio sembra mancare un nucleo che sappia dettare tempi, ritmi, motivazioni ai compagni.

Sull'uno a zero a dici minuti dalla fine è impensabile per una squadra di carattere possa perdere come ha fatto l'Udinese. Il problema è che non è la prima volta e non sarà l'ultima.

Manca uno zoccolo duro fatto da italiani che sappia trascinare, parlare, insomma fare da leader. Inutile girarci attorno. Una squadra costruita con pezzi stranieri sarà sempre individualista, si capirà poco e faticherà trovare un leader. E di casi di malumori e sotto gruppi già se ne parla da tempo e anche oggi non mancherebbero anche se di facciata tutto appare bello e colorato come un arcobaleno.

L'Udinese non c'è e serve rassegnarsi a un altro anno dove la salvezza è il primo e forse unico obiettivo. Come già detto e scritto questo è, solo che è ancora presto per delineare con precisione quanti stiano peggio. Di certo Crotone, Palermo e Atalanta nonostante i tanti guai dei bianconeri sembrano essere ancora un gradino sotto rispetto ai bianconeri. Ma si sta poco a crollare e il recente passato insegna.

Ora la Fiorentina, con i soliti dubbi e  forse la solita reazione d'orgoglio che fa fare alla squadra un passettino alla volta. Un passettino non è mai però un passo spedito. L'isola che non c'è si chiama Udine, una ex isola felice oramai soppiantata negli interessi da un'altra isola, ben più solida e grande.

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