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Lombardia casi in calo. Ma rimane l’emergenza. E il calcio non deve (e può) fare calcoli

Redazione

Sia sempre d'esempio come Atalanta-Valencia a Milano sia stata oramai considerata da tutti come il detonatore per portare il contagio in Spagna e nel capoluogo lombardo. Ora si facciano gli scongiuri perché certe partite a porte aperte giocate...

In Lombardia, per adesso una delle regioni più colpite dall'epidemia, qualche piccolo segnale di rallentamento c'è. Ma come spiegano tutti serve andare cauti, ma soprattutto guai ad abbassare la guardia. Vale per Milano, vale per tutta la regione, ma vale per tutta Italia e oltre. Non si può guardare a questo virus solo a compartimenti stagni, con le varie regioni che fanno quello che vogliono. Serve adesso omogeneità d'intenti (vale per tutta Europa, che ora inizia a seguire il modello italiano), ma vale soprattutto in Italia dove già qualche imprenditore inizia a sbraitare per il blocco totale e necessario delle aziende non strettamente necessarie a mantenere viva la filiera base. Troppi lavoratori del resto agivano in mancanza di sicurezza (abbiamo testimoniato giorni fa come nell'edilizia a Udine un cantiere era praticamente privo di ogni minima precauzione, mascherine in primis), ma soprattutto l'apertura consentiva troppo spostamenti da comune a comune.

Ma quanto durerà il blocco totale? Difficile dirlo, sicuramente si andrà almeno fino alla data del 5 aprile dove si potrà trarre qualche statistica maggiore. Ma poi le riaperture non sanno tutte uguale e parliamo solo di industria. Perché il blocco  per i cittadini e per i servizi non essenziali durerà parecchio. almeno per tutto aprile e forse anche per buona parte di maggio. Lo dicono i numeri e il buon senso. Non avrebbe avuto senso bloccare tutto s poi ai primi segnali confortanti si allentasse la presa rischiando di tornare punto e a capo. Serve tempo, serve capire come reagirà il virus alle precauzioni e solo riaprendo lentamente tutto si capirà se sarà tenuto a bada o se avrà una reminiscenza.

E quando i casi nazionali arriveranno a una decina o poco più al giorno (per ora sono ancora migliaia), si potrà davvero iniziare a pensare alla ripresa. Ovviamente anche questa andrà fatta con le massime precauzioni, ovvero tutte quelle attività che prevedono assembramenti non potranno aprire del tutto: ristorazione, turismo, sport, saranno i comparti più danneggiati, ma anche trasporti pubblici e esercizi che consentono l'ingresso a molte persone dovranno adeguarsi. Sarà un anno disastroso economicamente, nessun settore sarà immune e i danni ci conteranno solo alla fine. Ma sentire certi signorotti che piangono già adesso fa rabbia, perché mentre la gente muore qualcuno guarda alla sua piccola azienda.

Il calcio in questo scenario inizia ad essere consapevole che la ripresa di maggio appare quasi impossibile da prevedere. Magari ci fosse, sig nidificherebbe che tutto sta regredendo prima del previsto. Ma indicativamente si può prevedere che lo sport (tassativamente a porte chiuse) potrà riprendere solo a giugno, ma va fatta anche la considerazione a livello europeo, visto che se la Serie A potrebbe anche farcela questo potrebbe non accadere per altri campionati di nazioni dove l'epidemia è appena cominciata. Insomma tutto va considerato assieme, a livello di Uefa e non  a livello locale.

Per questo lo scenario più credibile è che il via libera venga dato per tutti solo tra fine giugno e luglio, con tutte le problematiche del caso e con gli stadi che saranno comunque vuoti. E lo saranno probabilmente ente anche in autunno, perché per molti scienziati questo virus potrebbe tornare ancora più aggressivo con il cambio di stagione e non essendoci precedenti servirà prendere in anticipo nuove precauzioni per impedire gli errori ed orrori fatti a febbraio. Sia sempre d'esempio come Atalanta-Valencia a Milano a porte aperte sia stata oramai considerata da tutti come il detonatore per portare il contagio in Spagna e nel capoluogo lombardo. Ora si facciano gli scongiuri perché certe partite a porte aperte giocate fino alla fine non abbiano creato gli stessi danni. Per questo se qualcuno vorrà prendersi la responsabilità di ignorare il problem a per interessi commerciali propri poi se ne dovrà assumere la responsabilità morale e non solo se accadrà qualcosa.

Per cui bene che i numeri scendano, ma pensare al dopo come se nulla fosse stato è da folli. Per tutti i settori.