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Ma non dovevamo vederci più…

Ancora tu, ma non dovevamo vederci più… Nelle canzoni stanno custodite perle di saggezza. Tanto più se a scriverle sono cantautori o parolieri che sanno cosa dicono. Nel calcio si va un po’ più terra terra. Il Trap, in arte Giovanni...

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Ancora tu, ma non dovevamo vederci più… Nelle canzoni stanno custodite perle di saggezza.

Tanto più se a scriverle sono cantautori o parolieri che sanno cosa dicono. Nel calcio si va un po’ più terra terra. Il Trap, in arte Giovanni Trapattoni da Cusano Milanino, amava dire “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”.

Nella Bibbia invece sta scritto “La verità vi renderà liberi”, ma non necessariamente felici. Qua ci sarebbe da fare una filippica filosofica sul concetto di libertà dell’occidente e sulla regressione infantile del comune pensare, ma preferisco sorvolare. Molto più profano è il mio intendere.

Tre nomi: Candreva, D’Agostino e Muriel. Eccoli, gli ultimi casi in cui la verità spiattellata (male) sulla possibile permanenza a Udine si è ritorta contro loro stessi. Candreva pare non digerì mai di essere stato mandato alle finali del campionato Primavera (allenato da Vanoli, non da pinco palla) invece di stare in prima squadra. Lì, lui Laurito e Sodinha fecero fuoco e fiamme, onde poi non vincere. Gli anni seguenti non nascose mai la propria predilezione per qualsiasi piazza che non fosse Udine. Passato per Livorno, per Torino sponda Juve, si perse in qualche squadre emiliano romagnola prima di approdare alla Lazio e lì, dimostrare le sue reali capacità. A Udine non sta molto simpatico. Pochi ne sentono la mancanza.

D’Agostino riuscì nell’impossibile. Da bambino sognava di finire in qualsiasi squadra del pianeta. La sua cameretta (che come minimo doveva fare 300 mq con muri alti 4 mt) era piena di bandiere di ogni squadra. Un’araldica da far impallidire il Sheldon Cooper di Big Bang Theory. Nel corso di un’estate passò dalla Juve al Real Madrid ai Globe Trotter. Dispiace (dispiace davvero, senza sarcasmo), ma sprecò un talento come in Italia hanno pochissimi. Ora si barcamena fra il CND e la Lega Pro, dopo divani sfasciati e un’avventura fallimentare al Siena.

E visto che non c’è due senza tre, beh… i dirigenti dell’Udinese dovevano aspettarselo. Gli indizi c’erano tutti: giocatore talentuoso che ha dimostrato la metà della metà di quello che poteva, una certa propensione alla dichiarazione infelice, voglia di evasione a go-go. Il tutto condito da muscoli delicati.

Muriel ha fatto il dai e vai più comico della sua vita fra Udine e Genova. Ha comprato il biglietti di andata prima ancora di firmare il contratto, ha salutato tutti (i genovesi) e il suo silenzio sul Friuli ha fatto capire più di mille parole cosa pensava dell’Udinese. Poi, a Genova, qualcuno si è accorto che il pacco dono di Pozzo poteva rivelarsi un pacco e basta. Così pare proprio che possa o debba tornare indietro.

Chissà quanti fischi si prenderà anche solo se lo portano in panchina? Forse la società farebbe meglio a dirottarlo subito verso la più mite (come clima) Granada. Là potrebbe giocare con continuità, segnare ed apprezzarsi ulteriormente. I friulani, come tutti i tifosi del mondo, non scordano facilmente.

Vari giocatori, in privato, hanno detto di non apprezzare Udine come città e l’Udinese come politica degli ingaggi. Perché non dirlo apertamente? Perché dirlo o farlo capire solo quando si va via? Un grande giocatore, forse uno dei più grandi che abbiamo avuto, Fabio Quagliarella, non nascose le difficoltà di ambientarsi a Udine. Conoscete forse qualcuno che lo odi? Se ne è andato, e tutti ancora andrebbero a prenderlo a Torino a proprie spese per riportarlo in Friuli.

Un’ultima considerazione: Guidolin è stato trattato come il figlio della serva, nell’ultimo anno. Come se un allenatore preparato come lui diventasse improvvisamente scarso da un anno all’altro. Quanto costava ascoltarlo? Ve lo dico io quanto costava: la differenza fra i 15/20 milioni che avrebbe pagato la Roma per Muriel e quelli che incasseremo dalla sua cessione, ovviamente aggiunto lo stipendio lordo non basso del colombiano.

Il tecnico di Castelfranco, lo immagino, avrà il suo sorriso forzato sul volto, lui lo aveva capito prima di tanti altri. Forse quando Muriel arrivò prima di uno spareggio Champions con molti chili di troppo sul girovita.

Meditate gente, meditate…

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