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Orgoglio e prevenzione

Vi ringrazio. Raramente, nei quasi cinque anni di scrittura bianca e nera, avevo ricevuto così tante attestazioni, immeritatissime, di stima come per l’articolo che ieri ho urlato fuori, e stanotte la Direttrice ha pubblicato. Nemmeno per...

Franco Canciani

Vi ringrazio.

Raramente, nei quasi cinque anni di scrittura bianca e nera, avevo ricevuto così tante attestazioni, immeritatissime, di stima come per l'articolo che ieri ho urlato fuori, e stanotte la Direttrice ha pubblicato.

Nemmeno per le qualificazioni Champions.

Volevo però spiegare, spiegarVi, ragioni e sentimento.

Non ce l'ho con la società: una dirigenza manageriale gestisce alla stessa maniera calcio e bullonerie.

Non ce l'ho con la tifoseria: le lacrime mescolate dal guerriero 66 e dai tifosi del suo club, all'uscita del nuovissimo gioiello costruito dai Pozzo, meritano un inchino e basta. A Udine non si vive di calcio, ma di famiglia lavoro cose personali. In altra piazza avrebbero bruciato la sede sociale per molto meno, a Nordest per fortuna al massimo una bestemmia ed un wafer. E "ma i ragazzi dove andranno? (i figli, NdA)" . Con Voi: poteva dire "qui", ha usato questa locuzione. Chapéau.

Il mio urlo addolorato, le mie mille battute e la citazione delle bandiere ammainate progressivamente erano semplicemente un pubblico e senza vergogna j'accuse à Franco Canciani. Sì, me la prendo con me. Ché sono razionale quanto basta per capire che il "calcio" oggi è plusvalenza, è doversi abbonare ad una specifica rete per assistere alla F1, ai mondiali o alle partite di Champions; è un calciatore che in una stagione cambia tre maglie solo perché non ci sono i termini per far di peggio; sono le rose a venticinque con settanta prestiti.

Ci ho provato, ho voluto spogliarmi di tutto, di un ruolo che indegnamente ricopro per vedere quante persone, attorno a me, fossero legate al Calcio, scritto colla "C" maiuscola. Quello del pantano e delle gare in contemporanea, delle attese radiofoniche. E grazie a Voi mi sono sentito meno solo.

L'ho detto, lo ribadisco: continuerò a commentare le gesta dei bianconeri dalla targa franco-romena, sapidamente insisterò a considerare le maglie condivise, gli sponsor coll'imbianchino, grandi operazioni di marketing ma piccole sciocchezze per chi, come noi, ha in testa e nel cuore maglie senza nemmeno lo sponsor tecnico che forniva le casacche. Continuerò a dissertare impunemente con Voi, amici miei, della posizione di Bruno e della sterilità di Zapata, delle veroniche di Totò e dell'ardore giovanile di Adnan. Perché il "calcio" va avanti. E la famiglia Pozzo è perfettamente integrata in un sistema che vede multimilionarie acquisizioni di prospetti interessanti ma nulla più, di mister che fanno e disfano tre volte le rose in  due mesi, di capolista che non perdono, al massimo non vincono (ma il loro allenatore, forse lui sì non troppo integrato, ammette candidamente quel che vede). E lo farò col piacere della condivisione.

Perché i Vostri messaggi mi han fatto capire che non sono solo, non sono il solo a dovermi dividere fra quel che mi piaceva e quel che devo vedere e di cui debbo parlare. La nostalgìa abbastanza canaglia non mi fa vergognare: anzi mi sento privilegiato, perché ho visto Maradona, Zico e Platini senza pancia, con i capelli e al meglio delle loro prestazioni. Ho applaudito Sòcrates, il democràtico Corinthiano, e Léo Junior, e Schachner ma anche Bierhoff Amoroso Poggi. Oggi parlo di gente, con tutto il rispetto dovuto al loro professionismo, come Rigoni, Lazzari o Marcos Alonso. Pazienza, c'è di peggio.

In più, coloro i quali mi leggono da qualche anno avranno notato che anch'io, come tanti mediocri giocatori o dirigenti, ho cambiato da alcuni mesi "casacca". L'ho fatto perché credo in Adorno e Nietzsche, e perché l'amico che ho raggiunto di qui, un senatore del giornalismo biacca e carbone, "godete friulani!", cui invio da mille chilometri un salentino abbraccio e Ti abbraccerò, fratellone, lunedì prossimo, assieme alla Direttice mi ha fatto sentire importante come non mi merito d'essere. Ho lasciato un fratello, vero, per lasciarlo rinnovarsi con nuove firme e un progetto bello e importante, cui vada il mio augurio più sincero. Le persone restano, queste parole se le porta via il vento. Continueremo a vederci le gare fianco a fianco.

Ho chiesto di poter pubblicare questa aggiunta al pezzo di ieri perché conosco le meccaniche del tempo e del tifo. Non volevo fraitendimenti: e con Jane Austen ho ribadito con orgoglio la mia appartenenza ad un genere neanche poi tanto in estinzione. Senza pregiudizi (prevenzioni) da parte di chi potesse pensare che giocassi pro o contro tifosi o società. Sono solo Franco, poche idee e confuse. Godiamoci l'Italia Nazionale. C'è di peggio: potrebbe piovere.

Franco Canciani @MondoUdinese

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