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Pinzi, l’amico ritrovato

L'Udinese ritrova Giampiero Pinzi. Da avversario: tra rimpianti e nostalgie la sfida col Chievo ha uno spunto in più.

Monica Valendino

La seconda volta non si scorda mai. Così capita che per la seconda volta Giampiero Pinzi, il 'Guerriero' sarà avversario. La prima fu il 30 novembre 2008, sette anni fa quando l'Udinese di Marino regalò la vittoria al Chievo die Mimmo Di Carlo. Fu la prima da avversario per Pinzi nel suo stadio, contro la 'sua' Udinese. L'addio allora derivò da incomprensioni con l'attuale tecnico del Vicenza. Cose di calcio, fu doloroso, ma in quella squadra in mezzo al campo c'era un certo Gokan Inler che stava esplodendo, senza contare l'estro di Gaetano D'Agostino. Certo Pinzi non avrebbe stonato, anzi, ma quella volta l'addio fu meno incisivo.

L'esilio durò due anni, tanto quanto durò Marino a Udine. Poi arrivò Francesco Guidolin che non ebbe problemi a riaccogliere Pinzi e a consegnargli le chiavi del centrocampo e anche dello spogliatoio. Giampiero, assieme a Di Natale e Domizzi è stato il vero uomo squadra: a lui i giovani si sono rivolti, e lui assieme agli altri due moschettieri si è proposto da leader.

Gli anni passano, arriva Stefano Colantuono, ma soprattutto l'Udinese sembra puntare per il ruolo di Pinzi su Merkel, Iturra e Guillerme. Il resto è storia, come si suol dire. Il posto in squadra messo in discussione dalla concorrenza, un rinnovo di contratto che non arriva, la scelta di accettare la proposta dell'amico e presidente del Chievo, Campedelli, che lo riporta all'ombra dell'Arena.

L'addio questa volta è stato doloroso: l'Udinese che parla sempre più straniero aveva in Pinzi non solo un faro nella squadra, ma anche un riferimento per i tifosi, che all'addio si sono sentiti smarriti. Il giorno della cessione, l'ultimo di mercato, un sit in fuori dallo stadio con manifesti e foto per quello che è sempre stato chiamato 'capitano'.

Oggi, a quasi tre mesi da quel giorno, il sentimento popolare è rimasto uguale verso il centrocampista laziale. L'affetto non è cambiato, anzi sono aumentati i rimpianti: vuoi perché col senno di poi il posto in questa Udinese se lo sarde preso visti anche gli infortuni, vuoi perché l'italiano sta pian piano scomparendo dallo spogliatoio, vuoi perché è sempre rimasto 'uno di noi', uno che in curva ci andava senza problemi quando non era in campo.

Molti tifosi si chiedono ancora se il club non poteva fare di più per trattenerlo: la risposta ai posteri, di certo in campo domenica al 'Bentegodi' per lui ci saranno solo applausi. Dai tifosi del Chievo e da parte di quelli Friulani, che non dimenticano e non loro faranno mai. Perché i giocatori passano, ma le bandiere, quelle vere, non si ammainano mai anche se cambiano maglia.

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