L'Udinese scesa in campo ieri all'Olimpico di Torino ha dovuto fronteggiare troppi nemici tutti in una volta.
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Udinese scornata dal Toro… mazziata da Abisso
La formazione di Oddo prigioniera dei propri errori difensivi e affossata da infortuni e decisioni arbitrali avverse
Il Torino di Mazzarri, ancora ben lontano dall'essere quella squadra che avrebbe dovuto essere a inizio campionato, ma in netta ripresa soprattutto per quanto riguarda i risultati, più che per il gioco, l'arbitro Abisso che ha condizionato in maniera inequivocabile le sorti del match, e l'Udinese medesima, che quando riprende a commettere certi errori in chiave difensiva sarà sempre la prima nemica di se stessa e il primo tappo alle proprie ambizioni di alta classifica.
Ma procediamo per ordine.
Lo sliding doors della gara di ieri è rappresentato dal gol annullato ad Antonin Barak (sarebbe stata la settima marcatura stagionale davvero tanta roba!!) al 25' per un ininfluente fuorigioco di Maxi Lopez che non partecipa attivamente all'azione. La decisione dell'arbitro stavolta era stata corretta, ma il Var è intervenuto per invalidare la segnatura ravvisando l'infrazione di cui sopra. Rimane da capire le circostanze per il quale possa essere richiesto l'occhio elettronico, poichè a rigor di norma se a chiederlo non è il direttore di gara, dovrebbe esserne disposto l'utilizzo per gravi irregolarità. In questo caso è stato utilizzato per vagliare una situazione di gioco regolare, a termini di regolamento, e sono stati impiegati ben 4 minuti per sentenziare come attiva la posizione di Maxi Lopez (lui si in fuorigioco) che non partecipa minimamente all'azione che porta al gol, poichè il traversone di Widmer lo sorvola di ben 2 metri e appare palese che la palla era stata scodellata a indirizzo di Lasagna posizionato sul secondo palo.
Il gol si pone a coronamento di buoni primi 20 minuti dell'Udinese che era partita con il piglio giusto, con autorità, sorprendendo un pò il toro, andandolo a prendere alto con un pressing ben comandato da un volitivo Behrami, anima della squadra per tutto il primo tempo. Il gol annullato ha smorzato gli animi e le gambe dei bianconeri, i quali dopo la pausa VAR non sono riusciti a riprendere a macinare gioco. Il Torino dal canto suo è riuscito a prendere le misure al centrocampo di Oddo, mandandolo fuori giri, e sulle palle inattive la squadra di casa ha edificato una vittoria che all'inizio pareva essere tutto meno che scontata.
La chiave tattica di volta della gara sta nell'utilizzo degli attaccanti esterni da parte di Mazzarri, al secolo Jago Falque e Njang che hanno costretto a rimanere bassi i due esterni del centrocampo di Oddo rispettivamente Widmer e Zampano (quest'ultimo quasi in apnea nel primo tempo su Jago), mentre la scelta di marcare a zona sui piazzati da parte di Oddo ha fatto il resto. Nelle ultime gare l'Udinese mai aveva sofferto le palle inattive come nel primo tempo di ieri. Dall'avvento di Oddo in panchina l'Udinese in queste situazioni di gioco aveva sempre optato per la marcatura a uomo, sin dalla prima sfida contro il Napoli, soluzione adottata memori delle tante marcature subite durante l'interregno di Delneri maestro della marcatura a zona. Ieri l'Udinese è tornata sul vecchio sistema e ha smarrito le nuove certezze che si era costruita in questi mesi. Il gol di N'koulou da calcio d'angolo certifica questa sensazione. La retroguardia, ieri comandata da Nuytinch posizionato come regista difensivo, ha palesato diverse lacune che da tempo non si vedevano; imbarazzante in questo contesto come la linea difensiva nel primo tempo si sia fatta sorprendere da un lancio da fermo dalle retrovie granata per Belotti che attaccando la profondità ha bucato la linea di difesa bianconera, costringendo Bizzarri ad intervenire prima sul gallo granata e successivamente su Njang. Ma il vero patatrac si consuma sul contropiede del secondo gol, con Belotti che fugge a Samir a meta campo e Nuytinch che anzichè temporeggiare e accompagnare l'avversario verso l'esterno gli stende il red carpet lanciandosi alla kamikaze con speranze di arrivare sul pallone prossime allo 0. Un suicidio tattico. Sul proseguo dell'azione Samir non mostra la medesima cattiveria mostrata a Genova 2 settimane fa dove aveva speso un fallo tattico (poi convertito in rosso dal VAR) emulando invece Danilo nel duello contro Felipe Anderson nella sfida persa con la Lazio. A Genova con il fallo tattico si era vinto, ieri e a Roma senza la cattiveria di un giallo ben speso si è perso. Le partite si vincono e si perdono anche da questi episodi, da queste circostanze nelle quali si deve mostrare gli occhi della tigre, buttare oltre l'ostacolo non solo l'orgoglio ma anche un pizzico di mestiere per conquistare quel centimetro che spesso separa la vittoria dalla sconfitta (giusto per citare Ogni Maledetta Domenica di Oliver Stone).
L'infortunio di Lasagna poi non ha aiutato certo, con lui si è perso l'uomo che garantiva la profondità, e i subentrati a differenza di domenica non hanno inciso, con Perica che ha palesato i consueti limiti e con De Paul che sta attraversando una fase di appannamento mentale più che fisico.
Al Torino, dopo aver dominato le palle inattive nel primo tempo, è bastato sfruttare un contropiede e alzare le barricate dietro (ingresso di Moretti) oltre che mostrare i denti a centrocampo, come lo spirito granata impone.
La vittoria del Toro rimane legittima. Ancorarsi agli episodi (arbitrali e non) non aiuta a crescere; infortuni e decisioni avverse del Var non dipendono dalla squadra. Dipendono dalla squadra però gli errori gravi riproposti in fase difensiva; su quelli si può lavorare e si deve migliorare, poichè se l'ambizione è quella sbandierata da Oddo nella conferenza stampa della vigilia, ovvero provare a vincerne 9 per agguantare il treno del sogno europeo, questi errori è meglio non riproporli mai più.
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