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Udinese, quasi Istanbul-II…

Inizio dal contorno alla gara. Non sono contrario a chi, nato a San Vendemiano, Beano, Torreano sente pulsare il proprio cuore per squadre metropolitane; tengano chi vogliono, sostengano chi vogliono. I rossoneri di Nordest, dopo un passato...

Franco Canciani

Inizio dal contorno alla gara.

Non sono contrario a chi, nato a San Vendemiano, Beano, Torreano sente pulsare il proprio cuore per squadre metropolitane; tengano chi vogliono, sostengano chi vogliono. I rossoneri di Nordest, dopo un passato glorioso oggi vivono anni di pane e cicoria; talvolta rialzano la testolina, stanno vincendo a Udine due, tre a zero. E inneggiano “chi non salta bianconero è”. Ci sta tutto.

Non ci sta, però, che lo stadio sia per metà rossonero; che, sulla scorta dell’identità territoriale, possano sedere a fianco con i tifosi casalinghi, in mezzo a noi, sfottendoci bellamente e sfidandoci a reagire. So che la Questura ordina chi può e chi non può o deve muoversi, ma mi pare in ogni stadio del mondo il settore ospiti sia delimitato. Pazienza, non è successo nulla ma ad un certo punto ho visto tifosi bianchineri, in tribuna, con vene pulsanti e tasche piene, controllarsi a stento. Non vorrei ci scappasse la rissa prima di capire che quel che abbiamo visto anche stasera è, semplicemente, sba-glia-to.

Lo dico: Voi, rossoneri friulo-veneti, siete semplicemente una manica di frustrati. Al ritorno mi piacerebbe vedere un centinaro di friulani seduti in mezzo alla curva milanista inneggiare “chi non salta rossonero è”. Una cosa semplicemente inaccettabile che non succederà. E i miei tifosi sono stati spettacolarmente corretti, a parte qualche coretto di risposta. Neanche uno screzio. Sono certo che prossimamente il Milan trionferà nel derby contro gli storici rivali nerazzurri. Come? L’han già giocato? Ah, bene.

La gara? LE gare.

Un primo tempo in cui il Milan, ingigantito dalla nullità biancanera, tira tre volte e tre volte segna: punizione magistrale di Balotelli (barriera a venti metri, palla nel seven e plauso mio personale); percussione centrale di Jack Bonaventura, perso da Badu; capocciata dello Zapata colombiano. Partita in ghiaccio? Beh, i bianchineri offrono flebile resistenza ponendosi in campo col solito modulo e Domizzi in vece di Danìlo in difesa, quindi gara finita.

Finita?

Mica poi tanto. Non foss’altro perché a Colantuono, depresso anziché no, appare il volto di Alberto Zaccheroni in una nuvola di vapore che emana dal capoccione utilmente scarsicrinito; Zac, che gli dice “Stefano... tre... quattro.. tre.... ”. E l’anziate prende una decisione storica: manda a wafer il modulo societariamente comandato, toglie Pirìs che nel primo tempo è stato bersagliato da Balotelli per via del décalage d’altezza, mette panteròn  e si mette con tre a centrocampo e quattro dietro. Béh, un passo alla volta...

Al contempo, la formazione di Mihajlovic, stasera abbigliato come il cameriere di una pizzeria napoletana della zona di Paolo Sarpi, una di quelle che oggi si chiamano “Al MaLinaio” data la gestione orientale, probabilmente porta ai giocatori un giro di birre medie ed al rientro i suoi si presentano con sigaretta in bocca, ciabatte da mare e l’aria svagata di chi già pensa ai selfie di fine gara con i friulo-milanisti; i nostri no, ed in men che non si dica gli arrembaggi si moltiplicano, le reti di Badu e Zapata potrebbero essere doppiate in almeno sei occasioni nitide, incluso un missile terra-aria di Bruno Fernandes che Diego maradona Lòpez devìa in angolo.

Finisce 3-2 per il Milan. Bravi gialloverdi.

Permettetemi però alcune considerazioni.

Doveri - La gara finisce come deve finire, ma ancor più se l’arbitro è un apposito. Oggi Doveri si è comportato come ci si attendeva. Vero e proprio tato di Balotelli, su cui sanziona con fischiate pronte e cartellini gialli a ripetizione ogni sospiro. Nel primo tempo Christian Zapàta festeggia la rete per un minuto e mezzo dei due di recupero accordati ma lui, ansioso di thé, se ne frega e chiude la frazione; alla fine non sanziona con il secondo giallo il panda di colore a lui affidato per due interventi sanguinosi, ma trova giusto estrarre in tutta fretta il rosso (doppio giallo) per un fallo di gioco di Bruno Fernandes; al 94’ scarso, viste le tensioni fischia la fine senza tenere conto delle perdite di tempo dei gialloblu milanisti. Si sapeva, lui è fatto così. Gli piace vincere facile. Farà tantissima carriera. Balotelli lo ringrazia tantissimo e probabilmente gli manderà la maglia autografata.

Balotelli – sono un balotelliano della prima ora. Ma questo signore di venticinque anni, con una pettinatura da ragazzino di dodici, dopo un inizio promettente si rituffa (in tutti i sensi) nei vecchi vizi, accentuando ogni tocco (Piris che lo sbatte in terra nel corpo-a-corpo non si può vedere) subìto e, alla fine, provocando gli avversari con rabone e tacchetti da asilo nido. Nel dopo-gara se ne esce con dichiarazioni ancor più provocatorie, che inneggiano alle proprie doti tecniche, alle botte prese, al fatto che gli avversari la palla con lui non la vedono mai. Gli ricordo, dato che a Milano dopo iniziali resistenze gli stanno portando ancora l’acqua con le orecchie, che a Milano/Inter, City, Liverpool ha fallito miseramente; e che al Milan i reds lo hanno letteralmente regalato, pagandogli l’ingaggio purché si togliesse dai piedi. Credo si sia guadagnato la panca anche domenica prossima da Mihajlovic. Il quale stasera non deve imprecare contro i suoi: togliere Calabria per infittire la fase centrale di difesa è stato un crimine calcistico. La squadra gli si è abbassata permettendo agli avversari di farli a pezzi. Dirà alla fine “loro non avevano nulla da perdere”. Il primo responsabile è lui: buon allenatore, non è Mourinho, Luis Enrique, Ancelotti. Se non altro costa poco (ed arrivò solo per l’impossibilità di arrivare a Conte).

La Società – dice Pozzo che la pazienza non è illimitata. Credo significhi che in testa hanno già un piano-B tecnico nel caso in cui il Dall’Ara desse notizie non positive. Ritengo però la pazienza di chi questa squadra la tifa, e di noi che ne parliamo, quella sì veramente illimitata. Dopo Bologna ci saranno idee più chiare. Questo è sicuro. Anche per noi.

Udinese – noi. siamo. trequattrotre. Al momento, mi accontento anche del 4-3-3. Nel senso che questa squadra non ha nel DNA di puntare al risultato ad occhiali. Le tre punte, non a caso, spingono indietro gli avversari e li costringono ad essere guardinghi. Li rendono meno propositivi, rendendo i bianchineri pericolosi. La difesa ha sofferto un po’ nel primo tempo, ma onestamente molto di meno che sabato scorso contro l’Empoli. Karnezis. Danilo, Heurtaux, Wague o Felipe; Badu, Bruno o Iturra o Kone, Widmer o Edenìlson, Alì Adnan; Totò, Théréau, Duvàn. Provarci, sempre: anche a Bologna. E poi vediamo se non si fanno i punti.

Una gara in meno, sempre con i punti conquistati alla prima di campionato. Ma se l’Udinese gioca da Udinese, anche con i propri limiti strutturali (che non sono fisici, date le danze menate nella ripresa di stasera) salvarsi non sarà impresa ardua..

Chiusura anomala del pezzo. Tifosi e stadio – stasera, e Ve lo giuro, ho sentito i diecimila friulani urlare, sostenere, far tremare le nuove strutture come non era mai successo. 0-1, 0-2, 0-3 e giù a urlare la propria fede. Io mi tolgo il cappellaccio di fronte a loro.

Per la sesta volta di fila, in campionato, è andata male all’ombra dell’arco del Friuli. Ma se dopo l’Empoli sentivo onesto e freddo distacco da una squadra senza cuore, oggi (dopo un primo tempo devastante) ho trovato una squadra senza paura, che ha dato tutto per segnare, non mollando mai neanche una palla. E anche il vecchio bucaniere Domizzi, con tutti i suoi limiti dovuti ad un’età non più verde, si è rivelato il primo degli arrembanti. A Bologna. Senza paura alcuna. Perché a quaranta punti si può, si deve arrivare. (getty Images)

Franco Canciani @MondoUdinese

 

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