La crescita della squadra di Oddo prosegue, e passa anche attraverso partite come quella di ieri, ben confezionata tatticamente dai due tecnici, lodevolmente supportata da buona condizione atletica di entrambe le squadre, impreziosita da colpi balistici che valgono il prezzo del biglietto e protocollata alla voce risultati, con un giusto pareggio.
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Un pari che asseconda la crescita
Dopo un primo tempo tattico non privo di esperimenti da parte di Oddo, l'Udinese ritrova nella ripresa il pareggio con il classico 352 e l'innesto di Lopez
I due vecchi amici, e colleghi, Gattuso e Oddo balzati in corsa in sella alle rispettive compagini, hanno in poco tempo, portato le loro barche su una linea di galleggiamento sicura, e ora veleggiano con maggiori certezze verso obbiettivi di classifica simili. Quelli del Milan, a dire il vero, a inizio stagione dovevano essere ben più nobili, a suffragare una campagna acquisti faraonica, quelli dell'Udinese invece sono di sapore più dolce del paventato a inizio anno, dove la salvezza risicata pareva l'unico destino a cui consegnare i bianconeri.
Bravi i due giovani allenatori insomma. Gattuso ha raccolto una squadra sulla porta d'ingresso di un centro di salute di mentale, con una crisi di identità e di gioco evidenti, e le ha ridato assetto (433) gioco, gamba e convinzione.
Il milan di due mesi fa ieri le avrebbe prese dall'Udinese ormai matura di Oddo. Ora invece recrimina per una mancata vittoria.
Matura o quasi l'Udinese. Oddo ha provato a farle fare un ulteriore step, modificando l'assetto solito in un 3421 con Jankto spostato a destra sulla linea dei trequartisti (come si era già visto con la lazio) e De paul più decentrato a sinistra, entrambi alle spalle di Lasagna. Barak primo (e unico?) creatore di gioco con il compito di abbassarsi a ricevere palla davanti la difesa, e Behrami a ordinare il pressing ai compagni. L'esperimento non è proprio decollato. Jankto a destra pare un pesce fuor d'acqua. Il Milan è partito aggressivo e sicuro, ordinato con buona disciplina tattica, attento ai raddoppi e alle distanze. Anche l'Udinese lo è stata, ma questa nuova disposizione davanti ne tarpava la creatività offensiva. In un'empasse tattica, il capolavoro di balistica di Suso poteva essere l'unico modo per scioglierla. Primo tempo insomma tattico e accademico, dove solo una prodezza poteva modificare il risultato.
Nella ripresa Oddo è tornato all'antico, riassestando Jankto a sinistra, spostando l'esordiente Zampano pure da quel lato, bocciando Pezzella (in difficoltà su quel versante) e riproposto a destra Widmer.
La squadra ha guadagnato intensità, precisione e continuità nel fraseggio, e pericolosità. Lasagna aveva creato qualche grattacapo già nel primo tempo per onor del vero, ma nella ripresa è stato più supportato dalla squadra, specialmente con gli innesti di Lopez e Balic. Le carte giocate dalla panchina da Oddo hanno fatto innestare la marcia più alta all'Udinese. Lopez si è rivelato la spalla ideale per Lasagna con le sue sponde di classe, precise e sapienti, a premiare la corsa in profondità di Lasagna, mentre Balic ha saputo stavolta calarsi bene nella parte, dare il suo contributo nella gestione della palla, e sdoganando le incursioni di Barak, il quale ha potuto spingersi più in avanti, laddove con uno strappo dei suoi ha propiziato il gol di Lasagna.
Va detto che un contributo determinante è arrivato dall'inferiorità numerica del Milan, grazie ad un doppio giallo ingenuo di Calabria (fallo su Jankto); Il diavolo in 10 è stato ad un passo dall'inferno negli ultimi 20 minuti di sofferenza, quando la spinta dei padroni di casa si era fatta incessante e convinta, e Donnarumma ha dovuto spiegare ai più perchè gode di una certa quotazione di mercato.
Fosse durata altri dieci minuti magari i rossoneri avrebbero capitolato, ma le gare durano 90 minuti e il pari è il risultato più giusto tra due squadre vere espressioni sul rettangolo verde del lavoro dei loro tecnici, giovani ma già capaci e diremmo pure ambiziosi.
Un pari che in casa friulana ha un sapore di continuità; il lavoro di Oddo prosegue sui giusti binari. Ieri il tecnico abruzzese ha voluto sperimentare un modulo più offensivo pasturando meglio le carte a sua disposizione. Dal mercato di gennaio non è arrivata nessun'altra punta, pertanto ha cercato di sfruttare la vena offensiva delle sue tante mezze ali per portare più peso offensivo. Esperimento non riuscito e da rivedere, ma la capacità di saper rimodulare l'assetto dei suoi sul classico 352, che ha tanto ha dato fin'ora, riconoscendo il suo errore, è sintomo di grande allenatore, aperto e autocritico.
La salvezza è in cascina, l'Europa ad una manciata di punti; il ballo è cominciato, tanto vale continuare la danza.
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