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Udinese, dal 1992/93 750 milioni in plusvalenze

L'era Pozzo e il "Modello Udinese" che funziona ancora

Redazione

Oltre 750 milioni di euro in plusvalenze dal 1992/93 ad oggi, pari al 41% del fatturato complessivo (1,8 miliardi di euro) e una media di 27,9 milioni di euro a stagione: è questo il risultato del “Modello Udinese” - e che funziona ancora - dell’era Pozzo.

In 27 anni le plusvalenze hanno superato i ricavi derivanti dagli altri settori in quattro occasioni, l’ultima nel 2012/13 con plusvalenze per 87,2 milioni (anno in cui l’Udinese ha ceduto tra gli altri Handanovic, Asamoah e Isla) e altri ricavi per 66 milioni. Questa la tabella completa

La cessione che ha garantito la maggiore plusvalenza è tuttavia quella di Marcio Amoroso al Parma nel 1999/2000, con 37 milioni, a seguire la cessione di Meret al Napoli, alla pari con la cessione di Sanchez al Barcellona nel 2011/12, entrambi con 26 milioni di plusvalenza.

Dal 2012/13 al 2017/18 il calo delle plusvalenze, gli investimenti per il nuovo stadio ma anche la modifica del calcolo degli ammortamenti  hanno portato l'Udinese a chiudere i bilanci in rosso per complessivi 61 milioni, tornando all'utile (1,1 milioni di euro) solo nell’ultimo esercizio 2018/19 in cui la plusvalenza maggiore (iscritta per intero), è riferita alla cessione di Meret al Napoli per 26 milioni. Questa la tabella completa delle plusvalenze da cessioni dell'ultimo esercizio:

TABELLA Calcioefinanza.it

Sempre nell'ultimo esercizio chiuso sono cresciute non solo le plusvalenze ma anche, tra gli altri, i ricavi da stadio (da 6,3 a 6,6 milioni di euro), così come i ricavi da diritti tv (da 38 a 40 milioni di euro) e i proventi da sponsorizzazioni e cartellonistica (da 5,1 a 5,8 milioni di euro).

FONTE Calcioefinanza.it

 

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