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Settimana di passione per entrare al ‘Meazza’

Oggi, a freddo, è più facile abbozzare qualche riga per cercare di capire una situazione che non ha molto di sensato. Domenica all’alba o in varie ore della giornata, tantissimi tifosi bianconeri sono partiti per Milano senza biglietto in...

Monica Valendino

Oggi, a freddo, è più facile abbozzare qualche riga per cercare di capire una situazione che non ha molto di sensato.

Domenica all’alba o in varie ore della giornata, tantissimi tifosi bianconeri sono partiti per Milano senza biglietto in mano. Non per protesta, non per improvvisa calamità naturale o black out. Il biglietto per entrare a San Siro, la Scala del calcio, avrebbero voluto possederlo, acquistarlo qui in Friuli ma non hanno potuto farlo. Molte tessere del tifoso, a centinaia, pare la metà dei presenti al Sant’Ambrogio pallonaio, non davano segni di vita, erano più inutili delle zanzariere in un agosto piovoso in Pianura padana. Nemmeno il tentativo di richiedere il codice fiscale è bastato. E’ servito solo ad infastidire ulteriormente.

Chi ha organizzato il pullman – 7 erano i club presenti – ha fatto la spola fra le rivendite e gli Udinese store per registrare i nominativi e i numeri di tessera di tutti i partecipanti, in attesa di una telefonata rassicurante per poter dare il via alle partenze di massa. Molti tifosi, nonni con nipoti, nuovi appassionati scopritori delle trasferte al seguito della squadra, i presenti ogni settimana, lo zoccolo duro, gli irriducibili, hanno dovuto mettere a dura prova il loro tasso di sopportazione e una passione forte ma umana, irritabile, pronta a fare sacrifici ma non l’impossibile.

E’ più facile rapinare una banca che entrare in uno stadio. Vogliono così. Domenica in molti erano esasperati in fila. 

Lì a San Siro Udinese calcio aveva messo le sue forze a dare una mano a consegnare i biglietti prima della partita. Come la domenica prima contro i rossoneri. Rispetto a Milano- sponda Milan – dove i biglietti erano inseriti in buste singole e nominative, qui i tempi si sono allungati perché non erano divisi secondo ordine alfabetico o secondo i club. Ma erano anche il doppio. Pare sia colpa dell’organizzazione dell’Inter, più scarsa di quella del Milan.

Una grata di ferro in un bugigattolo bianco e i tifosi in fila a sentir chiamare il loro nome. Finalmente il biglietto è loro! Infreddoliti e umidicci, con una bella pozzanghera sotto i piedi ma felici perché il motivo del loro viaggio a Milano in una domenica di sole e ressa in centro, evitando le proteste degli animalisti per la Prima alla Scala, si era materializzato. Con tanto di sconto di tre euro rispetto all’acquisto in prevendita.

Però, quanto ci è voluto? Una settimana di passione, di telefonate e corse a cercare di controllare se gli amici dello Store, gentili e armati della pazienza di Giobbe, avessero segnato tutti i nomi, per evitare di lasciare a casa qualcuno che, magari, la trasferta l’aveva già pagata e si era preso un giorno di ferie.

Ma il vero problema è che nessuno, proprio nessuno sia stato in grado di spiegare il perché di questo malfunzionamento di un sistema informatizzato che dovrebbe accelerare i tempi e ridurre le distanze. Invece siamo sempre dietro una griglia, in gabbia, segregati in un mondo senza confini che invece non ci fa andare più in là del nostro naso. Maastricht si studia ormai sui libri di storia, tanto è datata ma oggi, dopo questa avventura, parlare di liberalizzazione delle frontiere appare una presa per i fondelli. E’ più facile rapinare una banca che entrare in uno stadio. Vogliono così. Domenica in molti erano esasperati in fila. Poi l’Udinese ha vinto e forse tutto tacerà. Fino alla prossima occasione in cui scoppierà un altro incidente diplomatico. Ma di quelli presenti in corriera, in quanti vorranno imbarcarsi in una nuova avventura rischiando ancora? Di chi è la colpa? Dai passami la palla…no, è mia….

"Biancamaria Gonano - Auc Udinese

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