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Empoli-Udinese, il “colpo di grazia” alla serie A

Il livello del campionato sta scivolando pericolosamente verso la mediocrità: urge una riforma che garantisca competitività fino all'ultima giornata. Per evitare il ripetersi di certi "spettacoli"

Castellini Barbara

Dispiace che proprio l'Udinese sia caduta nel "trappolone" di questa anemica serie A. Una squadra ricca di talenti, supportata dai giovani, già salva con un girone di anticipo, ora ogni domenica potrebbe presentarsi in campo con tutta l'energia e l'entusiasmo di chi vuole proporre qualcosa di nuovo ed esaltante senza avere l'assillo della classifica. E, invece, per l'ennesima volta, la formazione bianconera è rimasta incastrata nel suo piccolo mondo antico, fatto di una certezza acquisita (la salvezza) e nessun ambizione all'orizzonte (l'Europa non è cosa nostra). Accontentarsi di uno 0-0 con l'Empoli significa aver fatto dieci passi indietro rispetto le coraggiose prestazioni offerte con Inter e Roma. E, ovviamente, il destino - nei panni del georgiano Levan Mchedlidze - ha punito l'Udinese con gli interessi, condannandola alla terza sconfitta consecutiva.

Siamo certi che la squadra bianconera rialzerà la testa domenica, contro il Milan, perchè ha già dimostrato che quando c'è da recitare il ruolo da protagonista lo sa fare molto bene, grazie anche all'organizzazione di gioco e alla convinzione che Gigi Delneri ha saputo restituirle in poco tempo. Ma il problema di fondo rimane un altro. La vera bravura sta nel trovare le motivazioni contro Empoli, Chievo, Sassuolo. Affrontare avversari di caratura uguale o inferiore con la stessa adrenalina con quale affronti la Juventus significa essere maturi. E ancora una volta l'Udinese questo esame fatica a superarlo.

La formazione friulana si sta adeguando al livello rasoterra del campionato, nel quale ci sono tre squadre (Palermo, Crotone e Pescara) staccate di 11-12 punti dalla quartultima dopo poco più di un girone e già da settimane c'è una vincitrice designata (la Juventus, tanto per cambiare). Una brochure davvero poco invitante per un papabile investitore. E' chiaro che in una situazione globalmente negativa, urge una riforma importante con, in primis, la riduzione delle squadre da 20 a 18. Perchè la quantità in assenza (totale o quasi) di qualità diventa un pericoloso boomerang. Per lo stesso principio - unito a esigenze di tipo economico - le rose sono state ridotte a 25 elementi e le compartecipazioni abolite, decisioni che avrebbero dovuto spingere le società a investire maggiormente sul prodotto interno, ma solo in poche hanno mostrato un simile coraggio (il Milan, per esempio). Risolto (ma temiamo non in maniera definitiva) il problema, poi, del calcioscommesse, grazie a strumenti in grado di prevenire o intercettare i movimenti strani, adesso per mantenere un campionato davvero regolare fino all'ultimo turno bisogna elevare gli standard o, nel breve periodo, trovare almeno un elemento di interesse.

Nella stagione 2013-2014, per esempio, ci fu l'esordio di Simone Scuffet tra i pali (sì, è vero, sembra passato un secolo) che mantenne alta l'attenzione del popolo friulano fino al termine della stagione, di certo non la migliore dell'era Guidolin. Ora toccherà a Delneri tenere accesa la "luce" nello spogliatoio. Siamo certi che il tecnico friulano sia senza dubbio la persona più indicata - anche se non sempre le sue scelte sono del tutto condivisibili -, per il carisma e il temperamento che ha espresso in questi mesi, linfa vitale per una squadra priva di un vero leader. Confidiamo, dunque, che il tecnico sgarfi il jolly in un mazzo di carte, dal quale domenica sono usciti solo 2 di picche. E niente cuori.

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